Dalla forma inconfondibile

Giandujotto verso l'IGP

Il cioccolatino torinese sarà riconosciuto come prodotto del territorio

di Marco Graziano

Il suo profumo deve essere intenso di nocciola tostata, deve contenere tre ingredienti e solo tre, cioè nocciole, zucchero e una buona dose di cacao, e la sua forma deve essere quella inconfondibile a prisma triangolare che ricorda il cappello di Gianduja - la maschera simbolo del carnevale di Torino. Ebbene sì, stiamo parlando proprio di lui, del Giandujotto, quello che è stato al centro di un'annosa disputa tra uno dei colossi svizzeri del cioccolato e i maitre cioccolatieri torinesi, da sempre gelosamente affezionati alla storica ricetta, tanto da richiederne l'Indicazione Geografica Protetta.

La ricetta del Gianduiotto, secondo le storiche cioccolaterie torinesi, può essere una e una soltanto, quella che non vuole il latte. Non la pensano così gli svizzeri che il latte invece lo vogliono, tanto da aver osteggiato l'iter - tutto sabaudo - dell'IGP che però qualche giorno fa è stato ufficialmente e pubblicamente annunciato come ormai compiuto: il giandujotto torinese sarà riconosciuto come prodotto del territorio.