Tullio Bernabei di nuovo in azione

Speleologa salva, tra i volontari anche il soccorritore di Alfredino: "Procedura delicata ma non pericolosa"

Rispetto a quel 10 giugno 1981, quando il bimbo di 6 anni cadde in un pozzo artesiano vicino Roma, progressi tecnici e scientifici rendono gli interventi di questo tipo "più precisi"

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Tra i soccorritori che hanno contribuito a portare fuori dalla grotta Abisso Bueno Fonteno la speleologa 32enne Ottavia Piana c'è anche un volto noto nelle emergenze di questo tipo, Tullio Bernabei, speleologo, classe 1958, che nel 1980 fu tra i primi a calarsi nel pozzo artesiano di Vermicino, a Roma, nel tentativo, purtroppo vano, di recuperare il piccolo Alfredino Rampi, caduto nella cavità. Bernabei ha avuto occasione, nel corso delle ore delle operazioni nella Bergamasca, di commentare quest'ultima esperienza. "Si tratta di una procedura delicata, ma non pericolosa", ha assicurato a quanti per giorni sono stati con il fiato sospeso nell'attesa di rivedere tornare alla luce Ottavia Piana.

Ottavia Piana non era ancora nata quel 10 giugno 1981 quando Alfredo Rampi, 6 anni, che per tutta Italia divenne Alfredino, cadde accidentalmente in un pozzo artesiano in via Vermicino a Roma. E lì, a circa 60 metri di profondità, dopo quasi tre giorni di tentativi di salvataggio e una grande mobilitazione anche dei media, morì. Un dramma, il primo, che tenne incollata l'Italia in diretta Tv.

Tempi e mezzi diversi, certo, procedure di soccorso diverse, un contesto diverso allora, 44 anni fa, rispetto a quello nella grotta della Bergamasca. "La difficoltà qui era nel tempo e nella resistenza al dolore - aveva affermato Bernabei proprio poco prima di entrare nella grotta per raggiungere gli altri soccorritori e riportare alla luce Ottavia Piana. - Stavolta la risalita è da un pozzo di 50 metri di altezza, dove la barella è issata con l'accompagnatore. Un passaggio delicato ma non pericoloso, perché fatto seguendo precise procedure chiare e sperimentate".
 

In particolare, del caso di Ottavia Piana a colpirlo è stato "il doppio incidente, la stessa grotta, questa ragazza eccezionale. Ottavia è una che ci crede fino in fondo", la risposta che Bernabei ha dato a Il Corriere della Sera. "E' stata bravissima: per le sue scoperte eccezionali e per come ha resistito. Lei ha detto di voler mollare, le consiglierò di non farlo", ha poi aggiunto.

Quanto alla tragedia di Alfredino, Tullio Bernabei, che è anche documentarista ed esperto di sicurezza e analisi del rischio in ambienti naturali, cofondatore della Associazione La Venta e di Miles Beyond, ha nel tempo più volte dichiarato: "Ogni volta che ne parlo o ci penso è una ferita mai chiusa che torna a sanguinare".

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