Bonus cultura, gli studenti chiedono di 'aprire' alla tecnologia. Arriva la petizione online 

Con la chiusura delle scuole e il via alla didattica a distanza di massa, che ha mostrato l'importanza dei computer anche come strumenti culturali, torna d'attualità una domanda che da sempre si fanno i ragazzi: perché non si possono comprare pc, tablet e hotspot con i 500 euro del bonus? Il portale per studenti Skuola.net net ha raccolto la loro voce lanciando una raccolta firme indirizzata al ministero competente.

Gli studenti chiedono a gran voce alle istituzioni di riconsiderare la tecnologia un vero e proprio prodotto culturale, al pari di libri, concerti e musei (questi ultimi due, peraltro, non praticabili in tempi di lockdown). Ora come non mai sarebbe il momento adatto. Perché la chiusura delle scuole e l'avvio della didattica a distanza su larga scala hanno mostrato, anche in Italia, quanto possano essere importanti i dispositivi tecnologici nella vita dei ragazzi. Anche nello studio. Pc, tablet e smartphone sono diventati i pilastri su cui si sta reggendo l'anno scolastico. Permettendo di seguire le lezioni, di restare al passo con i programmi, di svolgere verifiche e interrogazioni. Peccato che, ancora oggi, le nuove tecnologie siano percepite quasi come strumenti didattici di 'serie B'. L'esempio del bonus cultura è emblematico: ad esempio, i maturandi che hanno ancora i 500 euro (o una parte di essi) nel loro borsellino elettronico, non possono usarli per integrare la propria dotazione tecnologica. 

Cosa si può comprare oggi col bonus cultura

Le varie modifiche che hanno interessato 18app – la piattaforma che dal 2016 permette di gestire il bonus, da spendere in cultura, ‘donato’ dal Governo a tutti i neo-maggiorenni – nonostante il progressivo aumento delle categorie acquistabili, hanno infatti sempre lasciato fuori dalla porta computer e, in generale, hardware per la produttività. Forse per paura di un'interpretazione eccessivamente estensiva del termine, per non prestare il fianco ad abusi. Nell'elenco, come detto, troviamo libri, musica, corsi di lingua, musei, cinema, teatri. Giusto per dare qualche numero, nella terza edizione del progetto i 192 milioni di euro messi a disposizione sono stati così ripartiti: il 65% è stato speso in libri, il 13% in concerti, il 10% in prodotti musicali, l’8% in concerti. Nessuna traccia, invece, di qualcosa di vagamente tecnologico (se non la versione digitale dei prodotti citati). Ma, dato il frangente propizio, a riproporre la questione con argomenti forti sono intervenuti proprio quelli che attualmente avrebbero diritto al bonus: i nati nel 2001. Che hanno maturato il diritto al bonus nel 2019 e che per tutto il 2020 potranno sfruttarlo. Proprio nell’anno in cui la stragrande maggioranza di loro è chiamata a sostenere la maturità dopo un intero quadrimestre di lezioni a distanza (addirittura anche l’esame stesso potrebbe doversi appoggiare sul pc/tablet e sulla connettività che lo studente ha a disposizione in casa). 

La petizione online promossa da Skuola.net

Peccato che non tutti abbiano una strumentazione adeguata. Per questo, come rileva un sondaggio effettuato in questi giorni dal portale Skuola.net, circa 4 neo-diciottenni su 10 vedrebbero di buon occhio un allargamento delle maglie del bonus cultura tale da farvi rientrare anche i device personali e, a corredo, i sistemi che consentono una connessione a Internet, indispensabili per far funzionare a pieno regime i dispositivi elettronici. Una richiesta che nasce dal basso. Da quando è iniziato il lockdown della scuola, sul web in tanti si sono chiesti perché non potessero dotarsi di strumenti tecnologici per seguire meglio la scuola 'da casa', utilizzando proprio il bonus. Un coro che è sfociato in una petizione online su Change.org – promossa dalla stessa Skuola.net e indirizzata al ministro dei Beni Culturali Franceschini (competente in materia) – che, a riprova di quanto sia sentito il tema, a pochi giorni dalla pubblicazione viaggia spedita verso le 5mila firme. 

Un piccolo cambiamento che può aiutare a risolvere un grande problema

Una riforma, quella del bonus, che non solo accontenterebbe una platea potenziale di oltre 500mila ragazzi (a cui se ne aggiungerebbero altrettanti ogni anno). Avrebbe anche un altro effetti positivo, contribuendo a risolvere (almeno in parte) uno dei principali problemi tra quelli che affliggono questa prima esperienza di smart learning all'italiana: la carenza di infrastrutture domestiche. In base all'ultimo monitoraggio dell'Osservatorio “Scuola a distanza” di Skuola.net – che ha coinvolto 20mila studenti di medie e superiori – dopo oltre un mese dal via, più di 1 ragazzo su 4 non ha un pc/tablet personale per fare lezioni e compiti ma deve dividerselo con gli altri componenti della famiglia. E una quota simile (25%) non ha una Rete all'altezza della situazione: la connessione è lenta oppure sfrutta un hotspot mobile, più ballerino e dal monte dati spesso limitato. Ora che, tra le ipotesi sul tavolo, c'è anche quella di far partire pure il prossimo anno scolastico da remoto, aprire il bonus alla tecnologia darebbe l'opportunità di limitare i disagi. Perlomeno per quella fetta di studenti che, avvicinandosi alla fine del ciclo e con gli esami in vista, ha l'assoluta necessità di non sentire la mancanza della didattica in presenza. La soluzione è a portata di mano ed è rapidamente attuabile.