Coronavirus, Speranza firma il decreto sul monitoraggio: tre indicatori di allerta per la Fase 2
Nel testo siglato dal ministro della Salute si sottolinea l'importanza del grado di reattività e la "tenuta del sistema sanitario". La classificazione aggiornata del rischio per ciascuna Regione deve avvenire almeno settimanalmente
Sono tre gli indicatori con valori di soglia e di allerta che dovranno essere monitorati nella Fase 2 della gestione dell'emergenza coronavirus. Lo stabilisce il decreto sui criteri delle attività di monitoraggio sanitario firmato dal ministro della Salute, Roberto Speranza. Si tratta della capacità di monitoraggio, della capacità di accertamento diagnostico e gestione dei contatti e della stabilità di trasmissione.
Fondamentali per il monitoraggio dell'epidemia sono anche il grado di reattività e "tenuta del sistema sanitario per assicurare l'identificazione e gestione dei contatti, il monitoraggio dei quarantenati, un'adeguata e tempestiva esecuzione dei tamponi per l'accertamento diagnostico dei casi".
Calcolo del rischio settimanale Una classificazione aggiornata del rischio per ciascuna Regione deve avvenire almeno settimanalmente. Il ministero della Salute, tramite apposita cabina di regia, che coinvolgerà le Regioni e l'Istituto superiore di sanità, raccoglie le informazioni necessarie per la classificazione del rischio e realizza una classificazione settimanale del livello di rischio di una trasmissione non controllata e non gestibile del virus nelle Regioni.
Allo stato attuale dell'epidemia, si legge nel decreto, "il consolidamento di una nuova fase, caratterizzata da iniziative di allentamento del lockdown e dalla loro progressiva estensione, può aver luogo solo ove sia assicurato uno stretto monitoraggio dell'andamento della trasmissione del virus sul territorio nazionale".
Tra i presupposti indicati figura anche "il raccordo tra assistenza primaria e quella in regime di ricovero, nonché la costante e tempestiva alimentazione dei flussi informativi necessari, da realizzarsi attraverso l'inserimento dei dati nei sistemi informativi".
La ricerca e la gestione dei contatti, per essere condotta in modo efficace, "deve prevedere un adeguato numero di risorse umane, quali operatori sanitari e di sanità pubblica, da coinvolgere secondo le esigenze locali. Sulla base delle stime dell'Ecdc, per garantire in modo ottimale questa attività essenziale dovrebbero essere messe a disposizione nelle diverse articolazioni locali non meno di una persona ogni 10mila abitanti".
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