Matteo Barbini: "Assicuriamo protezione a coloro che vogliono osare per ottenere il massimo da se stessi"
Il co-amministratore di Wide Group racconta cos’è e com’è nata una delle principali e più dinamiche società di brokeraggio assicurativo in Italia
Wide Group, il team della società di brokeraggio assicurativo
"L'unico rischio è non rischiare": il motto di Wide Group, una delle principali e più dinamiche società di brokeraggio assicurativo in Italia, riflette la sua anima. Quello che contraddistingue i suoi professionisti è, infatti, l’impegno nell’assicurare il più alto livello di protezione a tutti coloro che vogliono superare i propri limiti e osare per ottenere da se stessi e dalle proprie attività sempre il massimo. Nata nel 2016, oltre a essere uno dei primi 5 broker indipendenti per volume di affari, con 9 sedi e più di 120 persone, Wide Group Spa è anche l'unica realtà tangibile Insurtech Broker Aggregator attiva su tutto il territorio nazionale. “Per i meno tecnici, si tratta di una società che, attraverso l’innovazione tecnologica, è in grado di aggregare consulenti assicurativi esaltandone le capacità tecniche e i servizi”, spiega il 38enne veneto Matteo Barbini, co-amministratore della società, a TgcomLab.
Com'è nato Wide Group?
Il primo ottobre 2016, grazie alla visione di tre persone - mia e dei miei soci Gerardo di Francesco e Gianluca Melani - nasce Wide Group Spa. Prima di partire, abbiamo studiato nel minimo dettaglio tutti i players italiani e internazionali, analizzando ogni aspetto del mercato assicurativo e non (ad esempio settore Fintech e retail) incluso i processi, gli impatti tecnologici interni ed esterni, la gestione del capitale umano, le normative, gli investimenti, i modelli distributivi. Numerose le giornate trascorse a pensare e riflettere su come poterci posizionare in modo innovativo e dirompente nell’attuale mercato assicurativo italiano, sfruttando le lacune del settore come potenziali punti di forza da sviluppare a nostro favore, considerando il periodo storico che stiamo vivendo e la relativa immobilizzazione e lentezza del settore stesso.
Quali studi e quali precedenti esperienze ha fatto?
La mia formazione scolastica è di indirizzo economico - linguistico (bilingue) poi seguita da un’esperienza lavorativa tecnico-assicurativa internazionale (sette anni da broker a Londra gestendo clienti Usa). Detto questo, penso fermamente che le esperienze più significative, cioè quelle che mi hanno segnato e insegnato di più, derivino dalla mia carriera sportiva professionale (Rugby 1999-2007, 1 Coppa del Mondo, 16 Presenze con maglia Azzurra). Non finirò mai di imparare e di ammirare gli atleti professionisti, qualsiasi sia lo sport praticato, singolo o di squadra, maschile o femminile. Gli allenamenti estenuanti (attitudine al sacrificio), le integrazioni con compagni di diverse nazionalità-età-carattere-capacità (gestione Team e Performance strategy), la gestione della pressione (solution/execution), la fiducia nel compagno (Delega), la voglia di dare sempre il meglio e di vincere (ambizione) sono alcune delle caratteristiche che formano gli atleti. Credo che queste doti siano difficilissime da trovare nel mercato del lavoro e non mi stupisce, infatti, che gli inglesi facciano HeadHunting specifici nel settore.
Qual è l'elemento di forza della sua azienda?
I broker di assicurazione (consulenti assicurativi) sono spesso piccole società che non hanno le risorse per investire in innovazione tecnologica, in marketing, in compliance, in prodotto e/o distribuzione. Il rischio è di diventare meno attrattivi e meno performanti per i propri clienti (sempre più digitalizzati) ma anche di avere costi operativi non più sostenibili. Il modello operativo di Wide Group ci pone come la soluzione ai problemi quotidiani del consulente, il quale può dedicare il 100% del tempo allo studio e alla tutela del proprio cliente, potendo utilizzare un software interno e avendo a disposizione tutti i prodotti assicurativi esistenti sul mercato italiano e internazionale in maniera smart, veloce e in cloud.
Come la pandemia sta cambiando e ha cambiato il settore?
La pandemia ha maggiormente evidenziato le carenze del mercato già note e conosciute. Se vuoi poter fornire un servizio consulenziale di eccellenza e tutelare i tuoi clienti in qualsiasi situazione, devi essere "fully digital". Chi non era pronto nel momento di crisi, ora dovrà ri-organizzarsi. Chiaramente, investire durante un periodo di "guerra" economica come quello che stiamo vivendo adesso, è molto difficile. Chi invece era pronto prima, potrà diventare il partner perfetto per chi si trova ora in difficoltà, crescendo il proprio posizionamento nel mercato e solidificandosi investendo in risorse e nei processi di digitalizzazione. Questo periodo ha inoltre portato il cliente finale, persona fisica o corporate, a riflettere su quei rischi che prima non suscitavano preoccupazione, quali ad esempio polizze sanitarie, Tcm (Temporanea caso morte), cyber (smartworking), D&O (Directors & Officers Liability). A questo proposito, riporto un dato curioso: l'interesse all'acquisto di polizze sanitarie nei millennials è cresciuto dal 21% al 52% in meno di 45 giorni.
Quali sfide vi aspettano?
La nostra vera sfida è posizionare e mantenere la figura del consulente assicurativo come supporto "indispensabile" per tutti i clienti, persone fisiche o corporate. La disintermediazione, l'accelerazione dell'Internet of Things sul BtoC, il digital marketing, la mole infinita di informazioni di facile accesso, gli investimenti macroscopici in piattaforme di vendita online, l'on demand insurance sono solo alcuni dei processi ormai attuali e reali che impattano il nostro settore, creando sempre dubbi e paure nel cliente. La figura del consulente deve essere in grado di porsi come collettore di tali processi e di fornire, con strumenti semplici e chiari, le soluzioni tecniche più adeguate alle singole situazioni, attuando monitoraggi continui e implementando il modello con servizi aggiuntivi, tecnologici ed intelligenti.
Qual è la competenza più importante chiesta a un manager oggi?
La parola inglese manager, sostantivo di "to manage" deriva dalla parola latina Manus (Mano) e Agere (Agire). Le competenze richieste a un manager, a mio parere, sono direttamente correlate a tali due parole. Quindi, dare una "mano", vale a dire essere in grado di aiutare tutte le risorse gestite, affinché performino sempre al massimo sia singolarmente in base alle loro caratteristiche, sia a livello di team, per poter soddisfare gli stakeholders aziendali; e "agire", cioè execution e capacità di delega. Rimaniamo tutti esseri umani, con 8 ore al giorno di lavoro e 5/6 giorni a settimana a disposizione, pensare di poter portare a termine progetti - sempre performando - da soli è pura utopia.
Quale consiglio dà a chi vuole intraprendere una carriera nel settore in cui opera?
Nessuno nasce con il desiderio di diventare consulente assicurativo, soprattutto considerando la percezione corrente di tale figura: noioso vecchio rappresentante incravattato, venditore di polizze assicurative lunghissime. Questo concept è completamente da ridisegnare. Il mio consiglio è di cercare una realtà open minded, giovane, dinamica, entusiasta, sorridente. Società che abbia Key Performance Indicator chiari e strumenti all'avanguardia, che permetta di creare un proprio portafoglio assicurativo, partendo dalla singola RCA della famiglia, con l'ambizione di gestire società internazionali quotate in borsa. E' un mondo bellissimo, vario e stimolante, che ti porta a contatto con decine, anzi centinaia di clienti con rischi, richieste e soluzioni tutte diverse fra loro.
Come si tiene aggiornato?
Leggere e studiare rimane probabilmente ancora oggi il metodo più tradizionale ed efficace per rimanere aggiornati, facendo molta attenzione alla "serietà" e "attendibilità" delle fonti. Detto questo, ritengo che il confronto continuo con colleghi e amici appartenenti anche a settori diversi da quello assicurativo, con posizionamento simile, sia il vero valore aggiunto… quindi, passo moltissimo tempo al telefono.
Come trascorre il suo tempo libero?
Con le mie due meravigliose bimbe, che stanno crescendo curiose. Sono pronto ad accompagnarle a scoprire le meraviglie del mondo. Rimane anche la passione sportiva: il golf da giocatore più o meno capace e il rugby da innamorato e appassionato (supporto i giocatori rugbisti professionisti come presidente della loro associazione).
Un grande successo e/o un errore da cui ha imparato qualcosa?
Un grandissimo errore che mi ha segnato, anzi insegnato moltissimo. All'età di vent'anni, durante l'atto di vendita della mia amata automobile a un mio "amico" del tempo, ho accettato come pagamento, visto il rapporto personale, 3 cambiali e un assegno a copertura. Risultato, all’indomani della compravendita: 3 cambiali insolute, assegno scoperto, auto e “amico” scomparsi. Da quel giorno ho imparato, in primis, a non prendere mai decisioni impulsive, a caldo, di fretta; e, ancor più importante, ad analizzare sempre qualsiasi situazione, qualsiasi strategia, qualsiasi problema in maniera totalmente oggettiva, distaccata, rimuovendo dall'equazione qualsiasi possibile conflitto d'interesse.
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