LA SCHEDA

Migranti, la Commissione Ue propone una lista di Paesi d'origine sicuri: ci sono anche Egitto e Bangladesh

Il primo elenco stilato da Bruxelles, ancora suscettibile di modifiche, riporta sette Paesi: Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia

© Ansa

La Commissione Ue ha proposto una prima lista Ue di "Paesi di origine sicuri" dei migranti richiedenti asilo in Europa. Come anticipato a marzo dalla presidente Ursula von der Leyen, è stato stilato un elenco iniziale di sette Stati extra-Ue: Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. A questi si aggiungono anche i Paesi attualmente candidati a entrare nell'Unione europea, giudicati idonei "in linea di principio a essere designati come sicuri".

Alcuni Stati membri dispongono già di elenchi nazionali di Paesi di origine sicuri. Il nuovo elenco di Bruxelles integrerà la lista già esistente e consentirà un'applicazione più uniforme delle regole.

Cosa significa che un Paese d'origine dei migranti è "sicuro" -

 L'obiettivo delle istituzioni comunitarie è quello di consentire agli Stati membri di trattare le domande di asilo in modo più rapido, con una "procedura accelerata" o "di frontiera", quando ci sono alte probabilità che siano infondate perché il Paese di provenienza dei richiedenti è considerato "sicuro". La Commissione propone di attuare in anticipo due importanti possibilità per gli Stati membri previste dal nuovo Patto sull'immigrazione siglato lo scorso anno:

  • applicare la procedura di frontiera o una procedura accelerata (tre mesi invece di sei) alle persone provenienti da Stati in cui, in media, il 20% o meno dei richiedenti ottiene protezione internazionale nell'Ue (soglia del 20% del tasso di riconoscimento);
  • designare i Paesi terzi sicuri e i Paesi di origine sicuri con alcune eccezioni, che escludano regioni specifiche negli stessi Stati terzi o categorie di persone chiaramente identificabili.

La lista dei Paesi sicuri non è definitiva: come funziona -

 La lista presentata a Bruxelles, una volta approvata dai co-legislatori (Parlamento europeo e Consiglio Ue), diventerà obbligatoria per tutti gli Stati membri. Questi ultimi potranno tuttavia continuare a mantenere e applicare i propri elenchi nazionali, integrandoli con altri Paesi d'origine "sicuri". Se un Paese d'origine sicuro viene sospeso o rimosso dalla lista generale dell'Ue, gli elenchi nazionali potranno continuare a includerlo solo se la Commissione non si opporrà (entro due anni). Il processo è dunque sottoposto a una valutazione continua.

Nella lista rientrano anche gli Stati candidati all'Ue -

 D'altra parte, come già accennato, la Commissione ritiene che tutti le nazioni candidate all'adesione all'Ue, in linea di principio, soddisfino i criteri per essere designati come Paesi di origine sicuri. Questo perché, nell'ambito del loro percorso di adesione, questi Paesi si impegnano a raggiungere la stabilità di istituzioni che garantiscano la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la tutela delle minoranze (i "criteri di Copenaghen").

Quando un Paese d'origine dei migranti non è "sicuro" e quando no -

 L'elenco Ue dei Paesi di origine sicuri è fondato su un processo dinamico: la lista può essere ampliata o rivista nel tempo. Gli Stati inclusi nella lista possono anche essere sospesi o rimossi dall'elenco qualora non soddisfino più i criteri per essere designati come "sicuri". Un Paese candidato all'Ue verrebbe escluso solo in determinate circostanze specifiche: violenza indiscriminata in situazioni di conflitto, sanzioni adottate dal Consiglio Ue nei suoi confronti, o un tasso di riconoscimento dei richiedenti asilo a livello Ue, per i propri cittadini, superiore al 20%. La proposta della Commissione si basa su un'analisi dell'Agenzia dell'Ue per l'asilo (Euaa) e su altre fonti, tra cui informazioni provenienti dagli Stati membri, dal Servizio europeo di azione esterna (Seae) e da organizzazioni non governative.

Quanto è sicuro lo status di "Paese sicuro"? -

 Come sottolineato dalla Commissione europea, "la designazione come Paese di origine sicuro non costituisce una garanzia di sicurezza per tutti i cittadini di quel Paese". Gli Stati membri "devono condurre una valutazione individuale di ciascuna domanda di asilo, indipendentemente dal fatto che la persona provenga o meno da uno Stato d'origine sicuro".

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