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Investite e uccise in Corso Francia a Roma, il perito: "Gaia e Camilla non erano sulle strisce, è concorso di colpa"

Le ragazze morte a Roma non erano sulle strisce pedonali al momento dell’impatto, ma l’auto di Genovese andava troppo veloce

La colpa è di Pietro Genovese, che quella notte andava troppo veloce con la sua auto; ma la colpa è anche di Gaia e Camilla, che attraversarono lontano dalle strisce pedonali. Tecnicamente, si chiama concorso di colpa. Al momento, l'unica verità sull'incidente costato la vita alle due giovani amiche la notte tra il 20 e il 21 dicembre 2019, è quella messa nero su bianco dal perito del pubblico ministero e depositata in procura. Le due sedicenni vennero travolte e uccise mentre attraversavano a piedi, sotto la pioggia, Corso Francia, zona residenziale di Roma. Furono investite dall'auto guidata dal Pietro Genovese, 20enne figlio del regista Paolo Genovese.

Una maxiperizia svolta a febbraio aveva già accertato che Genovese guidava a una velocità superiore ai limiti consentiti, ma anche che quelle ragazze erano lontane dalle strisce e - considerando la pioggia e l'ora tarda - poco visibili (sempre secondo il consulente). La relazione, in sede di processo, potrebbe comportare un alleggerimento della posizione di Genovese, tuttora agli arresti domiciliari.

Il perito ha visionato l'auto posta sotto sequestro, ha studiato i rilievi effettuati dalla polizia locale e ha verificato quale fosse la velocità e il punto d' urto, la corsia percorsa, la sincronizzazione dei semafori e le condizioni di visibilità al momento dello scontro. Mesi di indagini per capire se Gaia e Camilla erano veramente sbucate all'improvviso, in che punto esattamente avevano attraversato e se l' auto si sarebbe potuta fermare. La polizia municipale aveva escluso tracce di frenata e Pietro Genovese, nel corso dell' interrogatorio davanti al gip il 26 dicembre aveva detto di essersi accorto delle due sedicenni solo dopo l'impatto. 

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