l'analisi

Donald Trump, i sei motivi (più uno) per cui è tornato presidente

L'economia in primis, ma non solo: ecco perché gli americani hanno deciso di affidarsi ancora una volta al tycoon

di Domenico Catagnano

© Ansa

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca non è casuale. Il risultato è stato determinato da una combinazione di fattori che ha convinto gli americani ancor più di quanto anche le previsioni più spinte avevano delineato alla vigilia. In sintesi, ecco quali sono i sei motivi (più una bonus track) grazie ai quali il tycoon ha fatto centro

America first? Economy first! - Uno dei principali motivi del successo di Trump è stato il focus sull’economia. Gli elettori hanno votato preoccupati per l’inflazione e l’aumento del costo della vita. La campagna dei repubblicani ha centrato l’attenzione sulla lotta all’inflazione, un tema cruciale per l’America profonda. Mentre la crescita del Pil sotto Joe Biden ha avuto un impatto limitato sulla middle class, l’aumento dei prezzi dei beni di consumo (avete presente le uova?) ha colpito duramente le famiglie. Trump è stato visto come il difensore di queste famiglie, un ruolo che Kamala Harris non è riuscita a ricoprire.

Confini più sicuri - La posizione di Trump contro l’immigrazione illegale ha ampliato la sua base elettorale. Ha promesso espulsioni, di rafforzare i controlli alle frontiere e di sigillare il confine con il Messico per fermare il flusso.  Molti elettori hanno visto le politiche di Trump sull’immigrazione come un modo per proteggere i posti di lavoro americani e ridurre la pressione sui servizi pubblici. Ha enfatizzato l’idea che l’immigrazione illegale danneggi l’economia e il mercato del lavoro. Parecchi elettori indipendenti e una parte significativa dei democratici, percependo i nuovi arrivi di clandestini come una minaccia alla sicurezza, sono passati dalla sua parte

Costanza, determinazione e perseveranza - Trump ha mantenuto un forte sostegno tra la sua base elettorale, che gli è rimasta fedele nonostante le controversie e le sfide legali e nonostante i gravissimi fatti di Capitol Hill. Questo zoccolo duro di sostenitori ha giocato un ruolo cruciale nella sua vittoria. La sua campagna elettorale è stata molto efficace nel mobilitare gli americani, utilizzando i social media e i comizi per raggiungere un vasto pubblico e mantenere alta l’attenzione mediatica. Ha inoltre sfruttato le debolezze percepite dei suoi avversari per rafforzare la sua posizione e presentarsi come l’alternativa più forte.

Gli autogol dei democratici - La decisione di permettere a un Joe Biden con evidenti problemi di salute di correre per un nuovo mandato è stata gestita in maniera pessima. Cambiare e fare affidamento su un sostituto poco carismatico come Kamala Harris a poco più di tre mesi dalle elezioni non ha sortito gli effetti sperati, nonostante l'effimero entusiasmo, le cospicue donazioni e i sondaggi a favore. Sono serviti a poco tutti gli endorsement di artisti e intellettuali per la Harris, anzi. Hanno dato l'idea di una candidata appoggiata da chi vive fuori dalla quotidianità, lontano dai problemi della gente comune. Paradossalmente sono stati più efficaci gli appoggi silenziosi dei ricconi americani a Trump, e paradosso nel paradosso, si tratta di persone ancora più slegate dalla realtà delle star di musica e cinema.

Portatore di pace? - Trump ha cercato di scrollarsi di dosso la fama di guerrafondaio e ha promesso di porre fine alle guerre in Ucraina e Medio Oriente. Ha criticato l’amministrazione Biden per la gestione di questi conflitti e ha dichiarato che lavorerà per raggiungere la pace attraverso negoziati diretti. In particolare è riuscito a far passare l'idea di poter essere l’unico in grado di influenzare leader come Netanyahu per terminare la guerra. Inoltre ha detto più volte di essere per lo stop ai finanziamenti all’Ucraina. La pace potrebbe convenire anche agli Stati Uniti.

I muscoli con la Cina - I rapporti di Trump con la Cina sono stati complessi e spesso conflittuali. Durante il suo primo mandato ha imposto tariffe su una vasta gamma di prodotti cinesi, cercando di ridurre il deficit degli Stati Uniti e di proteggere le industrie americane. Ha anche criticato Pechino per pratiche commerciali sleali e per la gestione della pandemia di Covid. La sua politica nei confronti della Cina è stata vista come una mossa per proteggere gli interessi economici degli Stati Uniti e per contrastare l’influenza cinese a livello globale. Senza contare la questione Taiwan...

E per finire... - Non sarà uno dei motivi del suo successo, ma è da tenere molto in considerazione il rapporto significativo che Trump ha sviluppato con Elon Musk, il Ceo di Tesla e SpaceX.  Musk è stato un sostenitore di Trump, ha mostrato generosità con donazioni importanti e ha partecipato a vari eventi della campagna elettorale, dando il suo importante contributo all'elezione del candidato repubblicano. E ora, tra un misto di curiosità e un pizzico di inquietudine, c'è da capire quali conseguenze pratiche avrà questo speciale legame.

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