Gli Usa proseguono la loro guerra a TikTok. La Corte d'Appello federale del District of Columbia ha confermato la legge che impone al social di rescindere i legami con la casa madre cinese ByteDance, oppure di essere messo al bando in terra americana entro metà gennaio. Secondo i giudici, che hanno respinto il ricorso di TikTok, la legge è costituzionale. L'app aveva invocato il Primo Emendamento e sostenuto di essere stata ingiustamente presa di mira.
Il ricorso di TikTok alla Corte Suprema -
Come previsto, Tiktok ha dunque deciso di rivolgersi alla Corte Suprema per rovesciare la legge del Congresso americano. La piattaforma ha motivato il suo appello sostenendo che la legge viola il primo emendamento della Costituzione americana, quello sulla libertà d'espressione. Nel precedente ricorso, presentato dall'azienda cinese e da molti dei suoi utenti più famosi, si affermava che il divieto fosse una violazione incostituzionale della libertà di parola di 170 milioni di cittadini statunitensi.
La legge che mette al bando TikTok negli Usa -
La legge "vendi o bandisci", firmata dal presidente Joe Biden ad aprile, è stata approvata con il sostegno bipartisan. Il tutto dopo che i legislatori hanno ricevuto briefing riservati dalla comunità dell'intelligence sulla capacità di Pechino di utilizzare TikTok per sorvegliare gli americani e diffondere propaganda cinese.
La decisione della Corte Usa sulla vendita forzata di TikTok -
La Corte d'appello ha sentenziato che "il Primo Emendamento esiste per proteggere la libertà di parola negli Stati Uniti e con questa legge il governo ha agito esclusivamente per proteggere quella libertà da una nazione straniera ostile e per limitare la capacità di quell'avversario di raccogliere dati privati degli americani". Il giudice ha comunque riconosciuto che la decisione avrà "implicazioni significative" per TikTok e i suoi utenti. "Di conseguenza, i milioni di utenti della piattaforma dovranno trovare mezzi di comunicazione alternativi". La colpa di tutto ciò, ha sottolineato ancora la Corte, "è attribuibile alla minaccia della Cina alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, non al governo americano".