La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha concluso l'esame degli emendamenti presentati al disegno di legge costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati. Il provvedimento è atteso nell'Aula di Montecitorio il 9 dicembre per la discussione generale, con le votazioni che dovrebbero cominciare da gennaio. Il ddl contiene anche le norme per l'istituzione della Corte disciplinare per le toghe e per il doppio Csm.
Forza Italia, con il segretario Antonio Tajani, esulta e parla di "idea perseguita da sempre da Silvio Berlusconi" che "noi riusciamo a realizzare". E in effetti, come fanno osservare diversi esponenti forzisti, loro l'obiettivo lo stanno "raggiungendo". Mentre l'Autonomia differenziata della Lega ha trovato un ostacolo nella pronuncia della Corte Costituzionale e il Premierato, caro a Fratelli d'Italia, è per ora in stand by.
"E gli animi al momento", tra gli alleati, si sottolinea, "non sono così tranquilli come sembra". Anche se per il ddl la strada è ancora tanto lunga, sia per i 4 passaggi parlamentari necessari di cui necessitano i progetti di legge costituzionali, sia per il referendum che certamente si dovrà affrontare.
"Si tratta di uno storico via libera", commenta il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto (FI) che ha presenziato a tutti i lavori del provvedimento. Anche se per l'Aula si annunciano "approfondimenti" per quanto riguarda alcuni aspetti come quello della rappresentanza di genere in "organismi istituzionali".
Soddisfazione è espressa anche dai deputati di FI in Commissione, Tommaso Calderone e Paolo Emilio Russo, che ricordano come quello della separazione delle carriere dei magistrati sia un 'must' di FI, "sin dalla sua fondazione". "E' da sempre una nostra idea cardine", incalza il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, che sottolinea, come del resto tutti gli esponenti di FI a cominciare da Tajani, che il testo è stato "votato trasversalmente" anche dall'opposizione. L'opposizione, infatti, sembra giocare partite separate su questa riforma che prevede anche due diversi Csm.
Italia Viva e Azione votano a favore. Mentre in Commissione non si presentano +Europa e Avs. Il M5s è a ranghi ridotti. Nonostante la palese contrarietà al provvedimento. Con questa riforma, osservano infatti i pentastellati in Commissione Giustizia di Camera e Senato, "il governo Meloni getta la maschera e srotola il suo piano per mettere la giustizia sotto il tallone della politica". "Questa riforma - sottolinea il Pd - è un errore grave della maggioranza".
In realtà, questa sarebbe la seconda volta che la riforma, che divide sin dall'inizio la carriera requirente da quella giudicante, viene approvata in una Commissione. La prima avvenne con la Bicamerale di Massimo D'Alema. Il testo, messo a punto da Marco Boato e per alcuni versi molto simile all'attuale, tanto che si prevedeva anche in quello l'Alta Corte disciplinare, mentre il Csm restava unito, ma con sezioni separate, venne votato dalla Bicamerale, ma in Aula non arrivò mai. E questo perché la Commissione di D'Alema saltò e ad "assassinarla", come commentò all'epoca il deputato Fabio Mussi, "fu proprio Silvio Berlusconi".