Giornata Mondiale

Cappuccino: storia e curiosità di una bevanda amatissima

L’Austria ne contende le origini all’Italia, ma per la tradizione è un prodotto tutto italiano. E una ricerca Nescafè rivela che per il 50% degli italiani rappresenta una pausa per dire "no" a qualcuno o qualcosa 

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Il cappuccino è il principe della prima colazione al bar: viene ordinato per lo più insieme alla brioche, con buona pace dei nutrizionisti che considerano poco sano e ipercalorico il loro connubio. La classica tazza di caffè con latte montato a vapore è uno dei prodotti di caffetteria più amati ovunque nel mondo e l’8 novembre è protagonista di una Giornata Mondiale in suo onore. Per festeggiarlo sono attesi eventi social e celebrazioni ad hoc, ma la giornata è anche l’occasione per scoprire la storia del cappuccino e alcune curiosità che lo riguardano.

PERCHÉ IL CAPPUCCINO SI CHIAMA COSÌ – Ebbene sì, la tazza di espresso e latte con la schiuma è legato in qualche modo ai frati cappuccini: in primo luogo, il colore della bevanda di latte e caffè assomiglia molto alla sfumatura di marrone tipica del saio indossato da questi frati. Inoltre, secondo alcune ricostruzioni storiche, la prima tazza di questa bevanda risalirebbe a Marco d'Aviano, appartenente all'Ordine dei frati minori cappuccini, il quale nel settembre 1683 fu inviato a Vienna da Papa Innocenzo XI, con il delicato incarico di convincere le potenze europee a ricreare la Lega Santa delle nazioni cristiane contro l'espansione in Europa dell'Impero ottomano. La leggenda racconta che il frate, mentre sostava per rifocillarsi in una caffetteria viennese, chiese del latte per "correggere" il sapore troppo intenso del caffè che gli era stato servito. Il cameriere, vedendo il frate bere quella strana bevanda esclamò: "Kapuziner!". Da questo episodio i viennesi traggono la convinzione che l'invenzione del cappuccino sia austriaca: a confermare questa ipotesi c’è anche un’altra leggenda, secondo la quale a Vienna nel Settecento si consumava una bevanda a base di caffè, panna montata e spezie, diffusasi poi nei territori di Trieste e da lì nel resto di Europa.

IL CAPPUCCINO MODERNO - La bevanda come la conosciamo oggi ha cominciato a diffondersi nel Novecento con l'avvento delle macchine per il caffè espresso ed è senz'ombra di dubbio un prodotto tutto italiano. Questi nuovi apparecchi, il primo dei quali fu brevettato da Luigi Bezzera nel 1901, permettevano di ottenere, mettendo il caffè sotto pressione, una bevanda dal gusto più intenso e caratterizzata sulla superficie da uno stato sottile di crema. La “ricetta” del cappuccino prevede proprio un primo “strato” di caffè espresso, sul quale viene poi versato latte montato a vapore. Oggi gli esperti concordano che, per realizzare un vero cappuccino, si devono adoperare circa 125 ml di latte e 25 ml di caffè. La schiuma (o, meglio, la crema), si prepara normalmente con il beccuccio del vapore, ma può essere ottenuta anche per mezzo di un montalatte; in ogni caso deve avere un aspetto morbido e denso, e avere un bel colore bianco al centro, con bordi tendenti al marrone.

QUALCHE CURIOSITÀ SUL CAPPUCCINO Si consuma prevalentemente al mattino entro le 11 o a metà pomeriggio: mai a fine pasto o mentre si mangia.

- Può diventare una forma di arte: in questo caso si chiama “latte art”: alcuni baristi si divertono a creare con la schiuma del cappuccino splendidi disegni che sfruttano i due colori della bevanda (bianco e marrone) per creare cuori, foglie, fiori e perfino decorazioni tridimensionali.

- Le città dei “Cappuccino Lovers”: secondo un’indagine di Deliveroo, la piattaforma di food delivery, le città in cui si ordina più spesso il cappuccino sono Genova, Cagliari e Pisa. La fascia oraria nella quale si registra la maggiore quantità di ordini è tra le 8.00 e le 10.00 del mattino.

- Non solo con latte vaccino: sempre secondo la survey di Deliveroo, cresce la tendenza a​ ordinare le varianti di cappuccino con alternative vegetali al latte (bevanda di soia, avena, etc..) 

COLAZIONE CON CAPPUCCINO E CORNETTO: PERCHÉ I NUTRIZIONISTI LA SCONSIGLIANO – È la più “classica” delle colazioni al bar, ma in genere non incontra il favore degli esperti di alimentazione. Perché? Aprire in questo modo la giornata, specie se diventa un’abitudine, causa un notevole aggravio nella conta delle calorie giornaliere. Un cappuccino preparato con latte vaccino intero apporta circa 130 calorie, alle quali si aggiungono le circa 200 di una brioche semplice, priva di farcitura. Se poi il cornetto contiene creme, marmellata o cioccolato, le calorie possono essere molte di più. Sommando le circa 40 contenute nello zucchero che aggiungiamo alla tazza, raggiungiamo facilmente le 400 calorie, ossia quante ne contiene, per fare un esempio, una porzione da 100 gr. di spaghetti al pomodoro. La prima colazione dovrebbe fornire invece circa 300–320 calorie: con un breakfast del genere, l’equilibrio nutrizionale della giornata parte proprio con il piede sbagliato. Inoltre, una prima colazione con soli carboidrati provoca un innalzamento brusco dei livelli di glicemia nel sangue, a cui l’organismo reagisce rilasciando insulina. In questo modo i valori di zucchero nel sangue si abbassano anche repentinamente, scatenando la fastidiosa sensazione di “buco nello stomaco” che ci spinge a mangiare nuovamente. Meglio non farne un’abitudine, quindi, o almeno compensare lo sgarro mattutino con qualche rinuncia durante la giornata. Che fare, dunque, se non vogliamo rinunciare al piacere di un buon cappuccino? Meglio gustarlo da solo, possibilmente senza aggiungere zucchero.   

LA RICERCA DI NESCAFE' - Nescafé per l’occasione presenta la nuova campagna “Say YES to CappucciNO” che promuove il concetto di pausa per cui vale la pena dire "no" a qualcuno o qualcosa, concedendosi lo spazio personale per rivalutare le proprie priorità. In parallelo ha commissionato a AstraRicerche, Istituto di ricerche sociali e di marketing, un’indagine sulla capacità degli italiani di dire sì o no sia nelle grandi che nelle piccole decisioni. I numeri di questa survey parlano chiaro: 1 italiano su 2 (50,1%) gusta il cappuccino non solo come routine quotidiana ma come “premio” e “momento di relax” dopo aver detto no a qualcuno o qualcosa. Ma non solo, l’indagine ha evidenziato anche come dire serenamente “sì” oppure “no”, in una decisione anche se di semplice vita quotidiana, non sempre è facile, e per capire cosa fare e come vivere al meglio la situazione l’80,3% degli italiani tende a ragionare molto invece di seguire l’istinto (25,8%). Per 8 italiani su 10 dire “sì” anche se si vorrebbe dire “no” è una circostanza comune (e per il 27,5% è molto frequente), principalmente per mantenere buone relazioni (58,7%) o evitare scontri in dinamiche di gruppo (47,2%). Contrariamente al sentito comune risulta più difficile dire “no” alle persone care (60,7%), che ai superiori, ai capi, agli insegnanti (31,7%). Per il 22,8% degli italiani i “sì” detti al posto dei “no” che avrebbero voluto dire, suscitano emozioni positive come soddisfazione e orgoglio. Questo perché pensano che un “sì” indesiderato sia segno di intelligenza relazionale (50,4%), o almeno di apertura mentale nell’accettare di fare qualcosa che a prima impressione sembra negativa (46,6%) o non interessante. La pausa è spesso vissuta come momento di gioia solitaria anche se gli altri stanno facendo qualcosa di interessante (JOMO) per l’82,7% degli intervistati. Si tratta di una forma di disconnessione dalle relazioni intesa come distacco dal mondo digitale e di social networking (73,5%) o dalle uscite con amici, familiari, conoscenti (69,5%). 

IL DESIDERIO DI DIRE NO - “Abbiamo voluto esplorare la complessità delle decisioni quotidiane degli italiani, tra il desiderio di dire “no” e la tendenza generale a dire “sì” per mantenere relazioni armoniose – afferma Diletta Golfieri marketing manager di Nescafé - Da questo quadro, il cappuccino emerge come un attimo di pausa e conforto. Il rifugio ideale per chi, anche solo per un istante, desidera mettere al centro sé stesso, ricaricandosi con un momento di relax e piacere ed è proprio questo aspetto che abbiamo voluto mettere al centro della nostra comunicazione”. A supporto del bisogno di dire “NO” voluti e desiderati, Nescafé lancia la sua nuova campagna “Say YES to CappucciNo”, che con uno spot televisivo racconta attraverso diversi soggetti, il concetto di pausa per cui vale la pena dire "no" a qualcuno, prendendosi lo spazio personale di rivalutare le proprie priorità e prendere la decisione attiva di dire “sì” a ciò che conta. Contemporaneamente, sugli scaffali si rinnovano i barattoli della gamma Nescafé Cappuccino con il nuovo packaging riciclabile, che racconta l’impegno del brand in fatto di sostenibilità: caffè 100% proveniente da fonti responsabili e supporto ai coltivatori nel migliorare le loro terre e le loro condizioni di vita.