Nella notte del 13 marzo, intorno all'1.25, si è verificata una scossa di magnitudo 4.4 nell'area vulcanica dei Campi Flegrei a Napoli. L'epicentro è stato localizzato in mare, a Pozzuoli, a due chilometri di profondità. Il sisma, però, è stato percepito maggiormente e ha fatto più danni a Napoli, nel quartiere di Bagnoli. "Le Iene" si sono recate sul posto per mostrare gli effetti che il sisma ha provocato su alcuni palazzi e per documentare alcuni problemi legati alla gestione dell'emergenza. Secondo quanto riporta il programma di Italia 1, infatti, ci sarebbe stato un problema di comunicazione con la protezione civile riguardo alla predisposizione temporanea di letti per i cittadini del quartiere.

Gli effetti del sisma -
Una scossa di magnitudo 4.4 all'1.25 di giovedì 13 marzo ha fatto alzare di colpo e scendere per strada migliaia di cittadini dell'area metropolitana di Napoli. Tra i luoghi più colpiti c'è il quartiere di Bagnoli, non molto distante dai Campi Flegrei da cui è partito il sisma. "Le Iene" raccolgono la testimonianza di alcune persone che mostrano gli effetti che questo fenomeno ha prodotto sulle loro abitazioni: muri crollati, scrostati e crepe che potrebbero addirittura compromettere l'agibilità di alcune case. "Io non ho più una parete salva, non ti saprei dire se sono crepe importanti", racconta Francesca ai microfoni del programma di Italia 1. "Finché non viene qualcuno che ci dice che non ci sono lesioni gravi, non torniamo qui", spiega una ragazza che abita nel condominio. Nel frattempo per strada alcuni vigili del fuoco stanno valutando l'agibilità di alcuni palazzi. "Gli utenti che chiamano il 115 possono sapere se gli è consentito dormire in casa o no", spiega uno dei vigili.
I problemi di gestione -
"Le Iene", parlando con alcuni abitanti, sottolineano alcuni problemi nella gestione dell'emergenza. A Bagnoli fino al 2008 c'era una base Nato che da decenni è in disuso, ma che dovrebbe servire al quartiere come centro per le emergenze dei terremoti. I cittadini, spaventati per il terremoto, si sono recati lì e hanno trovato tutto chiuso. Il numero della protezione civile, inoltre, come provato dallo stesso inviato de "Le Iene", risponde alle chiamate solo dal lunedì al sabato dalle 8 alle 20 e quindi ha potuto fornire consigli ai cittadini. Un altro problema riguarda l'accoglienza delle persone che sono state costrette a lasciare temporaneamente le loro case. Nella tendopoli allestita vicino alla ex base della Nato non c'erano brandine, ma solo sedie di plastica che hanno costretto molte persone a dormire in macchina. Centinaia di letti, in realtà, erano stati predisposti nella sede della municipalità, ma non erano stati adeguatamente pubblicizzati. Il programma di Italia 1, il giorno successivo, è andato così a chiedere spiegazioni al capo della protezione civile. "La protezione civile non fa soccorso tecnico urgente ordinario e neanche soccorso sanitario. La regione Campania è una delle poche a non avere un numero unico di emergenza", spiega il capo della protezione civile riguardo alla questione del numero del centralino chiuso. Infine, rispetto al discorso della tendopoli, precisa: "Non bisogna confondere l'area di attesa da quella di accoglienza. C'è stato, però, un problema di comunicazione e sposo pienamente la tua tesi".