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Guerra in Siria, l'appoggio a Erdogan dei calciatori Cengiz Under e Merih Demiral fa infuriare i tifosi

Si scatena via Twitter la polemica dopo l'endorsement all'operazione "Primavera di pace" da parte dei due giocatori turchi della Serie A. Tra i primi a reagire Giuseppe Falcao, ex colonna giallorossa

Il saluto militare e la bandiera della Turchia con indosso la maglia dell'As Roma. Così il calciatore turco Cengiz Under, in forze alla compagine giallorossa dal 2017, dichiara dal suo profilo Twitter l'appoggio all'operazione militare del presidente Erdogan contro i curdi. E subito si scatena la polemica; il primo a innescarla è Giuseppe Falcao, il figlio dell'ex colonna giallorossa Paulo Roberto. In tanti chiedono una presa di posizione della società, mentre anche lo juventino Merih Demiral, poche ore prima, aveva fatto il suo endorsement ed era finito nell'occhio del ciclone per lo stesso motivo.

Guerra in Siria, l'appoggio a Erdogan del romanista Cengiz Under e dello juventino Merih Demiral fa infuriare i tifosi

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Così mentre migliaia di attivisti in Italia organizzano proteste e marce per fermare la guerra di Ankara in Siria, dai loro profili Twitter i calciatori turchi proclamano il loro sostegno all'operazione militare di Erdogan.

E Cengiz Under lo fa indossando addirittura la maglia della sua squadra, gesto che i tifosi giallorossi non riescono a perdonargli, a tal punto da chiedere alla società di prendere le distanze dall'attaccante. 

“'Testa di calciatore buona solo per portare cappello'. Quando fai ste cose, levati quella maglia... #freekurdistan", gli ha scritto in risposta, Giuseppe Falcao, figlio del leggendario giallorosso Paulo Roberto, riprendendo una delle celebri frasi dell'allenatore Vujadin Boskov.

Anche il mondo politico si è schierato contro questa uscita. Arriva la condanna di Paolo Cento, ex deputato di Sinistra italiana-Leu e presidente del Roma Club di Montecitorio: "Mi stanno chiamando tanti romanisti e hanno ragione a protestare in un momento di tensione internazionale e di sofferenza del popolo curdo, cui tutta la comunità internazionale dovrebbe almeno riconoscenza per la lotta all'Isis".

Anche il difensore della Juventus  Merih Demiral, qualche ora prima e sempre via Twitter, si era schierato con la decisione di Erdogan di invadere la Siria con un post che immortala un soldato turco nell'atto di porgere la mano a una bambina. Sullo sfondo una camionetta con la bandiera del suo Paese. "La Turchia - recita la didascalia - ha un confine di 911 chilometri con la Siria, un corridoio di terroristi. Il Pkk e l'Ypg sono stati responsabili della morte di circa 40mila persone, tra cui donne, bambini, neonati. La missione della Turchia è quella di prevenire la creazione di un corridoio terroristico sui nostri confini meridionali e di riportare due milioni di siriani in una zona sicura". Ad accompagnare il post l'hashtag 'Operation Peace Spring'.

Una presa di posizione, questa, che era stata accolta positivamente ed esaltata dai connazionali e i sostenitori di Erdogan, ma aspramente criticata da tantissimi utenti che hanno espresso preoccupazione per le sorti del popolo curdo.

Benzina sul fuoco, dunque, è stato il post successivo dell'attaccante della Roma, che ha postato una foto di una sua esultanza, il saluto militare, accompagnandola a tre emoticon raffiguranti le bandiere della Turchia. Un tweet interpretabile come sostengo alle azioni dell'esercito del suo Paese. Per questo tra le tante critiche c'è chi invita la Roma a obbligare il giocatore a cancellare il messaggio.

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