FOTO24 VIDEO24 2

La tradizione contadina per una bevanda estiva

Un alimento in forma liquida, frutto dell’incontro tra acqua e vino toscano per una bevanda a bassissimo contenuto alcolico

Frutto dell’incontro tra acqua e vino toscano

1 di 14
 Enrico e Nicolò Chioccioli Altadonna 
2 di 14
3 di 14
4 di 14
5 di 14
6 di 14
7 di 14
8 di 14
9 di 14
10 di 14
11 di 14
12 di 14
13 di 14
14 di 14

Sia evidente che il vino in un modo o nell’altro ha sempre fatto parte della storia umana, pensare che l’amatissimo figlio della vite sia sempre stato uguale a come lo conosciamo oggi è chiaramente un errore. Dai greci in poi infatti, il prodotto ha avuto diverse sfumature ed accezioni, e la sua strada si è fin dai tempi antichi incrociata con l’acqua.


Se ai tempi dei Romani questa usanza era voluta per abbassare le gradazioni, non sempre la scelta è stata di volontà.

In Toscana ad esempio nei poderi dei mezzadri, si producevano due vini: il “vino del Padrone”, ottenuto dopo aver separato il mosto dalle bucce, e il “vino del Mezzadro”, risultato dell’alluvionamento di quest’ultime con acqua fresca.

Il risultato era una bevanda a bassissimo contenuto alcolico, dotata di una bella acidità che non riusciva però a durare più di un’estate. Un’usanza che si può ancora trovare sulle tavole dei contadini ma che con il tempo e l’aumento del benessere sta gradualmente scomparendo.

Eppure questa bevanda estiva era così popolare da ricevere addirittura delle dediche in versi, come quelle di Federigo Nomi presbitero, poeta e latinista vissuto a Sansepolcro, tra la seconda metà del Seicento e gli inizi del Settecento, che scriveva “acquerello da bere, con una botticella di vino pretto per la state”.

Proprio per il suo basso tenore alcolico e la sua “fragilità” nessuno si era mai cimentato fino ad oggi in un tentativo di rendere il prodotto disponibile in bottiglia, fino a quando dall' incontro tra la mente dell’imprenditore visionario Luca Gargano e la sapienza tecnica della famiglia Chioccioli è sgorgata la volontà di dare nuova linfa a queste radici, creando un alimento in forma liquida, frutto dell’incontro tra acqua e vino toscano.

Nesce così Aqvarello, prodotto lasciato fermentare naturalmente nella bottiglia a contatto con i suoi lieviti, che restano sul fondo. Luminoso, sur lies e naturalmente pétillant, un prodotto genuino frutto dell’uva e del duro lavoro dell’uomo. Questo prodotto, frutto di una cultura rurale da sempre esaltatrice del piacere delle cose semplici e genuine, vuol adattarsi alla modernità senza tradire se stesso: in una veste fresca e dinamica il liquido di color rosso ciliegia si esprime al naso con sentori di frutti rossi e note floreali, mentre al palato rivela un’ottima freschezza e una piacevole sapidità.

Un prodotto completamente naturale, senza filtrazione e chiarifica, anzi, dove la fermentazione in bottiglia a contatto con i suoi lieviti che comporta la presenza naturale del fondo, è un vanto, sintomo della naturalità del prodotto e che contribuisce al gusto inconfondibile dell’aqvarello. Fresco e gioioso, regala un assaggio invitante ed energico: la bottiglia si svuota in un batter d’occhio, anche grazie alla bassa gradazione (7,5%) che lo rende perfetto per gli aperitivi estivi.

Tornare a scoprire le tradizioni dei nostri avi ci dona il piacere di gustare qualcosa di antico e sempre nuovo per le nostre papille. Ancor meglio e preferibile con il caldo, gustare una bevanda fresca e naturale delicatamente dissetante.

Di Indira Fassioni

Espandi