Scuola, uno studente su due non sa ancora come recupererà le insufficienze

Dopo le promozioni di massa di giugno, a pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico si pone il problema del recupero degli apprendimenti. La metà degli studenti non ha ricevuto ancora informazioni dal proprio istituto né sulle date né sulle modalità con cui dovrà mettersi in pari con i programmi

Non ci sono solo le misure anti-Covid ad agitare la vigilia del "back to school". A mettere alla prova gli studenti c’è anche l’incertezza su come funzioneranno nella propria scuola i corsi di recupero o, secondo la dicitura ufficiale, i Piani di apprendimento individualizzato (Pai). Il sistema con il quale il Ministero ha deciso di far riallineare con i programmi quegli studenti che in condizioni normali avrebbero preso il debito scolastico (o sarebbero stati bocciati) ma che, vista l'emergenza, sono stati "graziati". Tuttavia, a pochi giorni dal rientro, quasi uno studente su due non ha ancora ricevuto indicazioni in materia dal proprio istituto. A farlo emergere, un sondaggio di Skuola.net che ha coinvolto 1.000 ragazzi delle scuole secondarie che dovrebbero frequentare questi corsi, perché sono risultati insufficienti in una o più materie. Più o meno un quinto degli studenti coinvolti nell’indagine del portale sulle aspettative dei ragazzi per il ritorno a scuola.

Molte scuole non sono ancora pronte a riaprire

Tuttavia questi dati non devono allarmare. Come ricorda il ministero dell’Istruzione “il recupero comincerà dai primi di settembre e proseguirà durante i prossimi mesi, così come previsto dalle norme che regolano il nuovo anno scolastico”. La mancanza di informazioni certe tra i ragazzi è probabilmente legata proprio alla scelta di alcuni presidi di posticipare il via ai corsi di recupero dopo il rientro “ufficiale”. Sulla carta, infatti, tutte le scuole hanno la possibilità di anticipare il ritorno in classe di un paio di settimane rispetto alla data annunciata dal Ministero per l’inizio anno scolastico, ovvero il 14 settembre. Ma le aule, per sfruttare questo periodo - dal 1 settembre - dovrebbero essere già pronte ad accogliere gli studenti con tutte le accortezze del caso: igienizzazione delle strutture, banchi singoli, distanziamento e quant'altro. Il che non è così facile.

Chi parte subito spesso lo fa 'a distanza'

Ci sono comunque scuole che hanno già organizzato e comunicato ai propri alunni in che modo si procederà al recupero. È così per il 52% degli interessati raggiunti da Skuola.net. E si tratta di istituti che spesso stanno sfruttando l'autonomia di cui godono per adottare un modello il cui cavallo di battaglia è una recente conoscenza: la didattica a distanza. Stando a quanto raccontato dagli intervistati, in quasi 6 casi su 10 almeno una parte dei corsi avverrà online: il 40% procederà in modalità "mista" (qualche giorno in presenza, qualcun altro seguendo da casa), il 16% esclusivamente via web. Solo il 44% rientrerà definitivamente a scuola per tutto il tempo.

I presidi sono combattuti

Sembra quindi che il dilemma dei dirigenti scolastici - tra cui coloro che hanno realizzato di non essere ancora del tutto pronti per una riapertura al pubblico il 1 settembre - sia il seguente: sfruttare questo periodo in cui i docenti sono già a scuola per la normale attività didattica ma appoggiarsi ancora alla DaD (o alla sua evoluzione, la Didattica digitale integrata) oppure rimandare tutto più in là quando si potranno erogare queste lezioni in presenza? Come visto, la scuola appare ancora divisa su questo punto. Secondo il parere di alcuni “addetti ai lavori”, infatti, sarebbe quantomeno curioso recuperare con lezioni online le difficoltà che gli alunni hanno avuto proprio durante il periodo di... lezioni a distanza.