la proposta anti-crisi

Auto, Urso all'Ue: "In corso una tempesta perfetta, agire subito per salvare il settore"

Il ministro delle Imprese ha presentato a Bruxelles la proposta anti-crisi sottoscritta con la Repubblica Ceca e sostenuta da altri cinque Paesi

© Ansa| Adolfo Urso, ministro dello Sviluppo economico

Nel settore dell'auto l'Ue "deve agire subito per evitare conseguenze ancora peggiori di quelle attuali". Lo ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenuto nella sessione pubblica del Consiglio competitività di Bruxelles. "Per salvare il futuro" del settore e scongiurare multe salate ai costruttori già a partire dal prossimo anno servono "risorse comuni" e una "strategia industriale". "Quello che sta accadendo in Europa è particolarmente drammatico: la rinuncia a realizzare nel Continente le gigafactory e nel contempo la chiusura di stabilimenti sull'endotermico. Vi è una tempesta perfetta: si rinuncia alla via dell'elettrico, rinunciando a realizzare gigafactory, e nel contempo si chiudono gli stabilimenti per non pagare le penali il prossimo anno. Dobbiamo agire e farlo subito".

Sei Paesi appoggiano l'Italia su anticipo revisione regole Ue -

 L'Italia intanto, ha promosso con la Repubblica ceca un documento sul futuro dell'automotive, sostenuto da altri cinque Paesi (Austria, Bulgaria, Romania, Slovacchia e Polonia), portando così sul tavolo del Consiglio Ue Competitività istanze e preoccupazioni delle case automobilistiche che rischiano di dover pagare dazio già nel 2025 se non si adegueranno per tempo ai target più rigidi sulle emissioni delle nuove auto immatricolate, previste dal regolamento sulle emissioni CO2. Le norme contemplano infatti nei prossimi dodici mesi l'entrata in vigore dei primi limiti più stringenti per le emissioni medie per i nuovi veicoli immessi sul mercato: ai produttori che supereranno il limite di 94 grammi/km di emissioni per le nuove vendite verranno imposte multe pari a 95 euro per g/km di anidride carbonica in eccesso emessa moltiplicata per il numero di veicoli venduti in quell'anno.

"Agire subito" -

 Il sistema delle penali è pensato per scoraggiare e anzi far "crollare ogni loro possibilità di investimento", ha denunciato Urso, puntualizzando che per evitare di incorrere in sanzioni le industrie "rinunciano a investire nell'elettrico rinunciando a realizzare in Europa le gigafactory e chiudendo anche gli stabilimenti dell'endotermico". Uno scenario davanti al quale, con il non-paper promosso da Roma e Praga, anticipato nei giorni scorsi, i sette alleati hanno fatto appello all'Ue affinché "agisca subito" per creare le giuste condizioni per centrare l'obiettivo finale del 2035 e anticipando la revisione delle norme - prevista per legge nel 2026 - al prossimo anno così da scongiurare le penalità e non lasciare solo il comparto.

"Assistiamo a bollettino di guerra, nessuno investe più" -

 "Stiamo assistendo a un bollettino di guerra", ha messo in guardia il ministro, evidenziando che in questo clima di incertezza "nessuno investe più, né le imprese né i consumatori" e precisando che l'intervento di Bruxelles dovrebbe rispettare la "piena neutralità tecnologica". Un impegno su cui von der Leyen ha lasciato intravedere qualche spiraglio d'azione. "Riuniremo tutte le parti interessate intorno a un tavolo per ascoltarci a vicenda", ha anticipato la presidente della Commissione Ue che - sulla scia di quanto fatto per l'agricoltura - promette di progettare insieme agli stakeholder "le soluzioni" per una transizione "profonda e dirompente". Anche perché i limiti più severi che scatteranno dal 2025 sono solo la punta dell'iceberg: un primo passo di una normativa che porterà prima a una riduzione delle emissioni del 55% dal 2030 per poi arrivare a vietare le vendite di nuovi veicoli a benzina e diesel dal 2035.

Battaglie anche su altri comparti industriali -

 Soddisfatto dell'ampia "convergenza delle posizioni espresse dai Paesi sul nostro non-paper sull'automobile", Urso ha anticipato che la battaglia dell'Italia riguarderà anche altri comparti industriali. Roma non è l'unica Capitale a temere gli effetti negativi del meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere, noto come "carbon tax", ed è al lavoro con altri Paesi Ue, tra cui Francia e Polonia, per presentare a Bruxelles un nuovo documento informale per rivederne alcuni parametri - pronti a entrare in vigore dal 2026 - rivolti alle "industrie energivore, a partire da siderurgia e chimica".

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