lei respinge le accuse

Francesca Albanese e le ombre sul viaggio in Australia

Un dossier di UN Watch rivela un viaggio da 20mila dollari in Australia e Nuova Zelanda nel 2023, mentre torna alla luce la sua partecipazione a un convegno con esponenti di Hamas

di Alessandra Chertizza

Video, dichiarazioni, viaggi: spuntano legami tra la relatrice speciale dell'ONU per la Palestina Francesca Albanese e alcune ong vicine ad associazioni estremiste filo-Hamas, che potrebbero minare la credibilità dell'imparzialità del suo ruolo presso le Nazioni Unite.
Dopo il filmato del 2022, diffuso da "Il Giornale", nel quale interveniva da remoto a un convegno al quale partecipavano diversi esponenti di Hamas, ora il quotidiano diretto da Tommaso Cerno accende i riflettori su un viaggio da 20mila dollari in Australia e Nuova Zelanda del novembre del 2023.
La fonte è un dossier dell'organizzazione non governativa UN Watch, accreditata alle Nazioni Unite, che si occupa di monitorare l'operato dell'ONU dal titolo "Niente da nascondere": secondo l'inchiesta, Francesca Albanese, con l'aiuto delle stesse Nazioni Unite, avrebbe insabbiato le informazioni su finanziamenti ricevuti da parte di lobby pro-Hamas.

La relatrice speciale smentisce, assicurando che la missione sarebbe stata pagata dal Palazzo di Vetro, ma Il Giornale sottolinea come non possa produrre alcuna ricevuta a sostegno della sua tesi, mentre l'invito le sarebbe stato rivolto da associazioni pro-Pal che esaltavano Yahya Sinwar: l'ideatore delle stragi del 7 ottobre. E il giallo rimane. Quanto al convegno con gli esponenti di Hamas: era organizzato da una ong palestinese a Gaza spiega Francesca Albanese, aggiungendo che collegandosi da remoto, non avesse alcuna idea di chi fosse in sala. E intanto il premio René Cassin, tra gli ispiratori della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, assegnato dai Paesi Baschi a Francesca Albanese per la sua incrollabile difesa del Diritto Internazionale Umanitario, solleva le proteste delle comunità ebraiche di Spagna e di Francia.