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Mario Bros., quando l'icona di Nintendo non era ancora "Super"

Prima del Regno dei Funghi creato dalla casa di Kyoto, c’erano oscure cantine piene di tartarughe e palle di fuoco

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La maggior parte dei videogiocatori abbina naturalmente il termine "Super" al nome "Mario". Sì, perché da settembre del 1985, quando ha debuttato in sala giochi Super Mario Bros., siamo abituati a vedere il famoso idraulico di Nintendo alle prese con magie e funghetti fatati e altro ancora. Quanti si ricordano però della mascotte di Nintendo quando ancora non era “super”?

Non ci riferiamo al suo debutto in Donkey Kong nel 1981, in cui ancora non aveva neppure un nome - il manuale si riferisce al baffuto eroe come a Jumpman e di lavoro faceva ancora il carpentiere - bensì al successivo gioco di piattaforme arrivato nelle sale arcade nel 1983 e intitolato semplicemente Mario Bros.

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In questo videogame a schermo fisso osserviamo finalmente Mario (e suo fratello Luigi, casomai si giochi in due) nei panni di un idraulico intento a ripulire delle cantine dai fastidiosi animaletti che le infestano, come tartarughe e tafani giganti.

Per eliminare le sgradite creature non potremo però saltare loro in testa - come fa Mario da Super Mario Bros in avanti - bensì ci toccherà, col giusto tempismo, colpire le piattaforme su cui camminano per farle ribaltare e rendere innocue, successivamente basterà calciarle via per toglierle definitivamente di mezzo. Un’operazione che, tra l’altro, spiega come mai nella sua posa plastica del salto Mario sembra sferrare un pugno verso l’alto, un vizio mantenuto nei giochi successivi.

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Mario Bros. è in pratica tutto qui: cantina dopo cantina dobbiamo eliminare tutti i nemici, eventualmente facendo affidamento su un pratico pulsantone che riporta la scritta "POW" e che permette di mandare a terra tutte le creature su schermo con un singolo colpo. Non mancano inoltre un altro paio di elementi che diventeranno poi immancabili nei giochi di Super Mario, ovvero le monete da raccogliere e le pericolose palle di fuoco svolazzanti, senza contare la presenza dei grossi tubi verdi che vedremo riutilizzati in praticamente tutti i giochi dell’idraulico di Nintendo.

Un videogioco semplice ma caratterizzato da un gameplay appagante e impegnativo - come ci si aspetterebbe dal frutto di due menti geniali come Shigeru Miyamoto e Gunpei Yokoi - tra l’altro impreziosito da un’ottima modalità per due giocatori e da un sistema di controllo davvero ben calibrato, con tanto della classica "frenata" che compie Mario quando cambia repentinamente direzione.

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Mario Bros. è un gioco arcade di grande successo e come tale è oggetto di numerose conversioni per sistemi da casa. Sì, perché nei primi anni ‘80 Nintendo non aveva ancora una ferrea politica di esclusiva che mantiene i suoi giochi disponibili unicamente sulle proprie piattaforme - anche perché il NES, la storica console a 8 bit, aveva da pochissimo debuttato sul mercato. E così oltre all’ovvia conversione per la propria piattaforma di gioco - tra l’altro realizzata benissimo - ecco che Mario Bros. viene anche "licenziato" per apparire su altri sistemi da casa. Conversioni del gioco arrivano su Commodore 64, ZX Spectrum e Atari 2600, solo per citarne alcune.

L’arrivo e l’enorme successo di Super Mario Bros. fanno abbandonare la struttura a schermo singolo di Mario Bros in favore dei livelli a scorrimento, laterale o verticale. Da allora Mario Bros. è stato riproposto da Nintendo in diverse occasioni - come quando fu inserito in Super Mario Bros 3. per Nintendo NES - e in un’occasione - ovvero al lancio del Game Boy Advance - fu persino rielaborato e inserito in Super Mario Bros Advance, con tanto di grafica aggiornata e divertente modalità per quattro giocatori.

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