Diciotto persone a processo per aver diffamato Andrea Papi, il runner 26enne ucciso da un'orsa, JJ4, a Caldes, in Trentino, il 5 aprile 2023, la sorella Laura e la fidanzata Alessia Gregori mediante post offensivi su Facebook. Il pubblico ministero Patrizia Foiera ha infatti emesso il decreto di citazione diretta a giudizio per tutti gli imputati, rinviando all'udienza predibattimentale del 9 settembre.
La reazione della famiglia -
"Apprendiamo con soddisfazione l'esito delle indagini penali svolte sulle numerose, inqualificabili e ingiustificabili affermazioni che erano state rivolte, senza motivo, alla famiglia Papi, colpita in modo totalmente irrispettoso in un momento per loro delicatissimo e straziante - commenta in una nota Maurizio Cibien, referente Giesse Assicurazioni a Trento e Bolzano, che affianca legalmente la famiglia Papi. - Noi avevamo segnalato, complessivamente, 21 profili social. Siamo consapevoli delle difficoltà nella ricerca degli autori di post diffamatori, spesso nascosti dietro nickname o profili falsi, ma il lavoro certosino della Procura ha permesso di individuare con certezza 18 persone che ora andranno a processo".
"Affiancheremo la famiglia Papi anche in questa 'battaglia' e, tramite i nostri legali fiduciari, valuteremo la costituzione di parte civile con la sorella e la fidanzata di Andrea - conclude Cibien, di Giesse - Al momento siamo tutti in apprensione per Carlo Papi, il papà di Andrea, che si trova ancora ricoverato in ospedale a seguito del terribile incidente di qualche settimana fa".
A due anni dalla tragedia la Val di Sole ha ricordato il 26enne ucciso da JJ4 -
"A due anni da quel giorno che ha segnato profondamente un'intera comunità, il pensiero corre ad Andrea Papi, la prima vittima del progetto Life Ursus. Il suo ricordo è più vivo che mai". Così sui social decine di gruppi della trentina val di Sole dove, il 5 aprile di due anni fa, il 26enne fu ucciso dall'orsa JJ4 mentre faceva jogging sui sentieri del monte Peller.
"Andrea, che amava profondamente la montagna e la vita, ignaro del pericolo che circolava vicino a casa, attende ancora giustizia - si legge in un post -. Il suo sorriso, la sua passione per la natura e la sua voglia di vivere restano indelebili nella memoria di chi lo ha conosciuto. Non sarà solo ricordato: il suo nome resterà il simbolo di una vita spezzata troppo presto, la prima vittima di un pericolo sottovalutato, creato e imposto da chi, spinto da interessi economici e dalla ricerca di finanziamenti europei, ha voluto l'introduzione degli orsi sloveni, ignorando le preoccupazioni e i diritti delle persone che vivono su questo territorio".