Ogyre: a pesca di rifiuti
La piattaforma Made in Italy permette di supportare i pescatori che in tutto in mondo si impegnano a ripulire i nostri mari
Dall’oceano per l’oceano. Si potrebbe riassumere così la filosofia di Ogyre, prima piattaforma italiana di “fishing for litter”. Letteralmente “la pesca dei rifiuti”, come le 11 tonnellate di plastica che ogni anno finiscono nei nostri mari. Rifiuti che Ogyre si impegna a raccogliere, riportandole a terra per un corretto smaltimento.
Il nome del progetto deriva da “Ocean Gyres”, delle correnti oceaniche circolari purtroppo note per intrappolare la plastica in enormi isole di rifiuti. Ogyre vuole che queste correnti tornino ad essere un circolo virtuoso. Risultato che si impegna a raggiungere grazie a un aiuto particolare, come racconta Antonio Augeri, Founder di Ogyre:
"L’inquinamento del mare a volte raggiunge un livello quasi impensabile, quindi volevo trovare un modo per fare qualcosa. All’inizio era un’esigenza personale, poi abbiamo cercare di capire se era qualcosa che interessava solo chi era vicino al mare o anche più persone. E così abbiamo visto che sempre di più persone e soprattutto aziende volevano avere un impatto positivo sul mare. Quindi abbiamo creato questa piattaforma digitale, dove tutti possono partecipare a raccogliere chili di plastica, avendo totale trasparenza di quello che succede".
La chiave del successo di Ogyre sta nel coinvolgimento di chi del mare ha fatto il proprio lavoro e la propria vita: i pescatori. Un network che rende partecipi i pescherecci, alcune ong e le comunità locali. Chiunque può contribuire a ripulire il mare a distanza, scegliendo di iscriversi al sito di Ogyre per supportare direttamente uno o più pescatori e dare così un contributo concreto alla salvaguardia degli oceani. Un filo di sostenibilità che tocca diverse località, in Italia ma anche in Brasile e in Indonesia.
"Il progetto di Ogyre funziona in due modi differenti, in Italia i pescatori raccolgono i rifiuti durante la normale attività di pesca. Diverso è nei Paesi emergenti, dove è un’alternativa alla pesca. Ci stanno chiedendo sempre di più di uscire a pesca di rifiuti perché è proprio un contributo sostanziale" spiega Augeri.
Un modo di ripensare i modelli di consumo, che negli ultimi anni hanno messo in difficoltà l’equilibrio tra uomo e ambiente. Le risorse del Pianeta vengono infatti sfruttate puntando a una crescita illimitata che la natura non può più sostenere. Ogyre vuole proprio ribaltare questo sistema. Con i suoi 80 pescatori in azione in tutto il mondo, la piattaforma riesce a raccogliere circa 20mila chili di rifiuti ogni mese. E punta sempre più in alto.
"Nel 2022 abbiamo raccolto 160mila chili di rifiuti. Avevamo l’obiettivo di raccoglierne 100mila. E nel 2023 abbiamo l’obiettivo di raccogliere 200mila chili di rifiuti e speriamo di sorpassarlo ancora una volta, per arrivare nel 2024 a raccoglierne un milione".
Senza l’oceano non c’è vita, neppure la nostra. È meglio per tutti iniziare a pulirlo il prima possibile.
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