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Tokyo, trova l'indirizzo del suo idolo pop con il riflesso nella sua pupilla e la stalkerizza: arrestato il giovane fan

L'incredibile storia ha come vittima una star della musica nipponica. Aggredita e molestata da un 26enne riuscito a localizzare la sua abitazione tramite una foto condivisa dalla cantante via social

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Lei, una cantante pop seguitissima dai giovani in Giappone, ha condiviso sui social una sua foto ad alta risoluzione. Lui, un 26enne fan della star, ha scoperto dove viveva la donna allargando l'immagine della casa riflessa nella pupilla tramite Google Street e poi ha stalkerizzato, pedinato, molestato e perfino aggredito l'idolo pop. Lei, Ena Matsuoka, l'ha subito denunciato e la polizia di Tokyo ha poi arrestato il suo persecutore, Hibiki Sato. 

Aggredita sotto casa - L'aggressione alla donna risale al primo settembre. Matsuoka sta ritornando nella sua casa di Tokyo quando l'uomo la aggrediesce alle spalle. Poi, la trascina  via portandola in un luogo appartato, dove la molesta finché lei riesce a scappare.  La cantante va subito a fare la denuncia all polizia metropolitana di Tokyo, mostrando agli agenti i lividi causati dall'aggressione. Sato viene arrestato il 17 settembre, confessa subito dicendo di essere un grande fan della cantante e racconta poi alla polizia in che modo aveva ottenuto le informazioni sulla sua casa e il suo indirizzo. 

Pericoli social - Una storia che ha dell'incredibile e che pone nuovi interrogativi sui rischi che si corrono condividendo informazioni e immagini via social. Il fan di Ena ha infatti incrociato una serie di dettagli carpiti all'account della cantante per risalire al suo indirizzo e per mettere in atto il suo progetto. Secondo i media giapponesi, per individuare l'indirizzo della cantante, Sato ha analizzato con cura altre foto condivise da lei sui social, come il suo appartamento. Ed è così arrivato a scovare la sua abitazione. A quel punto ha potuto mettere in atto il suo piano, con appostamenti e molestie. 

Il Tokyo Shmbun, un quotidiano della capitale giapponese che si è occupato del caso, avverte che anche semplici selfie postati per caso potrebbero mostrare palassi circostanti, permettendo a eventuali molestatori di identificare la località in cui vivono le loro potenziali vittime.. E mette in guardia perfino dal fare il segno della vittoria con la mano nelle foto, perché le impornte digitali potrebbero essere rubate.  

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