L’Aula Magna della Politecnica delle Marche gremita per l'assemblea annuale di Confindustria Ancona che quest’anno coincide con i festeggiamenti per gli 80 anni dell’Associazione. Le radici del futuro il titolo dell’evento che vuole ripensare il nostro territorio partendo dalla sua storia per guardare al futuro con occhi nuovi.
“Un anniversario che stimola orgoglio e riflessione e ci chiama a una responsabilità: essere all’altezza di una storia importante e dei suoi protagonisti”, ha detto Diego Mingarelli, Presidente di Confindustria Ancona.
Dopo i saluti di Gianluca Gregori, Magnifico Rettore UNIVPM e Daniele Silvetti, Sindaco di Ancona ha preso la parola Diego Mingarelli, Presidente Confindustria Ancona. Attrarre per competere, competere per attrarre, lo slogan scelto dal Presidente per la sua relazione di apertura.
Attrarre per competere, competere per attrarre, lo slogan scelto dal Presidente per la sua relazione di apertura. “In questo impegno che guarda al futuro la nostra Associazione dovrà essere un punto di riferimento, il crocevia di una nuova stagione di attrattività basata su tre T: territorio, tecnologie, talenti”.
Dopo Mingarelli si è tenuto l’intervento di Emanuele Orsini, Presidente Confindustria, intervistato dalla giornalista Mariangela Pira, Giornalista e conduttrice dell’evento. Uno sguardo macroeconomico è affidato a Veronica De Romanis, economista, docente presso la LUISS Guido Carli e la Stanford University. “Fondamentale investire sul capitale umano quindi la formazione come leva per la crescita. Nel contempo, i conti vanno tenuti in ordine per allocare le risorse pubbliche, che sono scarse e limitate, dove servono di più”.
Nel talk che segue l’intervento dell’economista dice Raffaella Calandra, giornalista: “Ho attraversato da inviata le Marche dopo terremoti e alluvioni: ora con lo slancio del Pnrr e gli investimenti per la ricostruzione, questo territorio ha la possibilità di sanare le sue ferite e crescere tenendo insieme la dimensione del borgo e l’orizzonte internazionale. Un’occasione unica da cogliere fino in fondo”.
Roberto Giulianelli Professore Storia Economica UNIVPM spiega: “Nella seconda metà del Novecento le Marche e la provincia di Ancona, in particolare sono state protagoniste di una straordinaria metamorfosi. Da territorio povero e dominato dall’agricoltura si sono infatti trasformate in un’area agiata e a trazione industriale. Per farlo, hanno seguito la via delle piccole e medie imprese distrettuali, alternativa al modello delle grandi aziende, private e pubbliche, che aveva guidato prima la ricostruzione postbellica, poi il “miracolo economico” italiano. Una stringente etica del lavoro e il corredo di attive istituzioni intermedie hanno costituito la base su cui questa felice metamorfosi si è compiuta. Il vorticoso cambiamento di scenario internazionale occorso negli ultimi venticinque anni, segnati dall’erompere della globalizzazione, dall’adozione dell’euro e da crisi economiche di varia portata, ha messo a dura prova l’industria anconetana e marchigiana, facendone emergere alcuni limiti strutturali. Le sue possibilità di ripresa e rilancio sono legate alla capacità di rinnovarsi e tornare a fare sistema che le imprese del territorio sapranno dimostrare”.
Ospite d’eccezione Beppe Severgnini, giornalista, con un intervento sul valore dell’Italia e degli italiani nel mondo.
“Il nostro futuro collettivo ha radici nel passato e nel presente. Esiste il genio italiano? Sappiamo ancora pensare con le mani, come i nostri progenitori? Diamo al lavoro il prestigio che merita? “Made in Italy" deve diventare un impegno e una responsabilità, non un espediente retorico”.
L’intervento conclusivo è affidato all’AD di Amplifon Enrico Vita, una storia di successo che affonda le sue radici nel nostro territorio.
“Sono onorato di essere stato invitato da Confindustria Ancona a partecipare nella mia città e nella mia università a una iniziativa di celebrazione che rappresenta anche un importante momento di riflessione e discussione sul futuro dell’economia e delle imprese locali. Le sfide che attendono questo e altri territori sono molte e complesse, dalle discontinuità tecnologiche all’emergere di nuove filiere, ma occorre affrontarle con ottimismo, propensione al cambiamento e consapevolezza dei nostri punti di forza come la tradizione imprenditoriale, i distretti e la vocazione internazionale, un’offerta formativa di eccellenza e le competenze delle nostre persone”.