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Allestimento Firenze, Ex Chiesa di San Scheraggio - Foto Garbari Gabinetto Fotografico
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PITTORE TOSCANO (Metà del secolo XII) Crocifisso con storie della Passione di Cristo. Nelle tabelle laterali, i Dolenti e una Pia donna Tempera su tavola, cm 276 x 231,3 Inventario 1890 n. 432 - Foto di Claudio GiustiLa provenienza di questo capolavoro affascinante della pittura italiana delle origini è ignota. L’opera è indicata per la prima volta nell’inventario del 1881. La croce fu esposta alla Galleria dell’Accademia dal 1919 al 1948, quando rientrò agli Uffizi. Gli studiosi hanno sottolineato in maniera pressochè unanime la rilevanza assoluta del dipinto nel panorama della pittura italiana dell’epoca, ricco di rimandi alle situazioni più stimolanti e progressive riscontrabili nell’ambito del bacino mediterraneo. Tuttavia, i confronti stilistici più stringenti si possono reperire nell’ambito della cultura pisana del XII secolo e, in particolare, con le croci dipinte della chiesa di San Paolo all’Orto (oggi al Museo Nazionale di San Matteo a Pisa) e soprattutto nella bella croce della chiesa di San Frediano, la cui redazione originale è probabilmente coeva al dipinto degli Uffizi. La qualità dell’esecuzione è altissima in ogni parte dell’opera, specialmente per quanto riguarda la raffinatissima stesura pittorica, nonché per la forte carica espressiva che il maestro riesce a conferire ai personaggi che animano le scene del tabellone. Quest’ultimo aspetto in particolare sollecita un confronto di grande interesse con i personaggi dipinti da una folta schiera di pittori musulmani verso la metà del secolo XII sul soffitto ligneo della Cappella Palatina di Palermo su commissione del re Ruggero II.
3 di 6 © Ufficio stampa|PITTORE TOSCANO (Metà del secolo XII) Crocifisso con storie della Passione di Cristo. Nelle tabelle laterali, i Dolenti e una Pia donna Tempera su tavola, cm 276 x 231,3 Inventario 1890 n. 432 - Foto di Claudio GiustiLa provenienza di questo capolavoro affascinante della pittura italiana delle origini è ignota. L’opera è indicata per la prima volta nell’inventario del 1881. La croce fu esposta alla Galleria dell’Accademia dal 1919 al 1948, quando rientrò agli Uffizi. Gli studiosi hanno sottolineato in maniera pressochè unanime la rilevanza assoluta del dipinto nel panorama della pittura italiana dell’epoca, ricco di rimandi alle situazioni più stimolanti e progressive riscontrabili nell’ambito del bacino mediterraneo. Tuttavia, i confronti stilistici più stringenti si possono reperire nell’ambito della cultura pisana del XII secolo e, in particolare, con le croci dipinte della chiesa di San Paolo all’Orto (oggi al Museo Nazionale di San Matteo a Pisa) e soprattutto nella bella croce della chiesa di San Frediano, la cui redazione originale è probabilmente coeva al dipinto degli Uffizi. La qualità dell’esecuzione è altissima in ogni parte dell’opera, specialmente per quanto riguarda la raffinatissima stesura pittorica, nonché per la forte carica espressiva che il maestro riesce a conferire ai personaggi che animano le scene del tabellone. Quest’ultimo aspetto in particolare sollecita un confronto di grande interesse con i personaggi dipinti da una folta schiera di pittori musulmani verso la metà del secolo XII sul soffitto ligneo della Cappella Palatina di Palermo su commissione del re Ruggero II.
MAESTRO DELLA CROCE N. 434 (Attivo a Firenze e in Toscana dal 1230 al 1250 circa). Crocifisso con storie della Passione di Cristo Tempera su tavola, cm 250 x 200 Inventario 1890 n. 434 - Foto QuattroneL’opera è giunta fino a noi priva dei terminali e della cimasa. Il dipinto è ricordato per la prima volta agli Uffizi nel 1888, come di Scuola italiana del secolo XIII. La provenienza originale dell’opera è sconosciuta. Al pari della Croce dipinta n. 432 fu esposta alla Galleria dell’Accademia dal 1919 al 1948. L’ignoto artista che deriva la sua denominazione convenzionale proprio da quest’opera è una delle personalità più interessanti della pittura toscana della prima metà del Duecento. Si tratta di un artista di inequivocabile formazione lucchese, che tuttavia dovette essere attivo a lungo anche nel capoluogo toscano. La maggior parte degli studiosi ritengono che egli sia stato il pittore maggiormente influente per la formazione di Coppo di Marcovaldo, l’artista fiorentino più celebre prima dell’avvento di Cimabue. Non manca tuttavia l’ ipotesi alternativa che egli sia da identificare con lo stesso Coppo. L’artista si segnala soprattutto per il forte sentimento plastico-luministico che riesce a trasmettere alle sue raffigurazioni.
4 di 6 © Ufficio stampa|MAESTRO DELLA CROCE N. 434 (Attivo a Firenze e in Toscana dal 1230 al 1250 circa). Crocifisso con storie della Passione di Cristo Tempera su tavola, cm 250 x 200 Inventario 1890 n. 434 - Foto QuattroneL’opera è giunta fino a noi priva dei terminali e della cimasa. Il dipinto è ricordato per la prima volta agli Uffizi nel 1888, come di Scuola italiana del secolo XIII. La provenienza originale dell’opera è sconosciuta. Al pari della Croce dipinta n. 432 fu esposta alla Galleria dell’Accademia dal 1919 al 1948. L’ignoto artista che deriva la sua denominazione convenzionale proprio da quest’opera è una delle personalità più interessanti della pittura toscana della prima metà del Duecento. Si tratta di un artista di inequivocabile formazione lucchese, che tuttavia dovette essere attivo a lungo anche nel capoluogo toscano. La maggior parte degli studiosi ritengono che egli sia stato il pittore maggiormente influente per la formazione di Coppo di Marcovaldo, l’artista fiorentino più celebre prima dell’avvento di Cimabue. Non manca tuttavia l’ ipotesi alternativa che egli sia da identificare con lo stesso Coppo. L’artista si segnala soprattutto per il forte sentimento plastico-luministico che riesce a trasmettere alle sue raffigurazioni.
BONAVENTURA BERLINGHIERI (Attribuito a) (Lucca,metà del secolo XIII) Madonna col Bambino e santi, Crocifissione. Tempera su tavola, ciascun pannello cm 103 x 61 Inventario 1890 Nn. 8575-8576 - Foto Claudio GiustiSi tratta di un raro esemplare di dittico di dimensioni ragguardevoli. In una delle tavole sono chiaramente visibili le cerniere originali che tenevano uniti i due dipinti. L’opera pervenne alle Gallerie di Firenze dal convento delle Clarisse di Lucca. Anche queste tavole rientrarono agli Uffizi nel 1948. Bonaventura è il più celebre dei tre figli di Berlinghiero di Melanese, il capostipite della scuola pittorica lucchese, che firma e data 1235 la tavola cuspidata con San Francesco e storie della sua leggenda della chiesa di San Francesco a Pescia.
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BONAVENTURA BERLINGHIERI (Attribuito a) (Lucca,metà del secolo XIII) Madonna col Bambino e santi, Crocifissione. Tempera su tavola, ciascun pannello cm 103 x 61 Inventario 1890 Nn. 8575-8576 - Foto Claudio GiustiSi tratta di un raro esemplare di dittico di dimensioni ragguardevoli. In una delle tavole sono chiaramente visibili le cerniere originali che tenevano uniti i due dipinti. L’opera pervenne alle Gallerie di Firenze dal convento delle Clarisse di Lucca. Anche queste tavole rientrarono agli Uffizi nel 1948. Bonaventura è il più celebre dei tre figli di Berlinghiero di Melanese, il capostipite della scuola pittorica lucchese, che firma e data 1235 la tavola cuspidata con San Francesco e storie della sua leggenda della chiesa di San Francesco a Pescia.
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Agli Uffizi rivivono i dipinti più antichi
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3 di 6 © Ufficio stampa|PITTORE TOSCANO (Metà del secolo XII) Crocifisso con storie della Passione di Cristo. Nelle tabelle laterali, i Dolenti e una Pia donna Tempera su tavola, cm 276 x 231,3 Inventario 1890 n. 432 - Foto di Claudio GiustiLa provenienza di questo capolavoro affascinante della pittura italiana delle origini è ignota. L’opera è indicata per la prima volta nell’inventario del 1881. La croce fu esposta alla Galleria dell’Accademia dal 1919 al 1948, quando rientrò agli Uffizi. Gli studiosi hanno sottolineato in maniera pressochè unanime la rilevanza assoluta del dipinto nel panorama della pittura italiana dell’epoca, ricco di rimandi alle situazioni più stimolanti e progressive riscontrabili nell’ambito del bacino mediterraneo. Tuttavia, i confronti stilistici più stringenti si possono reperire nell’ambito della cultura pisana del XII secolo e, in particolare, con le croci dipinte della chiesa di San Paolo all’Orto (oggi al Museo Nazionale di San Matteo a Pisa) e soprattutto nella bella croce della chiesa di San Frediano, la cui redazione originale è probabilmente coeva al dipinto degli Uffizi. La qualità dell’esecuzione è altissima in ogni parte dell’opera, specialmente per quanto riguarda la raffinatissima stesura pittorica, nonché per la forte carica espressiva che il maestro riesce a conferire ai personaggi che animano le scene del tabellone. Quest’ultimo aspetto in particolare sollecita un confronto di grande interesse con i personaggi dipinti da una folta schiera di pittori musulmani verso la metà del secolo XII sul soffitto ligneo della Cappella Palatina di Palermo su commissione del re Ruggero II.
4 di 6 © Ufficio stampa|MAESTRO DELLA CROCE N. 434 (Attivo a Firenze e in Toscana dal 1230 al 1250 circa). Crocifisso con storie della Passione di Cristo Tempera su tavola, cm 250 x 200 Inventario 1890 n. 434 - Foto QuattroneL’opera è giunta fino a noi priva dei terminali e della cimasa. Il dipinto è ricordato per la prima volta agli Uffizi nel 1888, come di Scuola italiana del secolo XIII. La provenienza originale dell’opera è sconosciuta. Al pari della Croce dipinta n. 432 fu esposta alla Galleria dell’Accademia dal 1919 al 1948. L’ignoto artista che deriva la sua denominazione convenzionale proprio da quest’opera è una delle personalità più interessanti della pittura toscana della prima metà del Duecento. Si tratta di un artista di inequivocabile formazione lucchese, che tuttavia dovette essere attivo a lungo anche nel capoluogo toscano. La maggior parte degli studiosi ritengono che egli sia stato il pittore maggiormente influente per la formazione di Coppo di Marcovaldo, l’artista fiorentino più celebre prima dell’avvento di Cimabue. Non manca tuttavia l’ ipotesi alternativa che egli sia da identificare con lo stesso Coppo. L’artista si segnala soprattutto per il forte sentimento plastico-luministico che riesce a trasmettere alle sue raffigurazioni.
5 di 6 © Ufficio stampa|BONAVENTURA BERLINGHIERI (Attribuito a) (Lucca,metà del secolo XIII) Madonna col Bambino e santi, Crocifissione. Tempera su tavola, ciascun pannello cm 103 x 61 Inventario 1890 Nn. 8575-8576 - Foto Claudio GiustiSi tratta di un raro esemplare di dittico di dimensioni ragguardevoli. In una delle tavole sono chiaramente visibili le cerniere originali che tenevano uniti i due dipinti. L’opera pervenne alle Gallerie di Firenze dal convento delle Clarisse di Lucca. Anche queste tavole rientrarono agli Uffizi nel 1948. Bonaventura è il più celebre dei tre figli di Berlinghiero di Melanese, il capostipite della scuola pittorica lucchese, che firma e data 1235 la tavola cuspidata con San Francesco e storie della sua leggenda della chiesa di San Francesco a Pescia.
6 di 6 © Ufficio stampa|BONAVENTURA BERLINGHIERI (Attribuito a) (Lucca,metà del secolo XIII) Madonna col Bambino e santi, Crocifissione. Tempera su tavola, ciascun pannello cm 103 x 61 Inventario 1890 Nn. 8575-8576 - Foto Claudio GiustiSi tratta di un raro esemplare di dittico di dimensioni ragguardevoli. In una delle tavole sono chiaramente visibili le cerniere originali che tenevano uniti i due dipinti. L’opera pervenne alle Gallerie di Firenze dal convento delle Clarisse di Lucca. Anche queste tavole rientrarono agli Uffizi nel 1948. Bonaventura è il più celebre dei tre figli di Berlinghiero di Melanese, il capostipite della scuola pittorica lucchese, che firma e data 1235 la tavola cuspidata con San Francesco e storie della sua leggenda della chiesa di San Francesco a Pescia.