Il sistema giudiziario italiano potrebbe cambiare

Atteso il verdetto della Corte europea per i diritti umani sull'ergastolo ostativo

Il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra; "Così depotenziata la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo"

Oggi la Corte europea dei diritti umani deciderà se bocciare l’ergastolo ostativo. Secondo i giudici di Strasburgo, questa pena detentiva sarebbe contraria all’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani, che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti. Il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra si è espresso contro la possibile bocciatura: “Così la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo verrebbe depotenziata. Un colpo alla memoria dei magistrati Falcone e Borsellino".

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Il ricorso del boss mafioso Marcello Viola contro l’ergastolo ostativo - Per i condannati all’ergastolo ostativo, non ci possono essere benefici penitenziari, come ad esempio la libertà condizionale senza collaborazione con la giustizia. E’ previsto solo per delitti di associazione di tipo mafioso, sequestro di persona a scopo di estorsione e associazione finalizzata al traffico di droga. Il dibattito internazionale in materia è iniziato il 13 giugno 2019, quando la Cedu ha dato ragione al boss mafioso Marcello Viola, che aveva fatto ricorso al Tribunale di Strasburgo contro l’ergastolo ostativo al quale era stato condannato. Contro questa sentenza, l’Italia ha presentato un ulteriore ricorso, che oggi verrà accolto o respinto. 

Le conseguenze della bocciatura della Corte europea - Intanto, dopo la sentenza di giugno, altri 262 ergastolani hanno presentato ricorso alla Corte Europea e al Comitato della Nazioni Unite. Se l’azione dell’Italia al Tribunale di Strasburgo venisse respinta, lo Stato dovrebbe risarcire tutti i detenuti che hanno fatto richiesta e rivedere il sistema di carcere duro 41 bis, approvato all’interno della legge Gozzini il 10 ottobre 1986. Strumento giudiziario giudicato essenziale per la lotta alla criminalità organizzata, impedisce ai carcerati di relazionarsi con l’organizzazione di cui facevano parte. Questo sistema è stato più volte volte criticato dalla Cedu. 
“C'è il rischio di ritrovarci fuori dal carcere boss mafiosi e terroristi”, ha commentato il ministro degli esteri Luigi Di Maio. "Non si tratta di un problema che interessa solo l’Italia, ne va della sicurezza di tutta l’Europa".