Fondi Lega, slitta la decisione dei giudici ma Salvini è fiducioso | Poi rassicura sul reddito di cittadinanza: "Si farà"

Il leader del Carroccio parla al Sole 24 Ore: "Nessun congresso nè cambio di nome al partito"

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Terminata l'udienza davanti al tribunale del Riesame sul possibile sequestro di fondi della Lega per risarcire lo Stato dalla maxi truffa sui rimborsi elettorali non dovuti tra il 2008 e il 2010, stimata in 49 milioni. I giudici si sono riservati di decidere e il pronunciamento potrebbe arrivare domani.

Salvini: "Nessun cambiamento di nome" - Nelle scorse ore Matteo Salvini si è mostrato ottimista: "Non saranno i giudici a decidere per il primo partito in Italia - ha spiegato al Sole 24 Ore -. Sono fiducioso nella magistratura e nei successivi gradi di giudizio. In ogni caso non ci saranno congressi o cambiamenti di nome ma non rimarremo con le mani in mano".

"In cassa solo somme lecite" - Fiducioso anche l'avvocato del Carroccio, Giovanni Ponti, che al termine dell'udienza ha spiegato: "Abbiamo depositato una consulenza tecnica con la quale viene dimostrato che i soldi che la Lega ha in cassa in questo momento sono tutti contributi degli eletti, donazioni degli elettori e del due per mille della dichiarazione dei redditi. Quindi sono somme non solo lecite, ma che hanno anche una finalità costituzionale perché consentono al partito di perseguire le finalità democratiche del Paese".

Il reddito di cittadinanza - Intervistato da Radio Anch'io, Salvini torna poi a parlare di un tema caro al Movimento 5 stelle e che suscita non poco polemiche per vie delle coperture finanziarie necessarie alla sua attuazione: il reddito di cittadinanza. "Sarà nella manovra - ha spiegato il ministro dell'Interno -. Quella di ieri era una riunione dei temi economici della Lega: il reddito di cittadinanza è una battaglia dei Cinquestelle, non metto becco nei temi altrui, ma nel governo siamo in due".

Tornando alla decisione del Tribunale del Riesame sui fondi della Lega, se i magistrati dovessero decidere di estendere il blocco anche alle somme che entreranno in futuro nelle casse del Carroccio fino a raggiungere la quota di 49 milioni di euro a quel punto il partito, almeno come lo conosciamo, "non potrebbe più esistere", nonostante l'ottimismo di Salvini. Lo aveva ammesso nei giorni scorsi il vice del ministro dell'Interno, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, anche se non è detto che la vicenda sia al capolinea e comunque i leghisti si preparano a entrare in trincea.

Anzitutto bisognerà capire fino a che punto la magistratura riconoscerà che c'è continuità tra la vecchia Lega di Umberto Bossi e dell'ex tesoriere Francesco Belsito, condannati per truffa ai danni dello Stato in relazione ai rimborsi parlamentari del periodo 2008-2010, e quella di oggi. Poi il ministro dell'Interno ha già pronte diverse contromisure. Infine il Tribunale di Genova aveva già decretato in primo grado che le uniche somme sequestrabili erano quelle presenti nelle casse del partito al momento dell'esecuzione del provvedimento di sequestro e non quelle che sarebbero entrate successivamente nelle disponibilità del Carroccio, come richiesto dalla Procura. Lo scorso giugno è però intervenuta la Cassazione annullando l'ordinanza con la quale i giudici genovesi avevano fermato il sequestro a tappeto e chiedendo un nuovo pronunciamento del Riesame.

"La Lega c'è e ci sarà, con i soldi o senza, con condanne o senza. Perché la Lega è il popolo e il popolo non lo ferma nessuno. Preferisco avere cervello pieno e le tasche vuote e non come il Pd che ha le tasche pieno e il cervello vuoto", aveva detto Salvini nei giorni scorsi. E ancora: "Noi non facciamo politica in base ai soldi e alle sentenze di questo o di quel magistrato. Abbiamo un programma di governo e quello rispettiamo. A tasche piene o a tasche vuote, colpevoli o innocenti".