Tumori, tecnica taglia-incolla Dna rafforza la terapia anticancro
La cosiddetta Crispr è in grado di "risvegliare" il sistema immunitario e potrebbe diventare la base per futuri vaccini contro le forme tumorali
Dopo essersi dimostrata in grado di far regredire il cancro, la tecnica "taglia-incolla" del Dna ha evidenziato la capacità di rendere ancora più potente l'immunoterapia, aprendo la strada allo sviluppo di vaccini contro i tumori. E' quanto emerge da una ricerca del Memorial Sloan Kettering Cancer Center, che ha utilizzato la cosiddetta Crispr per dare vita a una molecola che "risveglia" il sistema immunitario, scatenandolo contro le cellule malate.
La terapia anticancro - In sostanza con la Crispr i ricercatori hanno potenziato e reso più sicura una terapia che si sta rivelando molto promettente contro i tumori. Si tratta della terapia Cart, con cui si prelevano dal paziente le cellule T (globuli bianchi deputati alla sorvelianza antitumorale) per riprogrammarle geneticamente in modo da riconoscere le proteine della cellula tumorale.
Linfociti geneticamente modificati - Tale meccanismo è possibile perché nei linfociti viene inserito un recettore (Car) specifico per le cellule tumorali del paziente, in modo da renderli di nuovo reattivi e funzionanti contro il tumore. Con la Crispr si può infatti tagliare e manipolare il Dna di una cellula con grande precisione. In questo caso è stata utilizzata per inserire il gene Car in un punto ben determinato del genoma delle cellule T, dando vita così a "linfociti Car" più resistenti e letali contro le cellule tumorali.
La ricerca consente un utilizzo più efficace e sicuro di questa forma di immunoterapia. Attualmente infatti viene adoperato un retrovirus per rilasciare il gene Car nei linfociti T, ma di fatto l'inserimento nel genoma della cellula avviene in modo casuale, provocando a volte effetti collaterali indesiderati.
Verso i test clinici - "Le cellule tumorali lavorano senza sosta per eludere le terapie, servono quindi unità Car specifiche per loro e in grado di durare più a lungo", ha commentato Michel Sadelain, coordinatore della ricerca. Il prossimo obiettivo degli studiosi è quello di testare l'efficacia e sicurezza di questo approccio in una sperimentazione clinica.