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Il mito della “Due Cavalli” lega il secolo di Citroen

Se cʼè unʼauto che incarna lo spirito del secolo Citroen, questa è la “due cavalli”

Se cʼè unʼauto che incarna lo spirito del secolo Citroen, questa è la “due cavalli”. Un modello che è stato sul mercato per quasi mezzo secolo, eppure anche alla fine della sua parabola appariva ancora come agli albori: originale, unico, impareggiabile. E nel centenario di Citroen che cade questʼanno, al gran libro della 2CV sono state dedicate ancora tante pagine.

Alla conquista di città e campagna

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Una gestazione lunga, laboriosa, quella dellʼutilitaria francese, il cui sviluppo iniziò prima della II Guerra Mondiale, nel 1936. Il prototipo ebbe poi luce soltanto a fine guerra, al Salone di Parigi del 1948, dopo che a metter le mani sul design fu lʼitaliano Flaminio Bertoni. Il primo nome del progetto fu “Toute Petite Voiture”, cioè una vettura piccola ma non troppo, più adatta alle campagne francesi che non alle città. Doveva essere lʼauto della famiglia contadina, del medico condotto o del veterinario, e avere un bel bagagliaio capiente per trasportare la merce al mercato

Il capitolato del progetto consegnato agli ingegneri Citroen parlava chiaro: trasportare due contadini e “un barilotto di vino o cinquanta chili di patate e un paniere di uova attraverso un campo arato senza romperne uno”! Il boom economico del Secondo dopoguerra aiutò lʼexploit della 2CV, che dopo le campagne conquistò la città, superando le frontiere francesi ben prima che si parlasse di mercato unico europeo. A Parigi la 2CV trovò i suoi spazi ideali.

Oggi la creazione Citroen si fa vanto di essere una delle auto più famose del XX Secolo, insieme alle tedesche Maggiolino e Golf, allʼinglese MINI, alle italiane 500 e Panda. Un successo che si è protratto oltre la sua generazione, tanto da restare in produzione fino al 1990 (in una fabbrica portoghese) ed essere venduta in oltre 5 milioni di esemplari.

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