LA SCHEDA

Unicredit-Bpm, i numeri e gli scenari dell'operazione: tutto quello che sappiamo

L'Ops da 10 miliardi mette a rischio il matrimonio del Banco con Mps, ma c'è l'ipotesi golden power

© Dal Web| unicredit

Unicredit batte un colpo nel risiko bancario, lanciando un'offerta di pubblico scambio volontaria per la totalità delle azioni di Banco Bpm dal valore di 10,1 miliardi di euro. Un'integrazione che Unicredit intende terminare "entro giugno 2025", anche grazie alla sottoscrizione di un aumento di capitale del 13,9% per finalizzare l'accordo, in un'operazione di grande rilievo a livello nazionale e internazionale che renderebbe l'aggregazione nascente "la terza banca europea per capitalizzazione di mercato", scrive l'istituto di piazza Gae Aulenti.

"Carta contro carta", cos'è l'Ops -

 Per capire nel dettaglio quanto sta accadendo, è bene partire dal concetto di Ops e dalle sue caratteristiche. L'offerta pubblica di scambio è una tipologia di offerta pubblica che utilizza le azioni dell'offerente, in questo caso Unicredit, per comprare quelle dell'obiettivo. Viene per questo definita 'carta contro carta' a differenza dall'Opa, che utilizza i contanti, e dall'Opas, che avviene in parte in contanti e in parte in 'carta', cioè titoli azionari.

Per finanziare la sua proposta l'offerente, a meno che non disponga di un grosso pacchetto di azioni proprie, vara un aumento di capitale al servizio dell'offerta, con il quale genera le azioni che verranno scambiate con quelle dell'obiettivo. La valorizzazione del titolo destinatario dell'offerta avviene sulla base di quello dell'offerente: Banco Bpm riceverà per ogni sua azione 0,175 azioni Unicredit, che corrispondono a una valutazione di 6,657 euro sulla base del prezzo di Borsa di Unicredit di venerdì (38,041 euro), ultima valutazione antecedente l'annuncio dell'operazione. Di solito un'Ops viene apprezzata maggiormente dagli azionisti della società offerente, che non consuma cassa, e meno da quelli della società destinataria, che ricevono titoli azionari - volatili e a rischio - anziché contante. Ma la reazione del mercato dipende anche da altri fattori.

L'obiettivo dell'operazione di Unicredit -

 La mossa punta a consolidare Unicredit a livello nazionale, rafforzandone in particolare la presenza nel Nord Italia, area in cui è fortemente radicato Banco Bpm. Il gruppo guidato da Andrea Orcel potenzierà infatti il proprio franchise in Italia con la "rete altamente complementare" e i 4 milioni di clienti di Banco Bpm e raddoppierà la quota di mercato per filiali nel Nord Italia, area in cui il Banco dispone di oltre 1000 filiali, pari a più del 70% della sua rete. Grazie al Banco, Unicredit vedrà salire la quota di mercato nel Nord Italia dall'11 al 20% mentre la quota nazionale in termini di volumi intermediati salirà dal 9 al 15% e quella dei depositi dal 9% al 14%.

L'efficacia dell'offerta è subordinata al conseguimento di almeno il 66,67% del capitale di Banco Bpm (derogabile fino al 50%), che Unicredit vuole incorporare nel più breve tempo possibile attraverso il delisting. La fusione consentirà infatti di estrarre sinergie per 1,2 miliardi di euro ante imposte a partire dal secondo anno dopo il completamento dell'offerta, previsto per il giugno 2025. Le sinergie di costo sono stimate in 900 milioni e quelle da ricavi in 300 milioni mente i costi di integrazione sono di 2 miliardi. UniCredit prevede un aumento dell'utile per azione 'high single digit' (a una cifra, ma vicina al 10%) entro due anni dalla conclusione dell'Ops e il mantenimento di una "solida posizione patrimoniale", con un Cet1 pro-forma superiore al 15%. Il ritorno sull'investimento aggiustato per il rischio sarà superiore al 15%.

La timeline e le tappe dell'Ops -

 Unicredit conta di presentare a Consob il documento di Offerta entro il termine di 20 giorni di calendario dal 25 novembre. Entro il medesimo termine presenterà le istanze per l'ottenimento delle autorizzazioni preventive nonché le necessarie comunicazioni e le istanze per l'ottenimento delle altre autorizzazioni a Bce, Banca d'Italia e Ivass anche per la quota di controllo in Anima (su cui Banco ha lanciato l'offerta lo scorso novembre) e le altre controllate. Ad aprile, il 10, sarà la volta dell'assemblea straordinaria che dovrà approvare l'aumento di capitale (pari al 13,9% del capitale sociale di Unicredit) di nuove azioni destinate a essere scambiate con quelle del Banco. Il periodo di adesione sarà avviato successivamente alla pubblicazione del documento d'offerta. L'operazione, stima il gruppo, sarà completata entro giugno 2025, con la piena integrazione completata entro approssimativamente i 12 mesi successivi" e con la maggior parte delle sinergie realizzate entro 24 mesi. 

Le conseguenze sull'ipotesi di terzo polo con Mps -

 L'offerta di Unicredit travolge con la sua coda il germoglio del terzo polo bancario, faticosamente coltivato dal governo con il collocamento del 15% di Mps alla banca guidata da Giuseppe Castagna, affiancata da Anima, dalla holding della famiglia Del Vecchio, Delfin, e dal gruppo Caltagirone. Se infatti l'operazione orchestrata da Andrea Orcel dovesse andare in porto, il paesaggio bancario italiano cambierebbe radicalmente: due grandi poli, Intesa e Unicredit, e alcune realtà di medie e piccole dimensioni. Il Banco, da pietra angolare di un terzo polo con Anima e Mps, si tramuterebbe in un mattoncino dell'impero paneuropeo di Orcel. 

L'ipotesi del golden power -

 Sull'Ops è intervenuto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha sguainato l'arma del golden power, sottolineando il dovere di Unicredit, ai sensi della normativa sui poteri speciali, di notificare l'operazione al governo (informato praticamente in contemporanea con il mercato) e riservandosene il vaglio. Il passaggio alla valutazione del golden power - spiegano fonti di governo - è previsto dalla normativa e, come sempre accaduto in passato per casi simili, prevede un attento esame da parte degli uffici competenti.