© ufficio-stampa|Stand Up di Matteo Pizzolante è una trasformazione scultorea della climacofobia, la paura delle scale, che caratterizzava le scene di Vertigo di Alfred Hitchcock (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Città ideale di Massimo Uberti ci racconta del desiderio dello spazio urbano immaginario, attraverso un’installazione di 200 candele quotidianamente accese (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Le quattro sculture in vetro di Massimo Kaufmann riproducono alcuni frammenti del corpo sezionato di un condannato capitale, utilizzati per costruire un atlante anatomico online (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|All’ex spazio Cova nascono, crescono e si colorano non solo le muffe ma anche le opere, ricordandoci che l’arte spesso ci racconta di visioni e non per forza di materia, come nell'intervento di Mario Airò che creerà una relazione fra una vecchia tabella educativa aziendale e i muri che la ospitano (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Parole reticenti quelle dell’opera di Margherita Morgantin nascoste alla vista di chi non sa cercare (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Attraverso la metamorfosi di alcune carene di scooter Marco Ceroni crea sculture in bilico tra demoniaco e animale, innescando così un cortocircuito continuo tra reale e verosimile, tra quotidiano e perturbante (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Nell’ipercinetica epoca contemporanea, la 26enne Luisa Turuani ci pone difronte alla paura della lentezza (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|V for Victory di Loredana Longo parte dall’idea di mettere insieme immagini o elementi in netta antitesi: gli estremi possono sempre incontrarsi e dare un senso nuovo alle immagini precostituite (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa| Nel dittico di Iva Lulashi viene mixata l’iconografia erotica e quella di regime attraverso l’immagine di alcune donne seminude, in riferimento anche alla questione dell’omofobia (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Italo Zuffi, con l’opera Rarefatto, ci pone di fronte a una natura morta "mimetica" in cui materiale e soggetto riscrivono la relazione tra significante e significato (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|"Resurrezione" allude alla vita eterna che le immagini avranno su internet. Un lungo filo spinato nel quale sono inseriti boccioli di rosa rende meno respingente la paura del confine nell’opera di Giuseppina Giordano (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|"Tramonto in cattività" di Francesco Bertelé si rivelerà solo per mezz'ora al giorno nel passaggio tra il calare del sole e l’arrivo della sera (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|"Cartografia dell'Orizzonte" di Francesca Marconi indaga lo spazio del Border Scape (del confine mano/geografico) mettendo in dialogo territorio e persone, ricordandoci l’attraversamento come incontro (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Federica Perazzoli costruisce un’opera (casa-autoritratto) dal titolo "All I need": un ambiente domestico dove lo spettatore potrà accedere ma anche un involucro contenente il "minimo" contro la bulimia della vita contemporanea (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Nell'opera di Elizabeth Aro tutti i continenti hanno perso la loro collocazione e convergono irrimediabilmente, vorticosamente verso sud, come a sottolineare la perdita dei punti di riferimento (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Attraverso la disposizione forzata in verticale di una parete di cactus, Carlo Dell’Acqua ci pone di fronte al concetto di resistenza al trauma, che se non affrontato diventa stato allucinatorio (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Bea Viinamaki, con un atto performativo, riflette su creazione, nascita e identità attraverso il simbolo del sangue (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Alfredo Rapetti Mogol trasforma il seminterrato di ex spazio Cova in uno spazio al limite tra sacro e profano (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|L’ipocondria è il tema scelto da Alessandro Simonini, che attraverso una vecchia scatola del primo soccorso resa specchiante, ci costringe di fronte al nostro ritratto, alla nostra stessa paura della fine (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Tutti conoscono il peso delle parole, soprattutto quando vengono scritte, ma non tutti ne conoscono la forma o ne ricercano la struttura: Alessandro Nassiri Tabibzadeh incide a mano su un vecchio specchio una frase che ci parla di razzismo, parole invisibili che si riflettono in chi si specchia (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Adrian Paci pone lo spettatore in condizione di contemplare la vegetazione spontanea dell’ex spazio Cova in quello che possiamo considerare un unico invisibile abbraccio fra uomo e natura (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Di confini e attraversamenti, di sradicamento e cronache ci parla Riccardo Gusmaroli, con un intervento realizzato per gli spazi esterni dell’ex spazio Cova, attraverso l’uso di coperte termiche e cerotti (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Stand Up di Matteo Pizzolante è una trasformazione scultorea della climacofobia, la paura delle scale, che caratterizzava le scene di Vertigo di Alfred Hitchcock (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Città ideale di Massimo Uberti ci racconta del desiderio dello spazio urbano immaginario, attraverso un’installazione di 200 candele quotidianamente accese (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Le quattro sculture in vetro di Massimo Kaufmann riproducono alcuni frammenti del corpo sezionato di un condannato capitale, utilizzati per costruire un atlante anatomico online (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|All’ex spazio Cova nascono, crescono e si colorano non solo le muffe ma anche le opere, ricordandoci che l’arte spesso ci racconta di visioni e non per forza di materia, come nell'intervento di Mario Airò che creerà una relazione fra una vecchia tabella educativa aziendale e i muri che la ospitano (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Parole reticenti quelle dell’opera di Margherita Morgantin nascoste alla vista di chi non sa cercare (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Nell’ipercinetica epoca contemporanea, la 26enne Luisa Turuani ci pone difronte alla paura della lentezza (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|V for Victory di Loredana Longo parte dall’idea di mettere insieme immagini o elementi in netta antitesi: gli estremi possono sempre incontrarsi e dare un senso nuovo alle immagini precostituite (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa| Nel dittico di Iva Lulashi viene mixata l’iconografia erotica e quella di regime attraverso l’immagine di alcune donne seminude, in riferimento anche alla questione dell’omofobia (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Italo Zuffi, con l’opera Rarefatto, ci pone di fronte a una natura morta "mimetica" in cui materiale e soggetto riscrivono la relazione tra significante e significato (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|"Resurrezione" allude alla vita eterna che le immagini avranno su internet. Un lungo filo spinato nel quale sono inseriti boccioli di rosa rende meno respingente la paura del confine nell’opera di Giuseppina Giordano (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|"Tramonto in cattività" di Francesco Bertelé si rivelerà solo per mezz'ora al giorno nel passaggio tra il calare del sole e l’arrivo della sera (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Federica Perazzoli costruisce un’opera (casa-autoritratto) dal titolo "All I need": un ambiente domestico dove lo spettatore potrà accedere ma anche un involucro contenente il "minimo" contro la bulimia della vita contemporanea (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Attraverso la disposizione forzata in verticale di una parete di cactus, Carlo Dell’Acqua ci pone di fronte al concetto di resistenza al trauma, che se non affrontato diventa stato allucinatorio (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Bea Viinamaki, con un atto performativo, riflette su creazione, nascita e identità attraverso il simbolo del sangue (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Tutti conoscono il peso delle parole, soprattutto quando vengono scritte, ma non tutti ne conoscono la forma o ne ricercano la struttura: Alessandro Nassiri Tabibzadeh incide a mano su un vecchio specchio una frase che ci parla di razzismo, parole invisibili che si riflettono in chi si specchia (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Adrian Paci pone lo spettatore in condizione di contemplare la vegetazione spontanea dell’ex spazio Cova in quello che possiamo considerare un unico invisibile abbraccio fra uomo e natura (Ph: F. Stipari)
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