"Posso giocare per un periodo che va dalle 6 alle 14 ore, tutti i giorni. È il mood della mia vita: mi sveglio e ci penso, vado a letto e ci penso", queste le parole di James Wisniewski all'emittente inglese BBC. Il 28enne di Pembroke, una cittadina del Galles occidentale si è dichiarato gaming-dipendente, sostenendo quanto il gioco lo "consumi", a tal punto da avere difficoltà a prestare piena attenzione ai potenziali partner perché il suo pensiero costante è quello di "tornare a casa e giocare".
"Non voglio una relazione. A meno che non sia con qualcuno che voglia sedersi con me e giocare ai videogiochi, semplicemente non lo faccio". James non ha problemi a rivelare la sua dipendenza e di trascorrere "una malsana quantità di tempo online e incollato ai monitor. Non mi sono mai preso la briga di combattere questa ossessione perché mi fa stare bene".
È di pochissimi giorni fa la notizia dell'inaugurazione di una clinica per le dipendenze da videogame a opera del Servizio Sanitario Nazionale britannico, che aveva ripetutamente sostenuto quanto ormai il problema si stesse allargando a macchia d'olio fino a influenzare enormemente la quotidianità di moltissimi giovani.
A ribadirlo è lo stesso James, che dice di sentirsi "al massimo" nei momenti di vittoria, ma di vivere enormi cali di umore diventando irascibile in situazioni più frustranti. "L'altro giorno stavo giocando con i miei compagni e mi sono innervosito di colpo, così ho lanciato il controller al muro e ho rotto il cavo di ricarica."
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Questo stato incide anche sulla sua condizione fisica. Il suo lavoro lo costringe a trascorrere diverse ore in macchina e una volta a casa si rimette seduto a giocare, con gravi e dolorose ripercussioni sulla sua schiena. L'assuefazione è tale da farlo continuare a giocare sebbene esausto. Per questo sottolinea quanto sia importante avere un supporto psicologico atto ad aiutare persone come lui, le cui vite non sono altro che il risultato di una smodata ossessione per i videogiochi.
James è fermamente convinto che con l'apertura della prima clinica per le dipendenze da gioco. il SSN si sia mosso nella giusta direzione. "Penso che questo sia un enorme passo avanti, nell'aiutare gli adolescenti e gaming-dipendenti" e come giocatore appassionato, ritiene inoltre che sarebbe fondamentale che le aziende si attivino sempre di più per aiutare i giocatori a migliorare le proprie abitudini, riconducendole verso abitudini di gioco più equilibrate e sane.