la recensione

"Nessuno basta a se stesso", il manuale di bellezza di Enzo Manes

Una guida alla felicità rivolto soprattutto ai giovani che iniziano a cercarla e le persone di successo che pensano di possederla

Chi compila un manuale di istruzioni spesso non fa caso alla bellezza, l’importante è che sia chiaro e che istruisca allo scopo. Non è questo il caso di “Nessuno basta a se stesso” dell’imprenditore Enzo Manes perché secondo l’autore la bellezza è la luce che avvicina e indica la perfezione. È quello che fa la differenza. Può sembrare strano sentire un uomo d’affari parlare di bellezza come di un criterio guida nelle proprie scelte. La bellezza di Manes non è però solo una pretesa estetica ma un metodo per non fermarsi in mezzo al guado e accontentarsi.

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A modo suo, il libro che ha scritto è una guida alla felicità diretto in particolare a due categorie di persone, i giovani che iniziano a cercarla e le persone di successo che pensano di possederla. Ai giovani perché racconta come la vita sia una avventura in cui tutto è possibile, anche diventare miliardari dopo essere usciti con un 37 alla maturità e aver cambiato tre facoltà in un anno. A chi ha avuto successo perché gli ricorda che questo è dipeso in grande misura dalla nascita e dall’educazione. È da questa constatazione che nasce l’esigenza di restituire come strada maestra per la realizzazione personale.

La trama -

 Manes è un caso raro di finanziere che diventa imprenditore, raro perché sempre più spesso abbiamo a che fare con dei “prenditori”, razza diffusa tra i ricchi del nostro tempo che magari hanno ereditato le loro aziende e non vedono l’ora di venderle per fare soldi con i soldi. Al nostro, invece, piace fare in primissima persona. Così quando si apre l’opportunità di rilevare il gruppo Kme, leader nella lavorazione del rame, la fortuna gli fa trovare nel pacco anche una montagna mineraria che in 20 anni diventerà una delle prime miniere di felicità del nostro paese. Dynamo camp ogni anno accoglie più di 8000 bambini meno fortunati dando loro la possibilità di passare la più bella delle vacanze. Anche se chi l’ha creata ha scritto il libro proprio per convincere le persone che possono a donare, non sfugge al lettore la soddisfazione di aver dato vita a una realtà che in pochi anni è stata in grado di reggersi anche senza la generosità del fondatore.

Cercare la bellezza senza fare però non basta. Se sognare è la premessa, la concretezza è ciò che trasforma i sogni in realtà. Questo vuol dire che la gestione è tutto anche e in particolare nel non profit. In questo ambito spesso ci si accontenta, col fatto che è fatto a fin di bene si pensa che qualsiasi cosa sia meglio di nulla. A Dynamo invece anche i volontari sono selezionati come in un’azienda. Questa filosofia non ha nulla a che fare con il cosiddetto altruismo efficace, dottrina made in Usa secondo la quale, ad esempio, non dovrei donare a chi sento più vicino a me ma mettere il denaro dove posso ottimizzare il risultato. A questa idea, che Manes neanche cita, contrappone quella di autenticità. E, sempre a proposito di sogni, l’autore ne ha uno grande che riuscirà a realizzare, almeno così speriamo. Se tutte le persone che posseggono più di 500.000 euro in Italia donassero un millesimo di ciò che hanno avremmo sei miliardi da spendere. A livello globale, basterebbe che l’1% più ricco del pianeta facesse a meno del 10% del proprio patrimonio per eliminare fame, tante malattie, allevamenti intensivi.

Marco Di Gregorio