Tumori, nanoparticelle "armano" le difese immunitarie contro il cancro

I test sui topi hanno dimostrato la capacità delle molecole di rallentare e perfino bloccare la progressione della leucemia

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Un gruppo di nanoparticelle biodegradabili in grado di riprogrammare il Dna delle cellule del sistema immunitario per "armarle" contro i tumori: è il frutto di una ricerca condotta dal Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, negli Stati Uniti, e descritta sulla rivista Nature Nanotechnology. Le molecole agiscono direttamente all'interno dell'organismo, senza cioè la necessità di prelevarle per poi modificarle in provetta e inserirle nuovamente. I test sui topi hanno dimostrato la capacità della particelle di rallentare e perfino bloccare la progressione della leucemia.

Terapia a "uso immediato" - L'obiettivo dei ricercatori è quello di sviluppare un nuovo tipo di immunoterapia cellulare che i malati di cancro possano utilizzare subito, fin dal momento della diagnosi. In futuro le nanoparticelle potrebbero essere usate per riprogrammare le difese anche contro malattie infettive come l'epatite C o l'infezione da virus Hiv.

Difese immunitarie "militarizzate" - "La nostra tecnologia è la prima di cui siamo a conoscenza che riesce a programmare velocemente le cellule T del sistema immunitario senza doverle estrarre per sottoporle poi a manipolazione in laboratorio", spiega il coordinatore dello studio, Matthias Stephan. Il "segreto" sta nella capacità delle particelle di trasportare nel nucleo delle cellule immunitarie dei geni necessari per produrre speciali recettori (recettori chimerici per l'antigene, Car), che permettono di riconoscere ed eliminare le cellule tumorali.

Combattere il cancro prima che sia troppo tardi - "Le cellule riprogrammate iniziano a lavorare nell'arco di 24-48 ore e continuano a produrre i recettori per settimane", precisa il ricercatore. "Questo ci indica che la nostra tecnologia ha le potenzialità per indurre il sistema immunitario a organizzare rapidamente una risposta abbastanza forte per distruggere le cellule tumorali prima che la malattia si riveli fatale". "Non ho mai avuto un cancro - prosegue Stephan - ma se dovessi ricevere questa diagnosi, vorrei iniziare le cure subito. Per questo voglio trasformare l'immunoterapia cellulare in un'opzione di trattamento immediatamente disponibile in un contesto ambulatoriale".