Doveva essere un Europride a conferma del chiaro e netto orientamento della Serbia a difesa dei diritti e della diversità, in linea con il percorso europeo del Paese balcanico. Ma la manifestazione promossa dal movimento Lgbt - il primo Europride organizzato in un Paese del sudest Europa - si è risolta in un autentico caos, sia nelle strade di Belgrado sia a livello politico con una evidente frattura in seno al governo. Mentre, infatti, il ministro dell'Interno, il falco filorusso Aleksandar Vulin, aveva vietato il corteo arcobaleno, unitamente alla contromanifestazione anti-gay, la premier Ana Brnabic - lesbica dichiarata e attivista - ha dato luce verde alla manifestazione e al corteo, svoltosi peraltro sotto scorta di un ingente dispositivo di poliziotti in assetto antisommossa, e con un percorso deviato e abbreviato per le migliaia di partecipanti. La premier però non ha preso parte al corteo avendo preferito, come ha detto lei stessa, stare con le forze dell'ordine, per dare loro sostegno ed essere certa che tutti i manifestanti fossero in sicurezza. In tutto ciò non è passata inosservata l'assenza dalla scena del presidente Aleksandar Vucic, protagonista indiscusso di ogni evento rilevante nel Paese, ma che sull'Europride ha preferito farsi da parte, a conferma della scarsa predilezione per il movimento dei diritti gay. Nonostante la pioggia e il tempo autunnale, dunque, alcune migliaia di manifestanti si sono radunati nel pomeriggio simbolicamente davanti alla Corte costituzionale - che in passato a più riprese ha definito illegittimi i divieti dei Gay Pride - muovendosi poi in corteo. Mentre in vari punti del centro città gruppi di nazionalisti omofobi, appoggiati dalla Chiesa ortodossa e tenuti a bada dalla polizia, inveivano contro gli omosessuali, mostrando croci, icone e drappi religiosi, la marcia arcobaleno è stata subito deviata da massicci cordoni di agenti, che l'hanno indirizzata verso un percorso ridotto per facilitare l'arrivo allo stadio del parco Tasmajdan, dove c'era il concerto di chiusura. Alla marcia, contrassegnata da incidenti, tafferugli e decine di fermi di contromanifestanti violenti, hanno preso parte, oltre a numerosi dimostranti giunti dall'estero, anche europarlamentari, la commissaria Ue per le Pari opportunità, ambasciatori di vari Paesi, tutti a sostegno dei diritti e della diversità, per incoraggiare il futuro europeo della Serbia
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