Inchiesta Open, prosciolti Matteo Renzi e gli altri dieci indagati | L'ex premier: "Scandalo assoluto, ho vissuto da appestato"
Cadono le accuse anche nei confronti degli ex ministri Maria Elena Boschi e Luca Lotti, l'imprenditore Marco Carrai e l'avvocato Alberto Bianchi. L'ex premier: "Meloni, M5s e parte del Pd dovrebbero chiedermi scusa"
Matteo Renzi è stato prosciolto dal gup di Firenze Sara Farini per l'inchiesta sul caso Open. La fondazione era nata per sostenere le iniziative politiche del leader di Italia Viva quando ancora era segretario del Pd. Renzi e altre dieci persone erano finite sotto inchiesta per presunte irregolarità nei finanziamenti ricevuti da Open. Con il senatore sono stati prosciolti anche Maria Elena Boschi e tutti gli altri nove indagati, i cosiddetti membri del "Giglio magico", tra cui l'ex ministro Luca Lotti, l'imprenditore Marco Carrai e l'avvocato Alberto Bianchi. "Ho quasi cinquant'anni. Gli ultimi cinque li ho vissuti da appestato per l'incredibile inchiesta Open. Uno scandalo assoluto per tutti quelli che avevano letto le carte", ha commentato Renzi.
Renzi: "Volevano farmi fuori con un'indagine farlocca" -
"Sono stato politicamente massacrato da tanti, a cominciare da Fratelli d'Italia e dai Cinque Stelle", ha proseguito l'ex premier. "Dopo anni di sofferenza oggi arriva la notizia: prosciolto. Prosciolto io, prosciolti tutti i miei amici sia politici come Maria Elena e Luca sia professionisti come Marco, Riccardo, Alberto e tutti gli altri. Oggi in tanti dovrebbero scusarsi, Meloni e Travaglio in primis. Non lo faranno. Pace". "Volevano farmi fuori con un'indagine farlocca", ha affermato ancora Renzi. "Non ce l'hanno fatta. Ripartiamo insieme. Ma non dimentichiamo che ci sono tanti cittadini innocenti che non possono difendersi. Continueremo a fare politica anche per loro. Con il sorriso e senza vendette. Ma con la certezza che oggi ha perso il giustizialismo e ha vinto la giustizia. E chi mi aggredisce con indagini, norme, campagne ad personam non mi fa paura. Anzi, mi rende più forte".
"Meloni, M5s e parte del Pd dovrebbero chiedermi scusa" -
"In un mondo normale, oggi Giorgia Meloni mi chiederebbe scusa per come ha cavalcato in modo vergognoso l'aggressione giudiziaria nei confronti miei e della mia famiglia. Non lo farà. Perché la sua cultura giustizialista con gli avversari e garantista con gli amici non cambia e non cambierà mai. Oggi vorrei ricevere le scuse del Movimento Cinque Stelle, della parte giustizialista del Pd, dei commentatori che hanno parlato di Open e della Leopolda senza sapere nulla di noi. Non arriveranno. Peccato, per loro", ha scritto nella sua enews Renzi.
La difesa di Renzi: "Celebrate le esequie di un processo nato morto" -
Il gup "ha celebrato esequie di un processo nato morto", ha sottolineato l'avvocato difensore di Renzi. "Forse il paragone è forte ma questa decisione arriva dopo tre sentenze della Corte di Cassazione che avevano stabilito che non c'era reato, annullando tutti i provvedimenti di sequestro. Poi la Corte Costituzionale aveva ribadito come certi atti avrebbero mai potuto essere utilizzati. E quindi abbiamo perso tempo. Peccato per la onorabilità degli imputati. Peccato per i contribuenti che hanno speso inutilmente un sacco di soldi".
Di cosa erano accusati Renzi e gli altri indagati -
A tutti gli indagati veniva contestato il reato di finanziamento illecito ai partiti, dal momento che la Procura riteneva che la Fondazione Open fosse un'articolazione di partito riconducibile e funzionale all'ascesa politica di Renzi. A Lotti venivano contestati anche due episodi di corruzione per l'esercizio della funzione. Tra le altre ipotesi di reato contestate dalla Procura a vario titolo anche il traffico di influenze, corruzione, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
L'accusa: "Open articolazione di partito" -
Secondo l'accusa, la Fondazione Open - il cui presidente era Bianchi e il cui Cda comprendeva Boschi, Lotti e Carrai - avrebbe agito come una vera e propria "articolazione di partito", e in particolare della corrente del Pd legata a Matteo Renzi. Per gli inquirenti, circa 3,5 milioni di euro sarebbero arrivati nelle casse dell'ente dal 2014 al 2018 in violazione delle norme sul finanziamento ai partiti.
Le tappe del caso Open che ha coinvolto Renzi -
Le accuse sono state più volte contestate da Matteo Renzi, che ha ingaggiato una battaglia anche a colpi di denunce contro i pm dell'inchiesta. L'udienza preliminare si era aperta il 3 aprile 2022 e si è protratta per oltre due anni, con anche un ricorso alla Consulta sul conflitto di poteri.