Il 2024 è sulla strada per essere l'anno più caldo mai registrato: la temperatura media in superficie, nel periodo da gennaio a settembre, è stata di 1,54 gradi sopra i livelli pre-industriali, spinta dal fenomeno del Nino (il riscaldamento periodico del Pacifico centro-orientale). Lo scrive l'Organizzazione meteorologica mondiale (organismo dell'Onu) nel suo rapporto "State of the Climate Update", diffuso nella prima giornata della Cop29 di Baku, in Azerbaigian.
Un assaggio del futuro -
"Le piogge e le alluvioni da record, i cicloni tropicali che si intensificano rapidamente, il caldo mortale, la continua siccità e gli incendi devastanti che abbiamo visto in differenti parti del mondo quest'anno, sono sfortunatamente la nostra nuova realtà, e un assaggio del nostro futuro". Lo ha detto la segretaria generale della Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo, organismo Onu), Celeste Saulo, commentando il rapporto "State of the Climate Update", diffuso dalla sua agenzia nella prima giornata della Cop29 di Baku, in Azerbaigian.
"Questo non è un fallimento" -
Questo non vuol dire che l'obiettivo sia mancato: lo sforamento deve durare almeno un decennio, un anno solo non basta. Ma certo, il segnale non è buono. E se si tiene conto che le emissioni di Co2 continuano ad aumentare, c'è poco da stare tranquilli.
"Mentre il riscaldamento mensile e annuale supera temporaneamente 1,5 gradi - ha proseguito Saulo - è importante sottolineare che questo non significa che noi abbiamo fallito l'obiettivo dell'Accordo di Parigi di mantenere l'aumento di lungo periodo della temperatura superficiale ben sotto i 2 gradi dai livelli pre-industriali, e di sforzarci per mantenere l'aumento a 1,5 gradi.
L'obiettivo dell'Accordo di Parigi si riferisce a una temperatura globale mantenuta in media per decenni". Tuttavia, ha concluso la segretaria della Wmo "è essenziale riconoscere che ogni frazione di grado di riscaldamento conta" e che "aumenta gli impatti e i rischi". Per questo "abbiamo bisogno urgentemente di ridurre le emissioni di gas serra e rafforzare il nostro monitoraggio e la nostra comprensione del clima che cambia".