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Università: pochi posti letto nei pubblici e il privato continua la corsa al rincaro

In assenza di posti letto in studentati pubblici - sono solo 40mila in tutta Italia, a fronte di centinaia di migliaia di possibili richieste - le alternative sono quasi nulle

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A poco è servito piantare le tende di fronte alle università: anche quest’anno gli studenti fuori sede sono destinati a fare fronte a nuovi aumenti del costo delle soluzioni abitative. Dovendo fare i conti soprattutto con l’inflazione e con il costante aumento dei prezzi degli affitti. Perché il naturale approdo per chi studia lontano da casa, ossia un posto letto in uno studentato, è merce rara. Secondo il recente studio “Casa: un'emergenza irrisolta”, condotto dall’Unione degli studenti (Udu), assieme alla Cgil nazionale e al Sunia (Sindacato Nazionale Unitario Inquilini e Assegnatari), appena il 4,9% di loro ha la possibilità di mettere le mano su un alloggio “pubblico” o comunque convenzionato. Infatti, a fronte di circa 824 mila studenti fuori sede censiti (nel 2022) sono attualmente disponibili solamente 40mila posti letto negli studentati. E nelle grandi città si scende un po’ dappertutto al 4%

I posti letto “universitari”? Non sono sufficienti

In alcune regioni, poi, il dato è ancora più drammatico. In Abruzzo, ad esempio, la copertura è praticamente nulla (0,2%). In Campania e Veneto si viaggia tra il 2% e il 3%. Quelle (per modo di dire) efficienti sono poche: in Trentino-Alto Adige c’è posto per il 17,8% degli studenti idonei, in Calabria per il 14,6%, nelle Marche per il 10,6%). In ogni caso, livelli ben al di sotto della media registrata in tanti altri Paesi europei. Anche volendo ragionare in prospettiva, poi, c’è poco da sorridere. Specie dopo il parziale stop al crono-programma con cui il Governo aveva “promesso” 60mila posti in più entro il 2026, grazie soprattutto ai fondi del PNRR. A fine luglio, infatti, per sbloccare la terza rata dei fondi (19 miliardi) l’Esecutivo ha momentaneamente messo in stand-by una prima tranche di 7.500 trasformando l’obiettivo in un progetto più a lungo termine. E sugli ulteriori 8.500 posti annunciati per i prossimi mesi, da realizzare con fondi ministeriali, secondo la ricerca “Diritto al profitto. Come sperperare i fondi del PNRR”, dell’Unione degli Universitari, pare ne siano stati ultimati circa la metà.

Caro affitti, in tante città universitarie prezzi in aumento

E allora, per la stragrande maggioranza dei fuori sede, non c’è alternativa che rivolgersi al mercato degli affitti di appartamenti e posti letto privati. Peccato che, pure qui, le notizie che arrivano dai tradizionali osservatori non sono buone. Secondo quanto diffuso recentemente da Immobiliare.it, anche quest’anno i listini delle case, tranne rare eccezioni, sono stati rivisti al rialzo. In questo, le città più popolose (e che attirano i volumi più alti di studenti), tutto sommato contengono il salasso. Forse perché i prezzi erano già molto alti: Milano registra un aumento dell’1% rispetto all’anno scorso, Roma rimane stabile. Andamento altalenante, invece, per altre storiche città universitarie: a Bologna l’aumento medio per un posto letto è dell’8%, a Venezia addirittura del 10%, a Padova invece si assiste a una netta contrazione dei prezzi (-12%). In assoluto, però, gli aumenti più sensibili provengono da Bari, dove rispetto al 2022 si assiste a +29% dei canoni. Prezzi in forte aumento, anche a Brescia e Palermo (+18%). Mentre a Parma e Pescara colpiscono duro soprattutto sulle stanze singole (+16% in un anno).

Ovviamente, parlando di case private, la parte del leone la fanno le stanze - singole o in condivisione - mentre un appartamento intero è un privilegio per pochi. Per questo i report si concentrano sulle prime due tipologie. Partendo dalle singole, Milano si conferma di gran lunga la città più cara di tutte: in media, per una stanza tutta per sé bisogna sborsare in media 626 euro. Al secondo posto si piazza Bologna, che per la prima volta Roma: per dormire da soli nel capoluogo emiliano ci vogliono in media 482 euro, mentre nella Capitale ci si ferma a 463 euro. In quarta posizione c’è invece Firenze (435 euro in media per una singola), a seguire Modena e Bergamo (con una richiesta media, rispettivamente, di 412 e 411 euro). Seppur di poco, superano la soglia dei 400 euro anche Padova e Verona (rispettivamente 404 euro e 401 euro). A chiudere la top10, Venezia (396 euro) e Brescia (385 euro).

Differente il quadro se si vanno a esaminare i prezzi dei posti letto in stanza doppia. Milano conserva la prima posizione, con 348 euro di richiesta media. Ma al secondo posto risale Roma, con 272 euro. Terza posizione per Napoli - a 258 euro - che in proporzione fa molto meglio sulle “singole” (lì è fuori dai primi dieci posti, con un prezzo medio ben al di sotto dei 400 euro). Dopodiché troviamo Firenze (255 euro) e Bologna (249 euro). Sesta Padova, a 231 euro. A seguire Modena, dove un posto letto costa 226 euro di media. Tra i 220 e i 210 euro, infine, le città di Torino, Verona e Pavia, che superano di poco la città di Venezia, subito fuori dalla top10.

Difficile trovare un’abitazione: i costi sono troppo alti

Di fronte a una situazione del genere, non è quindi difficile immaginare che in tanti, per far quadrare il bilancio familiare, anche stavolta dovranno mettersi alla ricerca di un’altra sistemazione. Già a settembre 2022, all’inizio dell’ultimo anno accademico, un sondaggio del portale Skuola.net aveva segnalato come circa 1 studente fuori sede su 6, in vista della ripresa delle attività accademiche, si era premurato di trovare un’altra soluzione abitativa rispetto a quella in cui si trovavano. Questo era avvenuto, non a caso, proprio per ragioni legate alla capacità di spesa: tra loro, circa 2 su 3 lo avevano fatto perché non riuscivano più a sostenere l’aumento del canone d’affitto comunicato dal padrone di casa alla fine dell’estate; la parte restante, per via della riduzione forzata del budget - personale o familiare - da poter riservare a un posto letto.

Ancora più complessa si è era mostrata la situazione delle matricole, che per la prima volta cercavano casa. A poche settimane dal via delle lezioni, ben 1 su 2 non aveva ancora un tetto sulla testa nella città in cui avrebbe dovuto studiare. E per la stragrande maggioranza, circa 7 su 10, il problema era legato proprio alle offerte trovate in giro: per il 36% i prezzi degli affitti erano troppo alti, per il 33% a un costo contenuto corrispondevano spesso appartamenti in pessime condizioni. E all’epoca il peso dell’inflazione aveva iniziato a farsi sentire da non molto. Ecco perché, tra un paio di mesi, potremmo dover descrivere una situazione ulteriormente peggiorata.

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