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Ghost Recon Breakpoint, a lezione di strategia con un veterano americano

Ubisoft ha chiesto il supporto di un militare delle Forze Speciali americane per rendere lo sparatutto più realistico

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A Ubisoft piace fare le cose per bene, ormai è un dato di fatto. Nella realizzazione del secondo capitolo di Ghost Recon di recente uscita, Ghost Recon: Breakpoint, il team ha deciso di farsi dare una mano da un membro delle Forze Speciali americane, Emil Daubon, con il preciso intento di rendere il gameplay piu realistico possibile.

Veterano con diciassette anni di servizio attivo e diverse missioni in Afghanistan, Daubon ha raccontato a GameSpot come sia entrato a far parte del team nello sviluppo dello sparatutto. "Mi è capitato di conoscere uno degli sceneggiatori alla Columbia University" dove Daubon stava conseguendo una specializzazione in scrittura e sceneggiatura "così mi ha messo in contatto con Ubisoft che era alla ricerca di un altro content writer per Breakpoint".

"Quando hanno scoperto che ero un veterano, il mio ruolo si è rapidamente evoluto da scrittore a consulente tecnico e ho così messo a disposizione del team il mio background militare".

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Daubon, che aveva già all'attivo diverse sceneggiature per piccole produzioni cinematografiche, racconta di aver dato una mano soprattutto nel comparto ruolistico del gioco, in special modo nelle scene che includevano particolari modi di dire tipici del gergo militare e le barzellette da camerata: "I soldati in pattuglia si raccontano barzellette o si prendono in giro tra loro per ingannare il tempo. C'è una varietà infinita di dialoghi che si scambiano e che non hanno a non hanno nulla a che fare con tattica e strategia".

"Secondo me, creare un gioco dove si parli unicamente di aspetti tecnici non lo rende per nulla realistico, quando la realtà dei fatti si rivela spesso essere quella di due giovani che stanno di vedetta per diverse ore sotto la pioggia battente e prendono a scherzare per stemperare la tensione".

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Il veterano tocca inoltre diversi altri argomenti e come gli sia stato chiesto in diverse occasioni di confermare se le armi "suonassero" in quel modo: "Una delle lamentele principali che ho visto su diversi forum è che negli sparatutto a tema militare, le armi abbiano tutte lo stesso suono e che non vi sia grande differenza nel possederne una piuttosto che un'altra".

"Così mi è stato chiesto di sedermi insieme al team e ascoltarne i diversi suoni, Spesso le ho anche provate per poi dedicarmi con i tecnici audio all'equalizzazione dei volumi e degli effetti".

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Daubon parla infine della sua esperienza con l'attore Jon Bernthal: "Mi è capitato di lavorare al fianco di diverse celebrità hollywoodiane e onestamente Jon è stato uno degli attori più in gamba con cui abbia mai collaborato. Veniva in studio  prestissimo, ogni giorno, prestando attenzione a qualsiasi suggerimento e caricando della sua enorme umanità aspetti della carriera militare che spesso non lo sono affatto".

"Il punto cruciale in un videogame è creare una dimensione immaginaria che risulti realistica e alcune persone sono adatte a incarnare tutto ciò. Sono un stato un Ghost nella vita reale e mi piacerebbe che anche i giocatori possano diventarlo a modo loro nel loro mondo virtuale".

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