Rientro a scuola, il decalogo per garantire la sicurezza di tutti

Quali sono gli elementi più importanti per tornare a scuola in sicurezza dopo questi mesi di pandemia? Ce lo spiega l'esperto

Ansa

Dopo la necessaria chiusura delle scuole e mesi interi di isolamento per via dell’emergenza covid-19, è iniziata la tanto attesa “Fase 2” e si sta lavorando per la ripartenza del nostro Paese. L’istruzione non è certo messa da parte, anzi: molte sono le proposte per la riapertura degli istituti a settembre per il nuovo anno scolastico anche se - ad oggi - sono ancora incerte le modalità con cui si tornerà in classe. Diversi sono infatti i temi che devono essere analizzati con attenzione in questo momento delicato, primo fra tutti quello della sicurezza del personale degli istituti e, soprattutto, dei ragazzi e dei bambini che ogni giorno passano un buon numero di ore seduti ai banchi, in classe. Per capire meglio quali sono gli elementi fondamentali perché sia preservata la salute di tutti coloro che rientreranno a scuola il prossimo settembre, Skuola.net ha posto alcune domande a Tommaso Barone, esperto in Sicurezza e Formazione sui Luoghi di Lavoro, in particolare nel settore scuola. Grazie alla sua competenza in materia, maturata attraverso un’esperienza decennale nella consulenza alle scuole, il portale per studenti ha messo a punto una sorta di “decalogo” per il ritorno in classe dopo l’emergenza coronavirus. Una guida imperdibile per ragazzi, genitori, professori e dirigenti scolastici. Per capire come fare per ripartire, già dai prossimi esami di maturità.

Si parla del maxi orale di maturità 2020 in presenza, a scuola. In questo momento, sarebbe una scelta saggia? E, se sì, quale sarebbe il metodo migliore per predisporre le scuole?

“Mentre per gli universitari è possibile discutere la tesi di laurea in video conferenza, così come avviene per la proclamazione, per i diplomandi l’esame avverrà in presenza. Due pesi e due misure? Non spetta a me come esperto in sicurezza discutere le decisioni del Governo, è invece mio compito e responsabilità soddisfare il mandato di tutela di salute e sicurezza nella scuola. Come tale occorre seguire quanto indicato nel "Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro" del 24 aprile del 2020, coordinandolo con il DPCM 4 marzo 2020: in estrema sintesi, è necessario provvedere alla pulizia e sanificazione degli ambienti e al distanziamento sociale. Qualora questo non sia possibile, potrebbe essere necessario l'uso delle mascherine e altri dispositivi di protezione. Importante anche dare la possibilità, a chi sarà a scuola, di igienizzare le mani. Alla data odierna è obbligatorio il rilevamento della temperatura corporea e la raccolta differenziata dei rifiuti speciali”.

Si studiano soluzioni per il rientro in classe a settembre, per il nuovo anno scolastico. Quali sono gli eventuali problemi che potrebbero rivelarsi al momento del ritorno a scuola?

“I problemi sono connessi alla complessità delle soluzioni di cui ai “Protocolli di sicurezza” implementati dal Governo centrale e dalle Regioni, applicabili nella scuola. Mi riferisco alla lettura della temperatura corporea degli studenti, nonché del personale della scuola, all’ingresso del plesso scolastico, che non deve superare i 37,5 °C. Continuo con la possibilità di garantire la “distanza sociale di 1 m” in relazione alle dimensioni degli spazi scolastici e quindi la possibilità di variare gli orari scolastici e la rimodulazione del layout interno. Passando all’acquisto di detergenti classificati come “presidi medico chirurgico” e poi alla sanificazione dei luoghi. Continuando con l’installazione di “corner igienizzanti” dove trovano posto: gel igienizzanti; fazzoletti di carta; bidoni chiusi per lo smaltimento igienico dei fazzoletti utilizzati. Per non parlare del problema più grosso e da non sottovalutare, quello della raccolta differenziata dei dispositivi di sicurezza indossati a protezione personale, come guanti e mascherine filtranti. Certo la soluzione a quanto detto non può che passare per la formazione ex ante e l’informazione da fonte autorevole. Perché l’investimento economico da solo non potrà bastare. Bisogna agire sulle coscienze, bisogna “non regalare un pesce, ma insegnare a pescare"".

Una possibile proposta per la ripartenza delle scuole?

“La mia proposta per un tempo sufficientemente lungo di osservazione della curva pandemica è di implementare la formazione in modalità blended, che alterna DaD (partendo dall’assioma “squadra che vince non si cambia”) e momenti in aula attrezzata per la didattica applicata (laboratori), quando possibile, mantenendo rigorosamente il distanziamento sociale, lavorare per classi aperte. Inoltre assolutamente non cambiare gruppo di lavoro (team), questo perché in caso di “contagio” acclarato è facile da parte delle autorità sanitarie individuare tutti gli altri soggetti con cui si è venuti in contatto e porre in essere un cordone di contenimento efficace.”

Nelle scuole dell’infanzia o primarie potrebbe essere difficile garantire la sicurezza di bambini e docenti in presenza. Lei cosa ne pensa a riguardo?

“Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia e primaria, si uniscono due problemi. Il primo è l’età del personale scolastico impiegato, che è il più alto d'Europa. I dati epidemiologici (INAIL, aprile 2020) mostrano chiaramente una maggiore fragilità nelle fasce di età più elevate della popolazione, soprattutto in presenza di alcune tipologie di malattie cronico degenerative. In tale ottica potrebbe essere introdotta la “sorveglianza sanitaria eccezionale” che verrebbe effettuata sui lavoratori con età maggiore di 55 anni o su lavoratori al di sotto di tale età ma che ritengano di rientrare, per condizioni patologiche, in questa condizione anche attraverso una visita a richiesta. In assenza di copertura immunitaria adeguata (utilizzando test sierologici di accertata validità), si dovrà valutare con attenzione la possibilità di esprimere un giudizio di “inidoneità temporanea” o limitazioni dell’idoneità per un periodo adeguato, con attenta rivalutazione alla scadenza dello stesso. Il secondo problema sono gli alunni, che si trovano in una “età evolutiva” molto delicata, e su cui poniamo una seria ipoteca nel domani. Quale futuro vogliamo trovarci di fronte?”

Qual è la prima cosa che un dirigente scolastico dovrebbe fare durante i mesi estivi per preparare la scuola al rientro di studenti, docenti e personale scolastico?

“In primis il dirigente scolastico dovrebbe aggiornare il sito internet e l’albo della scuola condividendo le informazioni comportamentali “COVID19” sia con il personale che con le altre parti interessate. Un’efficace comunicazione è importante anche per evitare forme di stigmatizzazione nei confronti di lavoratori/studenti che provengono da aree a pregresso maggior rischio, nonché per favorire - in tempo di “infodemia” - l’accesso a fonti istituzionali per le informazioni, evitando così il moltiplicarsi di fake news. Anche all’ingresso e nei luoghi maggiormente visibili dei locali scolastici, è necessario affiggere appositi depliants informativi. In particolare, le informazioni devono riguardare norme di comportamento utili a evitare il diffondersi del contagio, cosa fare in caso di febbre e sintomi influenzali, e l’impegno di rispettare le regolamentazioni delle autorità e del DS nell’accesso a scuola. L’informazione è mirata in relazione alle mansioni e dei contesti scolastici, con particolare riferimento alle misure adottate cui è necessario attenersi, in particolare sul corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuali, nonché sullo smaltimento corretto di questi.”

Una scuola che non è attrezzata, di quanto tempo avrebbe bisogno per predisporre tutto l’occorrente?

“La risposta che mi sento di dare è “dipende”. Perché i fattori che entrano in gioco sono vari e diversi fra loro, dalle risorse umane disponibili a quelle economiche e di mezzi, alla capacità organizzativa, passando per la galoppate evoluzione normativa riguardante il momento, per finire con il tempo tecnico necessario e la complessità dei plessi scolastici.”

Come gestire i momenti di socialità degli studenti, come il cambio dell’ora e ricreazione? E come gestire l’uso degli spazi comuni?

“L'accesso agli spazi comuni deve essere contingentato, con la previsione di una ventilazione continua dei locali, di un tempo ridotto di sosta all'interno di tali spazi e con il mantenimento della distanza di sicurezza di 1 metro tra le persone che li occupano. La “ricreazione”, il “cambio d’ora”, potranno essere opportunamente ridefiniti con orari differenziati che favoriscano il distanziamento sociale riducendo il numero di presenze in contemporanea nel luogo di aggregazione. Va garantita la sanificazione periodica e la pulizia giornaliera, con appositi detergenti delle tastiere dei distributori di bevande e snack, se questo non è possibile, viene interdetto l’uso.”

Quali ‘strumenti di difesa’ (ad esempio saponi, gel igienizzanti, salviette, carta igienica) sono imprescindibili nelle scuole per la ripartenza a settembre, dopo questa emergenza sanitaria?

“La scuola deve assicurare la pulizia giornaliera e la sanificazione dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago. Essenziale vietare l’uso promiscuo dei prodotti di cancelleria e delle postazioni occupate. Nei casi sospetti di COVID-19, in aggiunta alle normali attività di pulizia, è prevista, alla riapertura della scuola, una sanificazione straordinaria degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni (circolare 5443 del 22 febbraio 2020). All’ingresso di ogni zona di lavoro, e quindi anche negli ambienti scolastici, in luogo ben visibile e facilmente raggiungibile, dovrebbe essere organizzata una postazione “corner igienizzante” con gel igienizzanti, fazzoletti di carta e bidoni chiusi per lo smaltimento igienico dei fazzoletti utilizzati. Nei bagni, devono essere disponibili acqua e sapone per il lavaggio mani e bidoni chiusi per lo smaltimento igienico delle salviettine monouso per lavare le mani.”

Ora di educazione fisica: con le dovute accortezze si potrà continuare a farla o, finché non usciremo fuori dall’emergenza, è escluso che si possa gestire?

“Certo che è possibile: spetta al docente organizzarla seguendo pedissequamente le indicazioni fornite dal Ministero della Salute e dal Governo per il contenimento della pandemia nella sua evoluzione, alternando l’attività fisica con la DaD.”

Parliamo di “classi pollaio”: in una situazione del genere, quanti studenti dovrebbero essere accolti per classe al rientro (in base alla grandezza standard di un’aula)?

“Come già detto, a mio avviso, fatte salve le indicazioni del Ministero dell’Istruzione e del team di esperti che seguono il Presidente del Consiglio, si dovrà ritornare fra i banchi in modalità blended, ovvero “mista” tra momenti in presenza e momenti in DaD. Certo è un modo nuovo di immaginare la scuola, difficile da digerire per qualcuno (ndr questa si chiama “resistenza culturale al cambiamento”). Quindi non vorrei dare numeri fuorvianti che non tengono conto delle reali condizioni dei luoghi. Una indicazione che però posso dare è questa: provvedere a garantire la “zona franca d’influenza” nelle relazioni con il prossimo (circa 1 metro). Da considerare poi il fatto che, anche in tempi di normalità, nella formazione delle classi è necessario rispettare tutti i parametri e le norme previste in materia di affollamento delle aule. Per la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, si dovrebbero assicurare 1,80 mq ad alunno, e nella secondaria di secondo grado 1,96 mq ad alunno, con un massimo affollamento consentito delle aule scolastiche pari a 26 persone, di cui 25 alunni + 1 docente. In Italia, gli studenti trascorrono in media dalle 4 alle 8 ore al giorno a scuola, é bene dunque garantire loro livelli adeguati di sicurezza e igiene, in primis evitando un sovraffollamento delle aule, anche quando sarà conclusa l’emergenza sanitaria.”

Quali dovrebbero essere per le famiglie le accortezze/preoccupazioni maggiori al momento del ritorno a scuola degli studenti?

“Credo che le accortezze debbano essere principalmente due: la prima, accertarci che i ragazzi abbiano ben compreso e resi propri i comportamenti da assumere; mi riferisco al decalogo del Ministero della Salute. La seconda, è spiegare loro come proteggersi, dando indicazioni chiare su quando e come indossare la mascherina e i guanti, dove gettare i dispositivi di protezione indossati, in che modo e con quale frequenza lavarsi le mani.”

Oltre al normale corredo scolastico, ci sarà bisogno di dotare gli studenti di gel igienizzante, asciugamani, sapone, mascherina? O è immaginabile che saranno le scuole a essere ‘costrette’ a fornirle agli studenti?

“Per gli studenti la mascherina, il gel igienizzante e tutto il resto faranno ormai parte del corredo scolastico, alla stessa stregua di penne, zaino, quaderni e strumenti informatici. Mentre la scuola è obbligata a fornirli alla propria comunità educante e inoltre dovrà per ogni area essere previsto un “corner igienizzante” che conterà gel igienizzanti, fazzoletti di carta, bidoni chiusi per lo smaltimento igienico dei fazzoletti utilizzati. I servizi igienici dovranno essere dotati di acqua e sapone per il lavaggio mani, oltre a bidoni chiusi per lo smaltimento igienico delle salviettine monouso per lavare le mani e istruzioni per il lavaggio corretto. Quindi è bene che gli Enti proprietari degli immobili dei plessi scolastici, prima della riaperture delle scuole, provvedano a verificare il corretto funzionamento dei servizi igienici e si adoperino per scongiurare eventuali rischi trasversali.”

Ha dei consigli finali per la messa in sicurezza della struttura degli ambienti e delle scuole?

“Sì, in quanto è mio preciso dovere essere di ausilio ai Dirigenti Scolastici, che ci onorano della loro fiducia e agli RSPP della scuola, collaborativi con i DSGA, Collaboratori del DS, fiduciari di plesso (preposti). Ed ancora essere di ausilio agli RLS di concerto con la RSU. Questo perché un Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione non è un’isola, siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo remare nella stessa direzione se vogliamo ormeggiare in porti sicuri. Pertanto, fatte salve indicazioni diverse da parte del Presidente del Consiglio, dal Ministero dell’Istruzione e della Salute, è indispensabile che le indicazioni di seguito riportate vanno condivise sia con il personale della scuola che con gli stakeholder in modo “semplice”. Si dovrà comunque, prediligere il “lavoro agile” e la formazione in modalità blended, che alterna DaD e momenti in aula attrezzata per la didattica applicata (laboratorio), quando possibile, mantenendo rigorosamente il distanziamento sociale, prediligendo classi aperte, vietando l’uso promiscuo del corredo scolastico, cosa fondamentale al momento è creare compagini stabili e certe sia di alunni che docenti e ATA. Le compagini stabili e certe hanno lo scopo in caso di contagio di poter essere facilmente individuate dalle autorità sanitarie, che porranno in essere il protocollo che riterranno più adatto al momento.

Di seguito elenco i consigli che mi sento di condividere con la comunità educante:

Informare tutto il personale della scuola, gli studenti, le famiglie e gli stakeholder delle disposizioni delle Autorità, affiggendo all'ingresso e nei luoghi maggiormente visibili dei locali scolastici appositi depliants informativi e aggiornando il sito della scuola.

- Controllare le modalità di accesso a scuola: il personale, prima dell'accesso a scuola dovrà essere sottoposto al controllo della temperatura corporea. Se tale temperatura risulterà superiore ai 37,5° non sarà consentito l'accesso ai luoghi di lavoro. Così per gli studenti e per chi dovrà entrare nell’istituto.

- Controllare le modalità di accesso dei fornitori esterni, consentendolo solo per attività di servizio. Comunque dovranno essere muniti di DPI e attenersi alle misure di prevenzione.

- Assicurare la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago.

- Assicurare la presenza di “corner igienizzanti”: gel igienizzanti, fazzoletti, bidoni chiusi per lo smaltimento di salviettine monouso.

- In caso di necessità, disporre l’uso di dispositivi di protezione individuale.

- Gestire l'accesso agli spazi comuni con la previsione di una ventilazione continua dei locali, di un tempo ridotto di sosta all'interno di tali spazi e con il mantenimento della distanza di sicurezza di 1 metro tra le persone che li occupano.

- Ricorrere, ove possibile, allo smart working o a un piano di turnazione del personale con l'obiettivo di diminuire al massimo i contatti e di creare gruppi autonomi, distinti e riconoscibili.

- Al fine di evitare aggregazioni sociali, favorire orari di ingresso/uscita scaglionati in modo da evitare il più possibile contatti nelle zone comuni".