al processo d'appello bis

Omicidio Willy Monteiro, i fratelli Bianchi: "Non siamo mostri, chiediamo scusa"

La testimonianza degli imputati in aula, in videoconferenza dal carcere. Gabriele: "Mai ammetterò un reato che non ho commesso". Marco: "Ho dato io un calcio a Willy"

© Instagram|  I fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, accusati dell'omicidio di Willy Monteiro

Gabriele e Marco Bianchi, durante il processo d'appello bis che li vede imputati per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte, affermano in Aula: "Non siamo mostri, chiediamo scusa alla famiglia di Willy per il dolore che sta provando e per quello che è avvenuto". Willy morì al culmine di un violento pestaggio il 6 settembre 2020 a Colleferro, in provincia di Roma. I due hanno deciso di rendere una dichiarazione in aula prima del ritiro dei giudici in camera di consiglio per la sentenza che è attesa per il primo pomeriggio. "Morirò in carcere, ma non ammetterò mai un reato che non ho commesso. Io Willy non l'ho colpito. Questo è certo e non dirò mai una cosa per un'altra", ha sottolineato Gabriele Bianchi.

Gabriele Bianchi: "Vorrei solo tornare indietro a quella notte" -

 In videoconferenza dal carcere, Gabriele ha continuato: "Sto frequentando un corso per la giustizia riparativa. A me dispiace intensamente per quello che è successo, farei di tutto per tornare indietro rispetto a quello che accadde quella notte".

Marco Bianchi: "Io ho tirato il calcio a Willy" -

 Marco ha ammesso di "aver tirato un calcio al ragazzo, e ha detto: "Mi dispiace per quanto avvenuto. Io ho dato un calcio e sono addolorato di aver causato dolore alla famiglia di Willy, sono responsabile del mio calcio. Non mi nascondo. Mi dispiace che mio fratello è stato coinvolto in questa situazione, ma lui non ha mai toccato Willy. Mi dispiace per tutto. Non siamo però quei ragazzi come ci hanno descritti". E ancora ha aggiunto "di non aver mai toccato Willy quando era a terra. Pago la mia responsabilità. Chiedo scusa, ma non siamo i mostri descritti". 

Gabriele: "Oggi sono una persona migliore" -

 Gabriele ha quindi aggiunto: "Oggi sono una persona migliore e lo sto dimostrando in tutti i modi. Spero di abbracciare mio figlio fuori dalle mura del carcere. Vorrei ringraziare le persone che mi sono state accanto, soprattutto la madre di mio figlio. E chiedo scusa alla famiglia di Willy". 

I giudici in camera di consiglio -

 I giudici della Corte d'assise d'appello bis di Roma si sono quindi ritirati in camera di consiglio per la sentenza sull'omicidio. La Procura generale di Roma aveva sollecitato, nell'udienza del 17 gennaio, la pena dell'ergastolo per i due fratelli. I magistrati dovranno ora valutare, su richiesta della Corte di Cassazione, le attenuanti che, riconosciute in primo grado, caddero in appello portando la pena dell'ergastolo a 24 anni. 

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