
C'è l'ombra dell'Isis sull'attentato di Sydney. L’Australia è in lutto e sotto shock dopo l'attacco più grave della sua storia. 15 morti, 38 feriti, colpiti a Bondi beach mentre celebravano l'inizio di hannukah, la festa delle luci ebraica. Le indagini sono concentrate su Sajid e Naveed Akram, padre e figlio di origine pachistana, 50 e 24 anni. Insieme hanno firmato la strage: il primo è stato ucciso dalla polizia, il secondo è stato ferito e arrestato, in passato era finito sotto indagine per possibili legami con i jihadisti. Il duo avrebbe giurato fedeltà allo stato islamico, in casa e nella loro auto sarebbero state trovate diverse armi, ordigni rudimentali, e bandiere dello stato islamico. Ai famigliari avrebbero raccontato di essere in partenza per un fine settimana di immersioni e pesca. Invece si sono diretti alla spiaggia più famosa della nazione, e hanno aperto il fuoco contro la comunità ebraica riunita in riva al mare. Tra le vittime ci sono due rabbini, un sopravvissuto all'Olocausto, una bambina di 10 anni, un cittadino francese. In queste ore si sono susseguite veglie e preghiere, ma in primo piano c'è anche Ahmed al-Ahmed, un eroe, per tutti: fruttivendolo musulmano di 43 anni, nato e cresciuto a Sydney, ha bloccato uno dei terroristi, gli ha strappato il fucile dalle mani e glielo ha puntato contro, ma poi ha atteso la polizia. Per lui, ora ricoverato in ospedale con ferite lievi, quasi un milione di dollari in donazioni.