Il Parlamento britannico, riunito di sabato come in passato solo in tempo di guerra, ha approvato il cosiddetto emendamento Letwin che rinvia il "voto significativo" sull'accordo tra Boris Johnson e Ue sulla Brexit a dopo l'approvazione della legge attuativa dell'intesa. Il premier è ora costretto a chiedere entro sera un nuovo rinvio a Bruxelles rispetto al 31 ottobre, ma insiste: "Non negozierò un'altra proroga".
Secondo Johnson l'accordo che porta al voto è la via migliore disponibile, a suo dire, per chiudere la sfida della Brexit e chiuderla il 31 ottobre senz'altri rinvii. Seguirà un primo botta e risposta e quindi il dibattito vero e proprio sull'accordo. Le operazioni di voto sono previste, salvo ritardi, a partire dalle 15:30 italiane. Ma prima vi sarà il voto sugli eventuali emendamenti che verranno ammessi dallo speaker John Bercow: uno dei quali - pro rinvio - particolarmente insidioso per il governo.
Emendamento per il rinvio del voto - L'emendamento che conta davvero, fra quelli sottoposti alla valutazione dello speaker, è quello presentato dal dissidente ex Tory Oliver Letwin, e appoggiato da altri ribelli come Philip Hammond oltre che da molti deputati di opposizione, che di fatto mira a imporre una nuova proroga della Brexit: suggerendo che l'accordo raggiunto a Bruxelles dal premier, anche se approvato, resti sospeso (in modo da evitare l'asserito rischio che il no deal possa rientrare dalla finestra) fino all'approvazione di tutta la legislazione connessa. Quindi verosimilmente oltre la scadenza del 31 ottobre, contro il volere di Johnson. Intanto, l'ex premier laburista Tony Blair attacca in un'intervista alla Bbc il 'Boris deal'. E si dice convinto che possa passare solo se prevarrà un atteggiamento di "stanchezza", a ormai oltre tre anni dal referendum del 2016.
Boris: oggi o mai più - Boris Johnson è pronto invece a cancellare il voto parlamentare di oggi se la Camera dei Comuni approverà prima un emendamento che mira a imporre comunque un rinvio oltre il 31 ottobre. Lo riferisce la Bbc. La mossa aprirebbe uno scontro istituzionale, visto che Johnson si rifiuterebbe a quel punto di
inviare a Bruxelles una richiesta di proroga, in sfida alla cosiddetta legge anti-no deal, rimettendo di fatto sul tavolo il no deal anche a costo di un braccio di ferro in tribunale.
Johnson ha il sostegno dei falchi anti-Ue del suo partito - Le speranza del premier britannico Boris Johnson di far approvare dal parlamento britannico l'accordo sulla Brexit sono state confortate dal sostegno dell'European Research Group, manipolo di deputati conservatori falchi della Brexit. La leadership del gruppo, compresi resi i 28 ultras che si definiscono "spartani", ha invitato i suoi sostenitori a votare per l'accordo, al termine di una riunione di prima mattina a Westminster. Johnson ha bisogno dei voti di quasi tutti gli "spartani" del suo partito per far approvare l'accordo.