DALLA FORESTA AL TAPPO

Viaggio in Portogallo alla scoperta della filiera del sughero

Come si produce un tappo di sughero per il vino? Siamo andati in Alentejo per scoprirlo

© Ufficio stampa

Il sughero è fondamentale per il vino, ma vi siete mai chiesti come nasce il tappo perfetto? Siamo volati in Portogallo, il primo produttore mondiale di sughero, per scoprire ciò che si cela dietro la filiera produttiva di un leader globale del settore, Amorim, che da 150 anni è alla guida di una tradizione che ha reso il sughero un materiale prezioso. L’azienda è il principale fornitore di tappi in sughero nel mondo, coprendo da sola il 40% del mercato globale, un primato che ne fa un punto di riferimento nel settore delle chiusure per il vino.

Il nostro viaggio ci ha condotto attraverso le lussureggianti foreste dell’Alentejo, un angolo incontaminato del Portogallo, dove cresce la corteccia da cui prende vita il tappo di sughero. Le foreste di querce da sughero (quercus suber – lat.) sono veri e propri santuari naturali, tra i 35 ecosistemi più importanti al mondo, dove la biodiversità regna indisturbata. Ogni anno, queste foreste forniscono gran parte della produzione mondiale di sughero, rendendo il Portogallo il primo produttore mondiale, seguito da Spagna e Italia, con la Sardegna come cuore dell’industria italiana.

Le sugherete dell’Alentejo

Il ciclo che porta alla creazione di un tappo di sughero inizia proprio qui, con il processo di decortica, una tradizione che si svolge principalmente a mano e che viene tramandata di generazione in generazione. Questo mestiere, oggi tra i più remunerativi al mondo, rappresenta anche una salvaguardia contro la desertificazione sociale, poiché aiuta a mantenere vive le comunità. La decortica si svolge tra maggio e luglio, quando la linfa tra la corteccia e il fusto dell’albero è nella posizione ideale per il distacco. Ogni colpo di accetta deve essere preciso, poiché ogni taglio troppo profondo potrebbe compromettere la pianta, riducendo la sua produttività o, nei casi più gravi, causandone la morte. La decortica non è solo un atto di raccolta, ma anche un trattamento benefico per la pianta che le permette di rigenerarsi.

La vita della quercia da sughero è lunga e generosa. Dopo 25 anni dalla sua nascita, si procede alla prima decortica, ma questa corteccia non è ancora pronta per diventare tappo, poiché troppo giovane e fragile. Serviranno altri 18 anni, suddivisi in due cicli, prima che la corteccia sia sufficientemente matura per la produzione di tappi di qualità. Un processo che dura più di 40 anni, a testimonianza della pazienza della natura e dell’artigianalità che entra in gioco. La quercia da sughero può vivere fino a 200 anni, regalando a ogni generazione la sua risorsa più preziosa.

Amorim, l’impegno nella riforestazione

Oggi, aziende come Amorim sono impegnate anche a proteggere l’ambiente, investendo nella conservazione delle foreste e nella creazione di nuove piantagioni. Amorim, in particolare, ha acquistato 8.700 ettari di foreste storiche e ha piantato oltre 1,5 milioni di querce, in un progetto che non solo arricchisce la biodiversità, ma che punta anche a combattere la desertificazione e a sostenere l’equilibrio ecologico. Grazie a tecniche come l’irrigazione a goccia, l’azienda riesce a garantire una crescita sana e rapida delle sue querce, ottimizzando l’uso delle risorse idriche in un periodo in cui il cambiamento climatico ha reso queste pratiche sempre più fondamentali.

Dalla foresta al tappo

Una volta raccolto, il sughero viene trasportato nei siti di produzione, dove inizia la fase di stagionatura. Ogni pezzo di corteccia viene disposto in cataste, con la parte esterna rivolta verso l’alto e quella interna verso il basso, per permettere un’asciugatura lenta e naturale che dura circa sei mesi. Durante questo periodo, le cataste vengono protette da coperture speciali, che evitano la formazione di contaminazioni e la macchia gialla, che potrebbe compromettere la qualità del sughero. Le pavimentazioni in cemento drenante garantiscono una buona ventilazione, evitando che l’umidità stagnante possa danneggiare il materiale.

Quando la stagionatura è terminata, il sughero passa a due trattamenti fondamentali: la bollitura e la vaporizzazione. La bollitura, introdotta per la prima volta da Amorim nel 2009, avviene a una temperatura di 98°C in cicli ripetuti che servono a eliminare microrganismi e impurità, migliorando la qualità del materiale. Questo processo riduce significativamente la presenza del TCA, la causa del temuto "odore di tappo". Inoltre, l’acqua utilizzata per la bollitura viene filtrata e riutilizzata, riducendo gli sprechi.

Subito dopo, il sughero viene vaporizzato con vapore umido e secco a 135°C, un processo che permette di rimuovere ulteriori contaminanti. A questo punto, ogni pezzo di sughero viene attentamente analizzato e selezionato per spessore e purezza, con l’eliminazione di quelli che presentano difetti visibili. Solo a questo stadio entra in gioco la produzione dei tappi veri e propri.

La produzione dei tappi in sughero si suddivide in due categorie principali: i tappi monopezzo, destinati ai vini di alta qualità e con un lungo potenziale di invecchiamento, e i tappi tecnici, realizzati con granina di sughero tritato, ideali per vini da consumare rapidamente. Entrambi i tipi di tappo, pur avendo funzioni diverse, sono essenziali per garantire la qualità del vino e per preservarlo nel tempo.

La scienza dietro il tappo perfetto

La ricerca e l’innovazione sono alla base del continuo miglioramento della qualità del sughero. Amorim, leader nel settore, è impegnata nello sviluppo di tecnologie avanzate per ridurre al minimo la contaminazione del TCA, responsabile dell’"odore di tappo". Tra le principali innovazioni ci sono tecnologie come Naturity®, che elimina oltre 150 composti responsabili di odori sgradevoli, e ND-Tech®, un sistema di analisi tramite gascromatografia che seleziona con precisione ogni tappo. Amorim ha anche sviluppato la tecnologia Xpür®, che utilizza CO2 supercritica per purificare il sughero microagglomerato, riducendo al contempo l’impatto ambientale.

Una risorsa ecologica

Infine, va sottolineato che il sughero non è solo un materiale pregiato, ma anche una risorsa ecologica. Ogni tonnellata di sughero estratta cattura ben 73 tonnellate di CO2, contribuendo attivamente alla lotta contro il cambiamento climatico. Con la certificazione FSC e il continuo impegno in pratiche sostenibili, l’industria del sughero si conferma una delle più virtuose nel panorama delle risorse naturali.

Di Francesca Luna Noce