Il blitz è scattato all'alba. In manette sono finite 23 persone, tra Avellino, Mercogliano e Monteforte. Un duro colpo, quello inferto dalla Dda di Napoli al cosiddetto “Nuovo Clan Partenio“, affiliato alla camorra. Tra gli indagati c'è anche il coordinatore irpino della Lega che si è autosospeso dall'incarico. Morano ha inviato la sua decisione alla segreteria del Carroccio, in attesa di poter chiarire la sua posizione davanti ai magistrati.
Le forze dell'ordine hanno perquisito l’abitazione dell'imprenditore avellinese che adesso è tra i 17 indagati a piede libero. Per i pm Morano avrebbe avuto un appoggio elettorale dalla camorra in cambio di interventi tesi a garantire l’esito positivo di alcune pratiche amministrative di natura edile a cui il clan era interessato. I fratelli Galdieri, dell’omonima famiglia camorristica, secondo la Dda, avrebbero indirizzato e dirottato voti verso il candidato leghista e verso altri candidati come Damiano e Luigi Genovese, figlio e nipote del boss Amedeo. In due intercettazioni, datate 17 maggio e 27 maggio 2018, Pasquale Galdieri (tra i 23 arrestati), invita amici e familiari a votare Morano ("si e’ “…sempre messo a disposizione”) e, nell’altra, legge un sms inviato a Morano in cui farebbe riferimento a una pratica a cui è interessato. Agli atti figura anche un’altra intercettazione, datata 29 giugno 2018, in cui Damiano Genovese e Sabino Morano, sempre secondo la Dda, entrano nei dettagli delle dinamiche camorristiche del clan Genovese e della situazione politico-amministrativa ad Avellino.
Fondamentali nell'inchiesta, le intercettazioni disposte dalla Procura. "...Ho vinto, stiamo al Comune" - diceva durante un colloquio in carcere a voghera, Damiano Genovese, figlio del boss considerato il capo dell'omonimo clan irpino, E con Damiano, appena eletto alle amministrative di Avellino con il Carroccio, ci sono anche altri familiari. Nella stessa conversazione Damiano porta al padre i saluti di un sindaco irpino.
Solo due mesi fa, alcune auto in uso all'esponente politico leghista Sabino Morano vennero incendiate vicino alla sua casa nel capoluogo irpino. Gli inquirenti sono convinti che il segretario del carroccio e altre persone coinvolte nell'inchiesta sarebbero riconducibili, per interposta persona, al clan nel mirino della Dda. Le accuse vanno dalla turbata libertà degli incanti, al trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio. Tra le abitazioni perquisite, anche di un avvocato avellinese.