IMPEGNO SOCIALE

“Mondo n’Uovo”, la mostra del Mapp da Eggs

 Fino a fine anno, le opere delle Botteghe d’Arte del Mapp saranno esposte nel ristorante di via Solferino a Milano

© Ufficio stampa

Il ristorante Eggs di Milano ospita la mostra “Mondo n’Uovo”, che raccoglie 20 opere d’arte realizzate nelle Botteghe d’Arte del Mapp, il Museo di Arte Contemporanea dell’ex istituto psichiatrico Paolo Pini.

Sono 48 gli artisti delle Botteghe d’Arte del Mapp che hanno realizzato le opere in esposizione, grazie alla loro partecipazione a uno stage organizzato quest’anno con Riccardo Gusmaroli, noto artista veronese contemporaneo e in passato fotografo di architettura e di still life, che ha già collaborato con il Mapp nel 2008 con le esposizioni “Chiuso per ferie mentali” e nel 2012 con “Oltre”.

La mostra e le opere

Si tratta di 20 opere, che rimarranno esposte fino alla fine dell’anno negli spazi del ristorante Eggs, la sede milanese del ristorante nato a Roma e guidato dalla chef Barbara Agosti, che si contraddistingue anche per un forte impegno nel sociale e per le attività di carattere culturale.

Eggs non poteva essere luogo migliore per esporre i lavori degli artisti del Paolo Pini: infatti, tutto il concept del menù di Eggs, come suggerisce il nome, ruota intorno alle uova. La chef Agosti ha lavorato su uova di gallina, di struzzo, di oca, di quaglia, ma anche di pesce, come bottarga e caviale. In menù trova un posto speciale la carta con dieci tipi di carbonare e tra i piatti più noti ci sono lo Strapazzo, il Gioco dell’Ova, le tartare, la Faraona con l’uovo di quaglia, il Tiramisù e lo Zabaione.

Spiega la dottoressa Enza Baccei: “Questa mostra prosegue un percorso iniziato 30 anni fa alle Botteghe d’Arte del Mapp, dove l’arte è considerata un processo in cui tutte le possibili forme creative si contaminano e generano un mondo nuovo, un nuovo modo di fare cultura”. Prosegue poi la dottoressa Teresa Melorio: “Una sosta che consente di sconfinare oltre l’ovvio e di nutrirsi dell’ignoto. Questa è arte che cura”.

La chef Barbara Agosti comenta così: “Per noi è un onore e un piacere ospitare una mostra che lavora su un immaginario che è simile al nostro, trasportato nel campo artistico. Il Mapp è un luogo bellissimo e l’idea è che, dopo essere venuti a vedere e a mangiare le uova da noi, si possa poi andare a esplorare il Paolo Pini, che è uno straordinario museo a cielo aperto e un luogo di sofferenza trasformato in spazio d’arte”.

L’uovo nell’arte

L’uovo ha ispirato decine di artisti, dal Jeff Koons del Cracked Egg alle uova solide e marmoree di Brancusi. Lo scultore rumeno le riprodusse in due opere, Beginning of the world (1915) e Neonato (1916). Una forma primaria, lucente, che raddoppia riflettendosi su una lastra meccanica. È il momento in cui l’uovo si schiude, simulando la bocca di un neonato. Opere che riflettono la sua massima: «Ciò che è reale non è l’apparenza, ma l’idea, l’essenza delle cose».

L’uovo è nascita e trasformazione. È la mutazione alchemica degli elementi, fertilità e vita. È perfezione, nella cupola del Brunelleschi di Santa Maria del Fiore a Firenze. È minaccia e spiritualità, nell’uovo di struzzo che pende sul capo della Vergine, nella Pala di Brera di Piero della Francesca, che si può visitare a pochi metri da Eggs. È fisicità magica. È reliquia.

Piero Manzoni le divorava in pubblico, per entrare in comunione con la vita. L’uovo è instabilità e gravità, nel museo di Figueres di Salvador Dalì. È la dinamica sfuggente del tempo, nella Clairvoyence di Magritte: il pittore si autoritrae mentre dipinge un uccello e guarda un uovo. Magritte raffigura se stesso al presente, mentre guarda al passato e dipinge il futuro.

E infine, l’uovo è quotidianità sacra, nella Friggitrice di uova di Velázquez. L’olio su tela del pittore spagnolo, dipinto nel 1618, è interessante per diversi motivi. Una donna di fronte a un tegame tiene in mano un uovo ancora intero, forse in attesa di romperlo. Lo sguardo è rivolto altrove, a qualcosa che non vediamo. Velázquez è riuscito a dipingere il momento esatto nel quale l’uovo, cuocendo e coagulandosi, diventa bianco e solido. In fondo, poco o nulla è cambiato dal 1618: la vita è una proteina che coagula. Bisogna solo scegliere il momento giusto per non rovinare tutto.

Per Riccardo Gusmaroli, l’uovo rappresenta una casa, la cui scoperta può essere sia divertente che drammatica. Questa casa, simile a un guscio bianco, ha una struttura e una sostanza uguale per tutti, ma racchiude al suo interno una personalità unica, capace di infrangere le sue pareti con un linguaggio o un’iconografia distintiva. È un elemento al contempo semplice e complesso, simbolo di perfezione universale, associato a oltre tremila significati in diverse culture. All’uovo Gusmaroli associa un universo misterioso che comunica con quello ad esso esterno e concreto, attraverso aperture e elementi presenti intorno al guscio con riferimenti talvolta precisi a un personaggio e al suo mondo.

Il Mapp del Paolo Pini

Il Mapp è stato inaugurato il 25 maggio del 1995. Allora era ancora aperto il manicomio, che sarà poi chiuso nel ‘99. Fu ideato da Teresa Melorio e Enza Baccei (Fondatrici dell'Associazione Arca Onlus), con la collaborazione del Dipartimento di Salute Mentale dell'Ospedale Niguarda, la direzione artistica di Marco Meneguzzo e l'adesione di alcuni artisti (tra gli altri Enrico Baj) e alcune note gallerie e istituzioni d'arte milanesi (Studio d'Arte Cannaviello, Fondazione Mazzotta, Gallerie Seno e Giò Marconi e Toselli). 

L'obiettivo del progetto era trasformare l'ospedale psichiatrico Paolo Pini in un luogo di incontro dove il "fare arte" fosse un'occasione di scambio di idee e linguaggi con artisti professionisti e dove la condivisione di esperienze culturali e artistiche tra i cosiddetti "sani" e "malati" contribuisse concretamente alla cura e alla trasformazione di un luogo che è stato per anni l'emblema dell'incomunicabilità.

Nel tempo si è formata una vera e propria collezione di livello internazionale che accoglie i lavori di oltre 140 artisti e si arricchisce ogni anno di nuove opere. Il museo oggi è costituito da una collezione permanente che comprende murales, installazioni e sculture dislocate nel parco del Paolo Pini, all'esterno e all'interno dei padiglioni, e da una raccolta di opere realizzate "a quattro mani" da artisti e i frequentatori delle "Botteghe d'Arte".

Di Indira Fassioni