"Non esiste un movente, è stato un raptus, purtroppo lei mi aveva fatto soffrire e minacciava di non farmi più vedere mia figlia e questa minaccia mi ha fatto impazzire". Così Carlo Cosco, ex compagno di Lea Garofalo, condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio della compagna, Lea Garofalo, ha provato a convincere i giudici del processo di appello, a escludere la premeditazione. Cosco ha anche spiegato che fu lui, dopo la sentenza di primo grado, a chiedere al pentito Carmine Venturino di confessare.
Lea Garofalo, testimone di giustizia calabrese, fu uccisa a Milano il 24 novembre 2009. In primo grado erano stati inflitti sei ergastoli. L'accusa, invece, nel processo di secondo grado ha chiesto la conferma di tre ergastoli, tra cui quello a Carlo Cosco, l'ex compagno della donna, e due assoluzioni. Chiesti invece 27 anni per il pentito che ha fatto ritrovare i pochi resti del cadavere.