Un invito a guardare la realtà oltre l'apparenza, attraverso immagini che sono stranianti, misteriose e ambigue proprio come ciò che c'è al di là di esse: qualcosa di inconoscibile e indifferente alle sorti umane. E' quello che propone Giovanni Maria Sacco con la sua "Metafisica concreta", una selezione di 30 foto in mostra alla Galleria Still di Milano fino al 31 gennaio a cura di Benedetta Donato. Negli scatti dell'artista le architetture (soprattutto, ma non esclusivamente, razionaliste) e le statue diventano metafora di ciò che esiste oltre la superficie, e che si svela agli occhi di chi sa come guardare.
Già il titolo della mostra, "Metafisica concreta", racconta la volontà di sondare l'insondabile. La metafisica si occupa di ciò che esiste oltre l'universo tangibile, ma il termine "concrete" rimanda al lato fisico, terreno, delle cose. Un ossimoro dunque, come sottolinea l'artista, ancora più evidente nella traduzione in inglese con il termine "concrete" che significa anche "cemento" quindi qualcosa di estremamente solido e terreno. Impossibile non notare il riferimento ai dipinti di Giorgio De Chirico, del quale Giovanni Maria Sacco ammette di aver subito la fascinazione, e che ritroviamo nelle atmosfere desolate delle piazze e nelle statue (che nell'opera del fotografo richiamano i manichini del pittore). Sono foto in bianco e nero, alcune scattate in digitale altre su pellicola in grande formato, in cui i contrasti sono dosati sapientemente e ponderati con equilibrio, senza ricercare l'effetto a tutti i costi.
Il cuore della ricerca di Giovanni Maria Sacco è costituito dagli edifici razionalisti di Tresigallo, con la loro architettura nuda e senza fronzoli. Da lì è partito un viaggio metaforico e fisico attraverso l'Italia alla (ri)scoperta di palazzi, chiese, fabbriche, ville abbandonate e piazze vuote. Luoghi maestosi e imponenti, solitamente percepiti come freddi e anonimi ma che negli scatti, nei quali sembrano avvolti da un silenzio spesso, lasciano emergere l'anima della cosa in sé, grazie al modo in cui l'artista si pone difronte alla realtà.
Quello proposto dalla mostra "Metafisica concreta" è un itinerario concettuale ma anche molto realistico, che tocca località diverse tra loro quanto possono esserlo il Cretto di Burri a Gibellina Nuova, la Piramide del 38° Parallelo di Motta d’Affermo (Messina), Livorno, La Scarzuola, Modena, Cesenatico e Torino, Varigotti, Latina, Roma, Bomarzo e Tirrenia. A collegarle è una certa teatralità di paesaggi ed edifici, un tempo sospeso, un senso di immobilità e attesa nel quale l'umanità è praticamente assente, a sottolineare il fatto che ciò che esiste è lì, immobile e immutabile, che si offre all'osservatore ma che esiste a prescindere da esso.