Coronavirus, studio: tutti i malati sviluppano gli anticorpi

Il test sierologico potrà essere utile per diagnosticare i pazienti sospetti, risultati negativi al tampone, e identificare quelli asintomatici

Chi guarisce dal Covid-19 sviluppa sempre gli anticorpi protettivi al virus. La conferma arriva da uno studio della Chongqing Medical University, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, che ha rilevato nel 100% dei pazienti analizzati (285) la presenza degli anticorpi IgG, quelli prodotti durante la prima infezione e che proteggono a lungo termine. Ciò significa che il test sierologico può essere utile per diagnosticare i pazienti sospetti.

Corea del Sud, pazienti guariti positivi dovuti a virus inattivo Un altro contributo alla ricerca sul coronavirus arriva dalla Corea del Sud. Il fatto che pazienti considerati guariti siano risultati di nuovo positivi al test per il Covid-19 potrebbe essere indicare che essi abbiano nel loro organismo ancora frammenti di virus, ma inattivo. Lo hanno affermato i Centri coreani per il controllo e la prevenzioni delle malattie (KCDC), la struttura scientifica sudcoreana che si occupa delle epidemie. Ha causato un certo allarme in Corea del Sud il fatto che diverse persone considerate guarite dal nuovo coronavirus siano risultate di nuovo positive. A oggi, secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa Yonhap, i casi del genere sono 277.

Coronavirus, in fila nel Milanese per test sierologico

1 di 29
2 di 29
3 di 29
4 di 29
5 di 29
6 di 29
7 di 29
8 di 29
9 di 29
10 di 29
11 di 29
12 di 29
13 di 29
14 di 29
15 di 29
16 di 29
17 di 29
18 di 29
19 di 29
20 di 29
21 di 29
22 di 29
23 di 29
24 di 29
25 di 29
26 di 29
27 di 29
28 di 29
29 di 29
Almeno duecento persone si sono messe in fila nel Milanese, per aderire all'iniziativa del Comune di Cisliano, cittadina alle porte del capoluogo lombardo, che ha messo a disposizione la possibilità di fare il test del sangue relativo all'immunità al virus Covid-19. I cittadini di Cisliano, tutti volontari, si sono accodati nella palestra comunale, seguendo un percorso che partiva dall'esterno dell'edificio fino all'accettazione realizzata con due tavoli. Infine la zona prelievi presidiata anche dalla polizia locale.

La Corea del Sud utilizza per i diagnosticare la presenza del nuovo coronavirus un test della reazione a catena della polimerasi (PCR) che va a intercettare le informazioni genetiche contenute nell'RNA - l'acido ribonucleico - del virus. Il test è in grado di rilevare anche piccole quantità di RNA virale nelle cellule, anche dopo che il paziente è guarito. "Il virus on invade il nucleo della cellula combinandosi con il Dna del paziente", ha spiegato Oh Myoung-don, capo del comitato scientifico sudcoreano. "Questo significa - ha proseguito - che il virus non crea un'infezione cronica". Inoltre, non risulta che possa restare dormiente nel nucleo della cellula, sempre secondo Oh.