Covid-19 a scuola, cosa succede in caso di contagio?

Come si devono comportare scuole e famiglie se un alunno, un docente o un operatore scolastico dovesse risultare positivo? L'Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato le 'istruzioni'

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Con l'avvio del nuovo anno, il ministero dell'Istruzione ha adottato le ormai note misure per far rientrare gli alunni e il personale scolastico in sicurezza. Nonostante ciò sta salendo il numero dei ragazzi (e dei docenti) positivi al virus: secondo i dati ufficiali del MIUR siamo a circa 1500 studenti e quasi 500 tra insegnanti e personale scolastico. Per ora la situazione è sotto controllo, e il ministero non ritiene di dover ricorrere nuovamente alla chiusura delle scuole come successo lo scorso anno. Si procederà caso per caso. Ma è sempre più all'ordine del giorno dover gestire nuovi contagi. Il sito Skuola.net ha riassunto le procedure previste dall'Istituto superiore di sanità nel documento “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”. 

I campanelli d’allarme: ecco quando scatta l’allerta

Il Protocollo indicato dal documento dell'ISS distingue quattro tipologie diverse di casi: alunno con sintomi durante la permanenza a scuola, alunno con sintomi mentre si trova a casa, operatore scolastico con sintomi all'interno dell'istituto, operatore scolastico che presenta sintomi al di fuori della struttura scolastica. A far scattare le procedure, la temperatura corporea sopra 37.5° e tutte quelle manifestazioni indicate come sintomi sospetti di Covid-19: tosse insistente, mal di gola, dolori muscolari, disturbi intestinali, perdita di gusto e olfatto. Ecco cosa prevedono le procedure nel dettaglio.

Studente con sintomi a scuola: che succede?

Se un alunno, durante la giornata scolastica, mostra uno o più sintomi collegabili al Covid-19, è necessario avvertire il referente Covid-19 (la persona, presente in ogni istituto, che deve coordinare la gestione del caso). Quest'ultimo avverte i genitori e provvede a "isolare" lo studente in una stanza dedicata, dove gli verrà misurata la temperatura. Tutti, a partire dall'alunno (a meno che non abbia meno di 6 anni), dovranno indossare una mascherina chirurgica. In attesa che arrivi un familiare a prenderlo. Dopodiché andrà pulita e disinfettata la stanza in cui si trovava l'alunno.

Saranno poi i genitori a dover contattare il medico di medicina generale (o il pediatra) per la valutazione – telefonica – del caso. Sarà il medico stesso, se lo riterrà opportuno, a disporre il test (avvertendo la Asl competente). Se il test risulterà positivo, per il ritorno in classe si dovrà attendere la "negatività" di due tamponi effettuati a 24 ore di distanza l'uno dall'altro. Altrimenti si prosegue con l'isolamento.

In caso di positività accertata, verrà subito attivato il tracciamento dei contatti e si procederà alla sanificazione delle aree scolastiche in cui si è soffermato l'alunno (aula su tutte). Nel frattempo la Asl, acquisita la lista dei compagni di classe e del personale scolastico  entrati in contatto con il contagiato nelle 48 ore che hanno preceduto l'insorgenza dei sintomi, stabilirà chi sono i contatti stretti che poi verranno messi in quarantena fiduciaria per 14 giorni. Sarà la Asl a valutare l'opportunità di effettuare lo screening delle persone coinvolte. 

Se, invece, il tampone risulta negativo al paziente sospetto verrà ripetuto il test dopo 2-3 giorni. Nel frattempo l'alunno dovrà restare a casa, fino alla completa guarigione (anche se non ha contratto il virus). Per il ritorno a scuola si dovrà presentare un certificato medico che attesti lo svolgimento di tutte le procedure del caso.

Cosa fare se lo studente mostra sintomi a casa?

Nel caso l'alunno mostri sintomi riconducibili al Covid-19 - in particolare febbre superiore ai 37.5° registrata durante la misurazione quotidiana - quando è ancora a casa, ovviamente non potrà uscire, mentre i genitori avvertiranno il medico; allo stesso tempo si dovrà comunicare l'assenza alla scuola per motivi di salute.

In caso di sospetta positività, il medico disporrà il tampone di controllo interfacciandosi con la Asl. Lo stesso Dipartimento di prevenzione si attiverà per approfondire l'indagine diagnostica su eventuali persone entrate in contatto con lo studente, ricalcando quanto detto per i casi che rientrano nella fattispecie precedente (comparsa dei sintomi a scuola).

La procedura per docenti e personale scolastico

Se il potenziale positivo è, invece, un docente o un componente del personale scolastico non è previsto nessun isolamento in istituto. La persona coinvolta dovrà indossare la mascherina (cosa che dovrebbe avvenire normalmente per tutta la giornata scolastica), allontanarsi dalla struttura e tornare immediatamente al proprio domicilio.

Anche in questi casi sarà il medico curante a valutare l'opportunità del test diagnostico. (ricordando che, eventualmente, gli operatori scolastici hanno la priorità sugli altri pazienti). Con il Dipartimento di prevenzione/Asl che, in caso di positività, si attiverà per approfondire l'indagine sulla cerchia di persone vicine al soggetto. Muovendosi nello stesso modo già descritto. 

Qualora il tampone risulti negativo ma il medico riscontri un altro tipo di patologia, la persona potrà tornare a scuola presentando un certificato che attesti la sua 'non contagiosità'. 

Se, invece, la comparsa dei sintomi avviene fuori da scuola la procedura è molto simile a quella prevista per gli alunni: si resta a casa, si avverte il medico, si comunica l'assenza dal lavoro per motivi di salute. Se il medico lo ritiene opportuno si effettua il test; in caso di positività si avvia l'indagine sui contatti. Altrimenti si può tornare al lavoro presentando la certificazione che giustifichi l'assenza per una patologia differente. 

Assenze di massa altro campanello d’allarme

Il Rapporto dell'ISS, però, elenca anche una serie di fattispecie differenti che fanno comunque scattare approfondimenti. Se, ad esempio, si verificano assenze in blocco di studenti (circa il 40% della classe, ma la valutazione va fatta tenendo conto della situazione di tutte le classi) il referente Covid-19 ne deve dare comunicazione al Dipartimento di prevenzione, che valuterà il da farsi, anche in base alla diffusione del contagio nella comunità di riferimento. Qualora, invece, un alunno risultasse contatto stretto (asintomatico) di un caso di cui non è nota la catena di trasmissione, il DdP valuterà l’opportunità di effettuare un tampone contestualmente alla prescrizione della quarantena. Il tampone avrà lo scopo di verificare il ruolo dei minori asintomatici nella trasmissione del virus nella comunità. Infine, se un alunno o un operatore scolastico è convivente di un caso di Covid, esso (su valutazione del DdP), sarà considerato contatto stretto e posto in quarantena; eventuali suoi ulteriori contatti stretti (es. compagni di classe dell’alunno in quarantena), non necessitano di quarantena, a meno di successive valutazioni del DdP.

Il ruolo della scuola

In tutti i casi appena elencati, anche le scuole dovranno attivarsi per scongiurare il rischio di nuovi contagi. Se, infatti, un alunno o un membro dello staff scolastico (docente o personale Ata) dovesse risultare positivo al virus e abbia frequentato i locali della scuola nei 7 giorni precedenti la scoperta della positività, tutta la struttura andrà sanificata. In particolare, si dovranno: chiudere le aree utilizzate dalla persona positiva fino al completamento della sanificazione; aprire porte e finestre per favorire la circolazione dell'aria;  sanificare (pulire e disinfettare) tutte le aree utilizzate dalla persona positiva, come uffici, aule, mense, bagni e aree comuni; continuare con la pulizia e la disinfezione ordinaria. 

Fondamentale, poi, la stretta collaborazione con le autorità sanitarie. In presenza di casi confermati di Covid-19, la Asl provvederà alla prescrizione della quarantena per i 14 giorni successivi all’ultima esposizione per gli alunni ed il personale scolastico individuati come contatti stretti del caso confermato. Sarà, perciò, compito della scuola: fornire l’elenco degli studenti della classe in cui si è verificato il caso confermato e degli insegnati/educatori che hanno svolto l’attività di insegnamento all’interno della classe; fornire elementi per la ricostruzione dei contatti stretti avvenuti nelle 48 ore prima della comparsa dei sintomi e quelli avvenuti nei 14 giorni successivi alla comparsa dei sintomi; per i casi asintomatici, considerare le 48 ore precedenti la raccolta del campione che ha portato alla diagnosi e i 14 giorni successivi alla diagnosi; indicare eventuali alunni/operatori scolastici con fragilità; fornire eventuali elenchi di operatori scolastici e/o alunni assenti.

In ogni caso, una singola positività confermata in una scuola non dovrebbe determinarne la chiusura, soprattutto se la trasmissione nella comunità non è elevata. Più facile quella di una classe. Il DdP, però, potrà prevedere l’invio di unità mobili per l’esecuzione di test diagnostici presso la struttura scolastica. La chiusura di una scuola, o di parte di essa, dovrà essere valutata dal DdP in base al numero di casi confermati e di eventuali cluster, nonché del livello di circolazione del virus all’interno della comunità.