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Investimenti raddoppiati sulle reti idriche ma si perde ancora il 42%: profondo divario tra Nord e Sud

Italia ancora sotto la media europea sull'impiego di fondi, nonostante l'aumento esponenziale: nel 2022 +94% sul 2012. Gli operatori: "servono ancora 48 miliardi"

La buona notizia è la crescita, anzi il raddoppio degli investimenti nel settore idrico saliti a 64 euro annui per abitante nel 2022, con un aumento del 94% rispetto al 2012 (circa 33 euro per abitante). La cattiva notizia sono le perdite e gli sprechi ancora ingenti, pari a circa il 42%. È la fotografia del sistema idrico in Italia, scattata dal Blue Book 2024 promosso da Utilitalia e realizzato dalla Fondazione Utilitatis, insieme al Libro Bianco 2024 "Valore Acqua per l'Italia" di The European House - Ambrosetti, presentati in occasione della Giornata mondiale dell'acqua.

I numeri dell'acqua  Il valore degli investimenti si avvicina progressivamente, restando tuttavia distante, alla media europea degli ultimi cinque anni, pari a 82 euro per abitante. La filiera idrica estesa genera valore per 367,5 miliardi di euro, pari al 19% dell'intero Pil nazionale, un valore in crescita dell'8,7% rispetto al 2021. Le perdite però, rappresentano un costo altissimo per un comparto che – fanno notare gli operatori del settore - vale il 20% del Pil, con un valore di 367,5 miliardi di euro, in crescita dell’8,7% rispetto al 2021, e che coinvolge oltre 90 mila lavoratori e ha un impatto decisivo su agricoltura, industria, energia. 

Il settore idrico in Italia

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Gli investimenti nel settore idrico  Negli ultimi anni le tariffe del servizio idrico sono aumentate di circa il 5% annuo, anche se quelle italiane rimangono tra le più basse d'Europa. Il valore degli investimenti sostenuti dalla tariffa è cresciuto fino a circa 4 miliardi l'anno, a fronte di un fabbisogno per il settore stimato in almeno 6 miliardi annui. Benché il Pnrr stia dando un impulso significativo con circa un miliardo in più stanziato, attraverso la rimodulazione, per la riduzione delle perdite, serviranno più risorse: circa 0,9 miliardi di euro l'anno fino al 2026 e almeno 2 miliardi di euro l'anno dopo la chiusura del Piano, così da raggiungere i 100 euro per abitante. La filiera idrica estesa genera valore per 367,5 miliardi di euro, pari al 19% dell'intero Pil nazionale, un dato in crescita dell'8,7% rispetto al 2021. Esiste però un sostanziale divario tra nord e Sud con una capacità di investimento tra le gestioni industriali e quelle comunali "in economia", diffuse soprattutto nel Meridione: qui gli investimenti medi si sono attestati su 11 euro per abitante; dei 1.465 Comuni in cui la gestione di almeno uno dei servizi è "in economia", l'80% si trova al Sud per una popolazione interessata pari a circa 7,6 milioni di persone".


L'impatto sull'economia italiana  Secondo gli ultimi dati del Libro Bianco 2024, oltre 341 miliardi di euro (+9,1% sul 2021) sono impattati direttamente dall'acqua nei settori agricolo, industriale ed energetico. "Il ciclo idrico esteso, che include le sette fasi del ciclo idrico integrato, la fornitura di software, tecnologia e le filiere di fornitura, ha generato nel 2022 un valore aggiunto di 9,3 miliardi di euro, con una crescita media annua del 3,8% nel periodo 2010-2022, superiore sia alla media del settore manifatturiero che a quella dell'intero Pil italiano", ha spiegato Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House - Ambrosetti. L'evento di presentazione dei due studi è stato anche occasione di confronto tra i vari attori del settore. "Servono circa 48 miliardi di investimenti, 32 sul ciclo idrico e 15 sull'idroelettrico nei prossimi 10 anni", ha detto l'amministratore delegato di A2A, Renato Mazzoncini, chiedendo un intervento "sulla parte legislativa, che oggi mi sembra ancora estremamente demagogica e non contemporanea".

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