Coronavirus, verbale Cts 3 marzo: proposta zona rossa Alzano e Nembro
Desecretati gli atti del comitato tecnico. Espressi dubbi sull'efficacia della chiusura delle scuole in tutta Italia e anche sulle mascherine in ufficio
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Il Comitato tecnico-scientifico propose la zona rossa anche ad Alzano e Nembro. E' quanto risulta dai verbali del Cts del 3 marzo, in cui si legge che gli esperti auspicarono, proprio nelle due località in provincia di Bergamo, l'adozione delle "misure restrittive al fine di limitare la diffusione" del virus. Il verbale precisa che il riferimento è alle disposizioni già prese "nei Comuni della zona rossa", quindi nell'area di Codogno.
Che fosse una situazione con grandi cambiamenti repentini lo si evince leggendo il verbale del 26 febbraio quando invece il Comitato tecnico scientifico non riteneva ci fossero le condizioni per l'estensione delle restrizioni al movimento delle persone a nuove aree oltre ai 10 Comuni indicati come zona rossa dal Dpcm del 23 febbraio. Cinque giorni prima lo stesso Cts parlando del caso Lombardia parlava di focolaio contenuto: "Si prende atto della segnalazione proveniente dalla Regione Lombardia di casi sporadici in via di conferma". E' un passaggio del verbale del Comitato tecnico scientifico del 21 febbraio. "Considerata che, sulla base del rapporto di Regione Lombardia, il Cts identifica il caso lombardo come il caso 0 a livello paese (ossia Mattia, il paziente di Codogno ricoverato in gravi condizioni in ospedale, ndr.) e lo classifica al momento come un focolaio contenuto", si legge ancora nel verbale. Il Cts tuttavia consiglia limitazioni alla mobilità delle persone e la chiusura delle scuole.
Chiusura totale scuole? Funziona solo se prolungata - Richiesto di un parere dal ministro della Salute sull'opportunità di "chiudere le scuole di ogni ordine e grado sull'intero territorio nazionale", il Cts il 4 marzo mette a verbale che "le scelte di chiusura dovrebbero essere proporzionali alla diffusione dell'infezione virale" e che "non esistono attualmente dati che indirizzino inconfutabilmente sull'utilità di chiusura delle scuole indipendentemente dalla situazione epidemiologica locale. Alcuni modelli predittivi indicano che la chiusura delle scuole potrebbe garantire una limitata riduzione nella diffusione dell'infezione virale. Vi è consenso tra gli addetti ai lavori che un'eventuale chiusura delle scuole è stimata essere efficace solo se di durata prolungata". "Queste considerazioni tecniche - si precisa - sono solo una parte delle valutazioni rispetto alle quali formulare le scelte decisionali sull'argomento". Il 5 marzo, il giorno dopo, il verbale riporta che "il Cts ribadisce che il testo elaborato nella giornata di ieri, in riferimento alla sospensione delle attivita' didattiche, non è in alcun modo in disaccordo con la decisione di sospensione presa dal Consiglio dei ministri".
Cts: "Piano anti-epidemia resti riservato" - "Circa il 'Piano di organizzazione della risposta dell'Italia in caso di epidemia' il Cts concorda di adottarlo nella versione finale; il piano sarà sottoscritto da tutti coloro che hanno contribuito al lavoro di ricerca, sarà successivamente validato dal Cts e presentato attraverso il coordinatore degli interventi (...) dott. Angelo Borrelli all'on.ministro Roberto Speranza. Il Cts sottolinea la necessità di mantenere 'riservato' il contenuto del piano". E' quanto si legge nel verbale della riunione del Comitato tecnico scientifico (Cts) del 2 marzo scorso, pubblicato sul sito della Protezione civile.
No mascherine su luoghi di lavoro, basta igienizzare locali - "Tutte le raccomandazioni scientifiche elaborate internazionalmente riportano chiaramente che non vi è evidenza per raccomandare indiscriminatamente ai lavoratori di indossare mascherine chirurgiche per la protezione contro Sars-Cov-2 e che al contrario è stringentemente raccomandato l'uso dei Dpi solo per gli operatori sanitari e per quei soggetti che abbiano sintomi respiratori, al fine di ridurre il rischio di trasmettere l'infezione virale". É un passaggio del verbale della riunione del Cts del 13 marzo. Gli esperti nominati dal governo, in piena pandemia, si limitavano a raccomandare per "ridurre il rischio di infezione sui posti di lavoro" una "adeguata gestione igienica dei locali", l'"identificare percorsi di ingresso e uscita" e la distanza d un metro tra un dipendente e l'altro. Per le "rimanenti attività quotidiane non vi sono evidenze scientifiche per raccomandare l'uso delle mascherine e ancor meno di Dpi", concludevano gli esperti.
In verbali scontro Arcuri-Cts, "commissario ci delegittima" - Nei verbali delle riunioni del Cts viene alla luce anche un duro scontro tra il commissario straordinario all'emergenza Domenico Arcuri e lo stesso organismo di esperti, con alcuni dei membri che arrivano a minacciare le dimissioni. Oggetto del contendere i pareri di validazione sulle mascherine e gli altri dispositivi di protezione individuale che - secondo Arcuri - il Comitato tardava a fornire, mettendo così a rischio la distribuzione degli stessi sul territorio nazionale. In una lettera inviata il 2 maggio al Comitato, il commissario chiede risposte celeri sulle richieste dei pareri di validazione per mascherine e altri Dpi da distribuire alla popolazione. La lettera arriva alla vigilia della Fase 2, che sarebbe partita il 4 maggio con la conseguente necessità di un uso massiccio di dispositivi di protezione, che il Commissario deve acquisire.
Ecco perché, scrive Arcuri, "in questi giorni ho più volte sollecitato, anche personalmente, risposte alle richieste di parere su mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale oggetto di nostre forniture. Purtroppo non ottenendo tutte le risposte di cui avrei avuto bisogno". Il commissario chiede quindi di ricevere "formalmente, con la massima sollecitudine, tutti gli estratti dei verbali del Comitato in merito alle richieste di validazione di Dpi inviate dai miei uffici a partire dal 18 marzo", oppure inviate da altri e "riguardanti dispositivi oggetto di contratti sottoscritti prima della mia nomina". "La gestione di un'emergenza così drammatica e complessa", sottolinea Arcuri, non può essere efficace "se alla collaborazione tra tutti gli attori istituzionali preposti non si aggiungono altri due elementi: il rispetto del tempo e l'assunzione delle responsabilità necessarie".
Nella riunione del Cts del 4 maggio si svolge così, si legge nel verbale della seduta, "un'accesa discussione" sul ruolo del Comitato. Tutti i componenti esprimono "grande preoccupazione e profondo rammarico" per le note arrivate da Arcuri che sono "interpretabili come una delegittimazione del lavoro svolto dal gruppo in ragione di presunti ritardi da lui imputati al Cts". La discussione si conclude con la richiesta di porre all'attenzione del ministro Roberto Speranza "la revisione del mandato del Cts, emancipando il Comitato da competenze che dopo la fine della fase emergenziale devono ritornare nell'alveo della gestione ordinaria con valutazioni di idoneità all'impiego formulate da organi/istituzioni deputati allo scopo". Numerosi membri del Comitato, si legge ancora, "hanno ipotizzato di rassegnare le proprie dimissioni qualora non ne venga rivisto il mandato".